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Ricordare e comprendere

agosto 2, 2015 • Articoli, L'eco della memoria

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di Loredana Biffo

Esiste la possibilità che eventi tragici e terribili nascano talora da una concatenazione complessa di cause, alla cui origine stanno soltanto degli uomini modesti e senza qualità, che agiscono in base a routine in maniera conformistica o per un ribellismo confuso” Hannah Harendt sulla “banalità del male”

 

Le grandi stragi, come quella della Stazione di Bologna i 2 agosto 190, Piazza Fontana a Milano 1969, del treno Italicus 1974, di Piazza della Loggia a Brescia 1974, hanno preceduto gli “anni di piombo”, e sono indubbiamente tra i misteri irrisolti della storia politica italiana.

Sono state stragi caratterizzate da manovre di depistaggio e infiltrazioni, non meno le azioni sotto copertura di settori dei servizi di sicurezza, di cui sono stati riportati segni anche in atti processuali. Inchieste di anni, e nonostante le numerose imputazioni, nonché condanne e responsabilità individuali venute a galla, sono seguite assoluzioni che ancora oggi sono inspiegabili.

Solo con grande lentezza e una tortuosa vicenda giudiziaria e politica, e perlopiù grazie alla sagacia dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna quel 2 agosto 1980, si è giunti ad ottenere una sentenza definitiva alla Corte di Cassazione il 23 novembre 1995.

Furono condannati all’ergastolo in qualità di esecutori, i neofascisti del Nar Giuseppe Valerio Fioravanti,Francesca Mambro – dichiaratisi innocenti – mentre l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza, vennero condannati per il depistaggio delle indagini.

I mandanti della strage non sono mai stati scoperti.

Le due forme distinte di terrorismo politico che ha colpito l’Italia tra gli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta, sono il “terrorismo stragista”, e il “terrorismo brigatista”. Il ricorso alla violenza armata a scopo intimidatori, veniva applicato dal terrorismo stragista con azioni clamorose, con lo scopo di avere un largo impatto sull’opinione pubblica.

In realtà le due forme, si differenziavano nelle modalità di azione, e nella matrice ideologica a cui venivano fatte risalire: il terrorismo brigatista, era di matrice ideologica “rossa” appartenente alla sinistra rivoluzionaria; e operava con attentati finalizzati a ferire o uccidere le singole personalità – esponenti politici, magistrati, intellettuali o esperti di lavoro, quali i sindacalisti, e anche agenti delle forze dell’ordine.

Il terrorismo stragista nero, adottava la strategia di “sparare nel mucchio” e le sue azioni erano dirette indiscriminatamente a decine e decine di vittime, proprio come alla stazione di Bologna, che in genere erano coinvolte in modo del tutto casuale.

La strategia simbolica di questa forma di terrorismo, era di gettare l’opinione pubblica nell’incertezza sul motivo, sul movente, e pure sui mandanti, per far si che tutti si chiedessero perchè si fosse compiuta.

Lo scopo era di tenere alta la tensione nell’opinione pubblica e destabilizzare i rapporti sociali e politici. Le stragi non erano firmate, al massimo rivendicate da alcune sigle sconosciute e di difficile interpretazione, a volte si definivano di destra o di sinistra nello stesso momento, per accrescere il polverone sull’accaduto e alimentare l’incertezza.

La strage di Bologna è stata certamente un prototipo di questa ideologia, oltre che la più grave, per il numero delle vittime e la ripercussione che ha avuto in tutta l’Italia. La più vicina al modello stragistico nero, perchè colpì i cittadini in modo indiscriminato, in un luogo pubblico di grande affluenza, e lasciò dietro di sé lo spettacolo sconvolgente dei cadaveri riversi e smembrati, di feriti che imploravano, i calcinacci, il fumo nero dello scoppi, le sirene e le luci delle ambulanze che scorrazzavano per la città.

Fu uno spettacolo che per lunghi giorni divenne uno scenario fisso, le notizie dei telegiornali, le prime pagine dei quotidiani. La strage di Bologna rappresentò la risposta dei gruppi eversivi, abbandonati a se stessi, alle centrali che prima li sostenevano, un tentativo estremo di radicalizzare ed estremizzare la situazione e la volontà di portare avanti una linea rivoluzionaria.

E’ importante, a tanti anni di distanza, continuare a riflettere sulla natura del terrorismo, sulle sue strategie, e l’uso simbolico della violenza. Ricordare queste vicende, hanno innanzitutto un importante valore storico-sociale, di conservazione della memoria rispetto a fatti atroci, e delle sofferenze patite dalle vittime, umiliate ed offese; nonché di indagine politica e morale, su come sia stato possibile, e scongiurane un possibile ritorno. Inoltre, è utile il riesame e l’analisi del passato in termini di una prospettiva di anticipazione e prevenzione del futuro, al fine di evitare che quanto è accaduto allora possa ripetersi.

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