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Bagnasco: aborto post partum è tema di discussione. Maurizio Mori lo segnala sul JME

agosto 3, 2015 • Articoli, z in evidenza

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di Maria Teresa Busca e Loredana Biffo

Il 6 Luglio 2015 il Journal of Medical Ethics (forse la principale rivista di bioetica al mondo) ha pubblicato una lettera del professor Maurizio Mori, ordinario di Bioetica all’Università di Torino ( 1 ).

Lo scritto sottolinea l’attenzione da sempre posta dal cardinale Angelo Bagnasco al tema dell’aborto post partum, di cui si parla nello studio di Francesca Minerva e Alberto Giubilini uscito nei primi mesi del 2012 sempre sul Journal of Medical Ethics ( 2 ) provocando grande risonanza mediatica. Caratteri Liberi è orgoglioso di presentare in anteprima, in Italia, la lettera del professor Mori.
Il fatto è questo: dalla fine di gennaio alla fine di maggio, il cardinale Angelo Bagnasco in diversi discorsi e interventi ufficiali per ben 4 volte ha sottolineato l’importanza del tema dell’aborto post partum nel dibattito bioetico e culturale contemporaneo. Ovviamente il cardinale ne parla in modo negativo, vedendolo come il massimo dell’abiezione cui possono giungere le frange estreme del nichilismo contemporaneo, ma il fatto che l’autorevole prelato nella prima parte dell’anno sia tornato sul tema in media una volta al mese è di per sé interessante.

Nella sua lettera il professor Mori si limita a rilevare questo, e riporta con cura i diversi luoghi degli interventi, in modo che il pubblico internazionale ne sia a conoscenza. Dal canto nostro pensiamo si possa dire che tanta insistenza sul tema mostra la rilevanza filosofica e culturale del problema. Non sappiamo se la tesi sostenuta da Giubilini e Minerva sia moralmente accettabile (probabilmente no), ma essa è ormai entrata nell’ambito delle questioni da prendere in seria considerazione. Gli interventi del cardinale Bagnasco ne sono chiara conferma.

Il tema dell’aborto post-nascita (o post-partum, come preferisce chiamarlo Bagnasco), subito segnalato da alcuni media pro-life, ha subito suscitato grande scalpore mediatico e molte proteste.

Come molti ricorderanno i due studiosi ricevettero addirittura minacce di morte oltre che insulti di ogni tipo. La loro tesi era che fintanto che il prodotto del concepimento non è “persona” nel senso pieno del termine, la normativa prescritta per l’aborto prima della nascita dovrebbe valere anche nei primi giorni dopo.

Per trasmettere quest’idea hanno coniato il termine “after-birth abortion”, che a giudizio del professor Mori costituisce un’importante novità nel dibattito al riguardo. Il direttore del JME, Julian Savulescu, già nel 2012 prontamente intervenne in difesa della libertà di discussione promossa dalla sua rivista, ha sottolineato che “le argomentazioni presentate sono in gran parte non nuove e già conosciute nella letteratura accademica, e pubblicate dai più eminenti filosofi e bioeticisti al mondo”.

Ma le sue parole non sono riuscite a placare le acque burrascose, e di fatto i due giovani ricercatori (allora entrambi in Australia), hanno subito una sorta di ostracismo da parte del mondo accademico.

Ovviamente non è la prima volta che dei filosofi incontrano l’ostilità del pubblico, e senza ricordare gli esempi del mondo classico, anche Bertrand Russell negli anni ’30 fu espulso dagli Stati Uniti per le sue idee sul matrimonio di prova. Ma è strano che gli autori di un articolo diventato tra i più letti e citati nel mondo filosofico trovino ancora oggi una sorta di ostracismo.

Adesso gli interventi di Bagnasco e la continuità del suo ragionamento sull’importante quesito sollevato dai due giovani e brillanti studiosi, possono aiutare a riportare al centro dell’attenzione dell’Accademia il tema, non foss’altro per capire per quali ragioni andrebbe ricacciato tra le cose di cui è meglio non parlare.

(1)http://jme.bmj.com/content/39/5/261/reply#medethics_el_17611

(2)http://jme.bmj.com/content/early/2012/03/01/medethics-2011-100411.full

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