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L’Iran è sempre più minaccioso e l’Europa sempre più indifferente

ottobre 31, 2017 • Articoli, Medio Oriente, z in evidenza

 di Loredana Biffo –

L’accordo nucleare con il regime degli Ayatollah, è servito prevalentemente a superare alcuni punti critici per la massimizzazione delle relazioni economiche tra l’Europa e l’Iran. Questa settimana è previsto l’incontro a Ginevra tra i banchieri europei e le banche iraniane, con lo scopo di massimizzare la cooperazione finanziaria tra Europa e Repubblica Islamica; in particolare che le banche iraniane rispettino i canoni finanziari europei. Questa riunione non è che un ulteriore prova di quanto l’Europa sia indifferente non solo alle gravi violazioni dei diritti umani in Iran – dove le impiccagioni proseguono indisturbate e che ricordiamolo, è secondo solo alla Cina per il numero di esecuzioni capitali – ma anche aella minaccia nucleare rivolta in primis a Israele e poi all’America.

Il sostegno degli Ayatollah ai diversi gruppi terroristici quali Hezbollah (che  ha dichiarato apertamente di essere un’organizzazione terroristica), jihad islamica, Hamas e altri, passa attraverso il controllo totale dei Pasdaran, detti anche Guardiani della Rivoluzione Islamica. Per tale motivo è grave che vi sia un sistema produttivo commerciale che ha rapporti con la Banca Centrale Europea in numerose collaborazioni tra questa e le banche iraniane.

Sono numerosi gli investitori intenzionati a fare investimenti in Iran, per esempio la Oberbank austriaca e la danese Danske Bank. E’ evidente che il business viene prima del codice etico, mentre le minacce degli Ayatollah che non sono meno importanti di quelle della Corea del Nord, passano in secondo piano.  Tutto questo è stato favorito dalla corsa degli investitori extra UE ad aprire linee di credito in Iran. La export-Import Bank of Korea ha aperto all’Iran una linea di credito ammontante a otto miliardi di euro, i Cinesi hanno stipulato contratti finanziari di 35 miliardi di dollari e anche le piccole banche europee hanno aperto linee di credito. Tutti hanno intenzione di fare affari con il regime iraniano, sono stati fino ad ora ostacolati dalle sanzioni che Trump potrebbe rimettere all’Iran, ma la maggior parte degli investitori pensa di investire indipendentemente da quello che decidono gli Stati Uniti.

Maryam Rajavi la leader del Consiglio della Resistenza Iraniana sollecita il presidente americano a sostenere il rovesciamento del regime da parte della Resitenza dissidente che ha da anni fondato quello che considera il “governo legittimo all’estero” con sede a Parigi. Da parte sua Rouhani nel discorso al parlameno iraniano del 29 ottobre ha esternato la sua rabbia e il timore nei confronti del PMOI (movimento dei resistenti in Iran) ribadendo di volere proseguire con l’accumulo di missili balistici e la produzione di uranio, ha dichiarato: “noi produciamo, stiamo producendo e produrremo, non esiteremo a produrre e ad accumulare qualunque arma di cui possiamo aver bisogno a ad utilizzarla al momento opportuno per difenderci”.  Ha inoltre affermato che gli Stati Uniti stavano minacciando la sicurezza della Siria, la sicurezza del Libano, la sicurezza dell’Iraq e la stabilità dell’Afghanistan e volevano dividere l’Iraq, ma che i mullah hanno aiutato il popolo della Siria e dell’Iraq e non hanno permesso che venisse minacciata l’integrità territoriale.

Tali dichiarazioni di Rouhani giungono in un momento in cui ogni giorno vengono rivelati dettagli sulle relazioni del regime iraniano con al-Quaeda, l’Isis e i talebani, nonché il supporto finanziario e logistico che questo fornisce loro. Questo atteggiamento dimostra quanto siano ingannevoli le pretese di moderazione del regime del velayat-e faqih (identificazione totale tra religione e politica) e quando sia pericolosa la politica di accondiscendenza da parte europea. La Resistenza Iraniana ha più volte dichiarato che tutti gli esponenti del regime, di qualunque fazione, sono direttamente responsabili delle esecuzioni, delle torture e dei massacri dei prigionieri politici, delle uccisioni e della guerra in Iran e nella regione mediorientale, che devono essere inclusi nella lista dei terroristi e sottoposti a sanzioni internazionali.

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