Iran, il direttore del carcere di Evin nella lista nera del terrorismo internazionale
Redazione –
Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, ha accolto positivamente l’inserimento nella lista nera del direttore del carcere Evin e il rifiuto di visto ai 13 assassini del dottor Kazem Rajavi da parte del Segretario del Dipartimento di Stato americano e l’ha valutato un ulteriore passo indispensabile verso la lotta contro il terrorismo e in favore della sicurezza dei paesi europei ed ha dichiarato che deve essere completato con il mandato di cattura, processo e condanna dei capi del regime iraniano e degli esecutori del crimine.
Rajavi ha inoltre affermato che i capi del regime iraniano, in particolare il leader Ali Khamenei, ministro delle Informazioni di allora Ali Fallahian, il ministro degli Esteri di allora e attuale consigliare di Khamenei Ali Akbar Velayati, segretario del Consiglio di sicurezza di allora, mandanti del delitto avvenuto nell’aprile 1990 nella periferia di Ginevra, devono essere messi di fronte alla giustizia.
L’inserimento nella lista nera e processo e condanna degli assassini del dottor Kazem Rajavi, il grande martire dei Diritti Umani, e dei suoi mandanti, così come molti altri crimini terroristici commessi da parte del regime iraniano in vari paesi europei, è in grave ritardo. Questo ingiustificabile ritardo ha incoraggiato il regime a commettere altri atti sanguinosi e terroristici in Europa e in altre parte del mondo.
Il giudice per le indagini preliminari svizzero, il 20 marzo 2006, aveva spiccato un mandato di cattura contro ministro delle Informazioni di allora Ali Fallahian con l’accusa di aver partecipato nell’uccisione.
In quel mandato era scritto: “L’uccisione di Kazem Rajavi è stata pianificata con cura. Le squadre dei terroristi erano venute a Ginevra una volta ad ottobre 1980, successivamente alla fine di gennaio e l’inizio di febbraio 1990 e alla fine dal 10 al 24 aprile 1990.
Le indagini hanno verificato che 13 persone erano coinvolte nel delitto. Queste 13 persone avevano tutte i passaporti diplomatici iraniani muniti con il timbro “in missione”. Alcuni dei documenti erano stati rilasciati nello stesso giorno a Teheran. I passaporti diplomatici iraniani erano stati rilasciati su ordine del ministero del ministro delle Informazioni di allora Ali Fallahian, che al loro ritorno degli assassini in Iran erano stati ritirati già all’aeroporto. Tutti i 13 passaporti erano stati rilasciati in una via di Teheran, Karim-khan. Due palazzi in questa via sono sede dei servizi dell’intelligence dell’Iran, la famigerata VAVAK”.
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