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Il terrorismo islamico in Europa e le responsabilità del regime Iraniano

novembre 19, 2020 • Articoli, Mondo, z in evidenza

di Loredana Biffo –

I recenti atti terroristici avvenuti in Europa, in particolare in Francia e a Vienna, hanno riportato l’attenzione sul rapporto tra il terrorismo di matrice islamica, e l’eterna domanda su chi sia nel mondo medio orientale a finanziare i jihadisti e ad importare in giro per il mondo tali efferati attentati.

A tal proposito, vale la pena ricordare un attentato “fallito per miracolo”, il 30 giugno 2018 a Parigi, dove più di 150.000 persone, tra cui i dissidenti del regime iraniano, e numerose personalità politiche di diversi Stati, in particolare degli USA (tra i quali Rudolf Giuliani e Struan Stevenson, Bill Richardson), si riuniscono annualmente da 14 anni, in un meeting internazionale. In tale data, arriva una segnalazione alla polizia belga, che in conseguenza ferma una vettura di marca Mercedes carica di un potente esplosivo detto TATP, meglio noto come la “madre di Satana”, che avrebbe dovuto esplodere al grande raduno degli esuli iraniani nella località di Villepinte-Seine Saint Denis a Parigi. 

Gli attentatori, erano marito e moglie iraniani affiliati al regime degli Ayatollah, di nome Amir Saadouni e Nasimeh Naami residenti ad Anversa. I due vengono arrestati il giorno prima che si svolgesse il Meeting di Parigi. Al loro arresto, segue quello ancora più sconcertante del diplomatico iraniano Assadolah Assadi di 49 anni terzo segretario dell’ambasciata iraniana a Vienna. Pare che questi agisse per la sezione dei servizi segreti khomeinisti, che hanno affiliati nella capitale austriaca (luogo del recente attentato il 3 novembre, dove diversi attentatori hanno colpito in sei luoghi diversi della città), che fa da snodo ai servizi segreti iraniani. 

Il diplomatico Assadi, era stato inviato in Europa, per spiare i dissidenti del regime insieme al complice Mehrad Arefani. Assadi consegnò il materiale esplosivo a Saadouni durante una cena in una pizzeria il 28 giugno 2018, due giorni prima del meeting internazionale. In base alle prove investigative (avute probabilmente con l’aiuto del Mossad), viene esclusa la pista del “lupo solitario”, e le responsabilità vengono affibbiate a Teheran che ovviamente nega tutto, nonostante gli aspiranti esecutori dell’attentato siano stati trovati in possesso di un’enorme quantità di esplosivo, e che tutti gli indizi sarebbero stati sufficienti ad incastrare il regime degli Ayatollah, e che nonostante le pesanti prove contro di loro e il diplomatico Assadi, rilanciarono e iniziarono a minacciare di future ritorsioni in territorio europeo.

Allo stato attuale gli iraniani affiliati al regime che si trovano in carcere  in Belgio sono quattro, tra cui il Assadi, e il 27 novembre avrà inizio il processo contro di loro. Da parte sua Assadi ha dichiarato che il suo caso è tenuto sotto controllo dal regime iraniano, e che i vari gruppi armati (tra l’altro formati e finanziati dall’Iran) in Iraq, Libano, Yemen, Siria e Iran, in caso di mancato sostegno da parte del Belgio, o eventuale condanna, si occuperanno di inviare attentatori Europa.

Nel frattempo negli ultimi due anni sono stati espulsi dei diplomatici iraniani Dali Paesi Bassi e dall’Albania perché considerati pericolosi dopo che si era scoperto che stavano per mettere a segno un attentato durante la festa del capodanno iraniano a Tirana.

Chissà se  con questo processo l’Europa finalmente prenderà atto della pericolosità del regime iraniano e come chiede Maryam Rajavi, la presidente eletta della Resistenza Iraniana, verranno chiuse tutte le ambasciate iraniane in Europa.  

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