Iran: il volto feroce del regime
di Loredana Biffo –
Non accenna a migliorare la situazione concernente i diritti umani in Iran, in base al rapporto di Human Rights, nel mese di maggio si sono verificate 16 esecuzioni, cinque condanne alla flagellazione, 17 casi di omicidi arbitrari.
Sono avvenuti anche numerose violenze da parte delle guardie del regime nei confronti di venditori ambulanti, distruzione di case popolari, oltre al maltrattamento di una bambina delle scuole elementari perchè “mal velata”, nonchè la repressione di proteste e scioperi in tutto il paese, dove il regime ha ordinato di aprire il fuoco sui manifestati, con conseguenti 4 uccisioni, feriti gravi e molti arresti che spesso vengono effettuati per ritorsione anche nei confronti dei famigliari.
Sono dichiarati in attesa di impiccagione 57 detenuti nella prigione di Rajaie Shahr (Gohardasht) nella provincia di Karj. I suicidi in carcere a causa delle dure condizioni di detenzione ammontano a due nella versione ufficiale ma si stima che siano di più. Secondo Human Righs gli arresti in tutto l’Iran sono 140, tra cui 148 per motivi politici, 7 religiosi ed etnici e 255 arresti sociali.
Circa 16 prigionieri sono in sciopero della fame per il riconoscimento dei propri diritti. La conseguenza più evidente di quasi 40 anni di regime clericale, è l’alto numero di detenuti nelle carceri iraniane, il sito web statale Jamaran riferisce che vengono imprigionate 52 persone ogni ora, nel solo 2017 459.000 detenuti sono stati aggiunti alla già numerosa popolazione carceraria, ma che a causa della mancanza di trasparenza di fonti ufficiali e della credibilità del regime, questa cifra deve essere considerata minima.
Anche la persecuzione delle minoranze religiose continua. Rapporti pubblicati recentemente affermano che le donne yaresan sono detenute in condizioni deplorevoli nella prigione di Quarchak a Varamin. Una di loro ha riportato ferite alla mano, al gomito e alle dita mentre veniva arrestata durante la manifestazione di protesta degli yaresan a Teheran. Le sue gambe sono state ustionate dai gas lacrimogeni ma le sono state negate le cure mediche.
La carenza di cibo in quattro province del paese è allarmante, il 75% degli abitanti della provincia di Sistan-Balucistan nel sud est dell’Iran, vivono in condizioni di povertà assoluta. Le persone di questi villaggi non hanno acqua potabile sufficiente e manca il pane, si diffondono vari tipi di malattie e vi è scarsità di cure, nella città di Zahedan più di 35.000 persone non dispongono di acqua corrente.
Inoltre agenti dell’Intelligence, il 13 giugno, hanno arrestato l’avvocato Sotudeh, attivista dei Diritti Umani, nella sua abitazione a Teheran, portandola ad Evin. Sotudeh più volte è stata arretata per aver accettato la difesa e difeso i prigionieri politici; tra il 2010 e il 2013 con l’accusa di “attività conta la sicurezza della nazione” era stata reclusa nel carcere di Evin e le era stata interdetta la professione legale per tre anni. Successivamente era stata arrestata per aver protestato contro le aggressioni con l’acido ai volti delle giovani donne.
La Commissione delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana nel condannare con fermezza questo atto repressivo del regime, lancia un appello a tutte le organizzazioni internazionali di difesa dei Diritti Umani per condannare gli arresti arbitrari del regime iraniano e intraprendere urgentemente iniziative per il rilascio senza condizioni della signora Sotudeh.