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In ginocchio da te

luglio 31, 2015 • Articoli, Medio Oriente, z in evidenza

Mogherini visits Tehran

 

di Loredana Biffo

Le recenti notizie sull’accordo nucleare con l’Iran, ci inducono a delle riflessioni che vadano oltre la facciata di restayling da parte dei partner internazionali, Obama in primis, e non meno l’Italia. Partner soprattutto economici, un dato questo che continua ad essere il motivo principale per cui si ostinano ad ignorare la reale situazione politica e sociale in Iran.

In questi anni l’Iran non è rimasto fermo: ha sviluppato ex novo l’enorme giacimento di South Pars con l’aiuto della Cina. È un giacimento di condensato, cioè di petrolio a bassa densità misto a gas naturale. Inoltre ha accumulato 35 milioni di barili di scorte, che potranno essere esportati in attesa di incrementare la produzione.

L’accordo con l’Iran avrà notevoli ripercussioni sul mercato globale del petrolio. L’Iran nel 1978 era il terzo produttore mondiale di petrolio e nel 2011 – quando vennero applicate le sanzioni – era ancora uno dei maggiori esportatori mondiali. Ci vorrà una buona dose di investimenti e di lavoro per rimettere in funzione impianti rimasti chiusi per anni, perciò l’effetto dell’afflusso del petrolio iraniano sui prezzi globali si avvertirà a partire dal 2017.

L’opinione pubblica si chiede se l’accordo con l’Iran fermerà davvero il programma di armamento nucleare dell’Iran. Ovviamente la risposta è no, perché le condizioni di sicurezza regionale non sono affatto migliorate, né sono cambiati gli obbiettivi geopolitici che hanno portato l’Iran degli Ayatollah a decidere di darsi armi nucleari.

Teheran produce attualmente circa 3 milioni di barili di petrolio al giorno e intende raddoppiare questa quantità entro il 2020. Per farlo occorrono circa 100 miliardi di dollari di nuovi investimenti e la disponibilità di tecnologia avanzata – in altre parole, occorre la fiducia e la collaborazione delle grandi aziende petrolifere occidentali. Per averla, oltre alla eliminazione delle sanzioni occorre anche la modifica dei regolamenti iraniani che rendono non convenienti gli investimenti dall’estero.

L’Iran ha promesso di stilare entro novembre un nuovo tipo di contratto per investitori stranieri, che garantisca da 15 a 25 anni di diritti di sfruttamento, oltre a un ragionevole numero di anni per l’esplorazione dei giacimenti. Negli ultimi 20 anni le aziende straniere non avevano diritto di sfruttamento, neppure per un tempo limitato: la National Iranian Oil Co., controllata dalle Guardie della Rivoluzione, aveva tutti i diritti di sfruttamento. Rimborsava agli investitori i costi previsti dal progetto, ma non concedeva profitto sul prodotto.

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Hanno già avviato incontri al massimo livello con l’Iran i dirigenti della Royal Dutch-Shell, della Total e dell’ENI. Il nuovo modello di contratto obbligherà probabilmente gli investitori stranieri a operare usando aziende locali del settore, tutte possedute dalle Guardie della Rivoluzione. Se il regime intendesse togliere alle Guardie della Rivoluzione il monopolio che ora hanno sulle grandi attività economiche, probabilmente cadrebbe. Sono le Guardie della Rivoluzione l’ossatura che sostiene il regime, e controllano sia la struttura militare sia la struttura economica del paese.

Una élite al potere dota di armi nucleari il proprio paese se teme di dover prima o poi affrontare da sola nemici forti, che intendono distruggerla, oppure se crede di dover conquistare territori vicini, strappandoli a nemici potenti, per poter garantire al proprio popolo un futuro migliore.
Se non cambia nettamente questa percezione o questa condizione effettiva, o se non cambia èlite politica al potere, il paese non rinuncia ai suoi programmi, ma può sfruttare a proprio vantaggio le concessioni che il resto del mondo è pronto a fare in cambio di una tregua nella corsa all’armamento. La Corea del Nord è maestra in questo mercanteggiamento da decenni.

Che cosa è cambiato nel caso dell’Iran? E’ cambiata la percezione del rischio da parte degli USA che hanno deciso che il Medio Oriente e la regione del Golfo Persico non sono più un’area di interesse strategico primario per gli USA, il governo americano sta compiendo tutti i passi necessari per disimpegnarsi e lasciare che gli attori regionali se la vedano fra di loro.
Gli USA si accontenteranno d’ora in poi di manovrare opportunisticamente gli attori regionali l’uno contro l’altro per impedire che la regione cada sotto l’influenza di una sola potenza, e che questa potenza possa essere loro ostile agli USA.

L’accordo è la conseguenza di questa nuova posizione americana, che difficilmente verrà ribaltata da successive amministrazioni. Oggi gas e petrolio sono disponibili in grande quantità anche nel continente americano, e il centro propulsore dell’economia (e della cultura e della politica) del mondo ormai non si estende più né attorno al Mediterraneo, come nel mondo antico, né attorno all’Atlantico, come per tutto il periodo della storia moderna sino a 15 anni fa, ma attorno alle sponde del Pacifico. E’ un cambiamento davvero epocale, che facciamo fatica a vedere e a capire in tutte le sue probabili conseguenze. E’ facile prevedere che Turchia e Iran ricorreranno al tema della guerra santa contro Israele e l’occidente nel disputarsi l’egemonia sulla ex-Siria.

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Dal canto suo la Presidente del CNRI Maryam Rayavi, ha dichiarato che date le condizioni estremamente vulnerabili degli assetti di potere del regime clericale degli Ayatollah “ se i P5+1 fossero stati più determinati, questi non avrebbero potuto far altro che rinunciare ai loro tentativi di acquisire la bomba atomica. E in particolare avrebbero dovuto sospendere le attività di arricchimento dell’uranio. Ora si rischia una pericolosa corsa alle armi nucleari in medio oriente, considerato che il regime iraniano è il più grande costruttore di terrorismo nel mondo islamico”.

Maryam Rajavi è stata l’oratore principale della conferenza “L’Islam democratico contro il fondamentalismo e la dittatura religiosa”, tenutasi a Parigi su invito e con il sostegno del Comitato francese dei Musulmani in Difesa dei diritti degli abitanti di Ashraf, in occasione del mese sacro del Ramadan.

La Presidente eletta della Resistenza Iraniana ha detto: “Fino a che questo regime resterà al potere, il popolo dell’Iran e delle altre nazioni del Medio Oriente non sperimenteranno mai la libertà e la democrazia. Un regime che continua a voler acquisire la bomba atomica a dispetto dell’opposizione del popolo iraniano e della comunità internazionale, è una minaccia globale”.

Nel frattempo, la nostra Federica Mogherini si inchina velata innanzi all’Ayatollah Rouhani, e l’informazione ufficiale non parla della reale situazione del popolo iraniano.

In Iran proseguono in modo impressionante le condanne a morte, impiccagioni e lapidazioni per le donne. Altri 10 condannati a morte sono stati trasferiti in isolamento, in preparazione della loro esecuzione. Domenica scorsa, i parenti hanno avuto il permesso di andare  in carcere per incontrare per l’ultima volta con i loro cari.
I nove prigionieri sono stati identificati come: Omid Mohammadi-Dara, Mostafa Ghafarzadeh, Omidreza Karampour, Shahriar Hassan-Zadeh, Hossein afgano, Yareh Hassan-Zadeh, Sasan Salari, Meysam Hosseini-Nejad, e Amanollah Baluch-Zehi.

Almeno 18 prigionieri sono stati giustiziati in Iran negli ultimi sei giorni. Questo è l’atteggiamento del regime di fronte al crescente malcontento popolare e non essendo in grado di rispondere alle richieste legittime della maggioranza del popolo iraniano che vive sotto la soglia di povertà.  Il fascismo religioso al potere in Iran – soprannominato il ‘padrino dell’ ISIS’ da parte del popolo iraniano – ha aumentato la repressione. Si ritiene che sia stata eseguita l’impiccagione di 694 persone tra il 1 gennaio e il 15 luglio 2015, ha dichiarato oggi Amnesty International, un picco senza precedenti di esecuzioni nel paese, che non si sono arrestate nemmeno durante il ramadam.

il “Partito di Dio” aveva dato dimostrazione della sua efferatezza nel 2014 quando Reyhaneh Jabbari, 27 anni, era stata impiccata dopo il consueto processo farsa che la vedeva imputata per aver ucciso il suo stupratore, dopo una serie di efferati attacchi con l’acido gettato sul viso delle donne “mal velate”, perpetrati  da bande di motociclisti che avevano sfregiato oltre 10 donne, il regime aveva arrestato Reyhaneh.
Molti di noi ricorderanno il caso di Sakineh Mohammadi-Astiani, la donna di 43 anni condannata alla lapidazione nel 2010 e poi liberata per l’impatto che all’epoca l’avvenimento ebbe sull’opinione pubblica internazionale. Troppi i corpi penzolanti dalle gru, che da simbolo del lavoro sono trasformate in simbolo di morte.

L’iran è l’unico paese del medioriente in cui vige un “Regime Teocratico” – al quale tra l’altro l’ ISIS si ispira – che imperversa fin dalla sua instaurazione avvenuta Il primo febbraio 1979, quandol’Ayatollah Khomeini, dopo 15 anni di esilio, tornò cavalcando la rivolta sociale che aveva come scopo l’abolizione di una monarchia millenaria.
Il 30 marzo 1979 venne proclamata la Repubblica Islamica e in quell’occasione Khomeini dichiarò:
“La Repubblica è un giocattolo della democrazia, che è fonte della corruzione“.

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