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Iran: il regime traballa

giugno 28, 2018 • Articoli, Mondo, z in evidenza

Redazione –

Ieri (Martedì 26 Giugno) la maggior parte del Bazar di Teheran ha scioperato per il terzo giorno consecutivo, e le proteste del popolo continuano. A Saray-e Melli e Sabzeh Maydan i manifestati hanno marciato in direzione del parlamento del regime.

Lo sciopero si è rapidamente esteso a diverse parti del bazar: alle vie di Nasser Khosrow e Maqsud Shah, agli orafi ed agli orologiai, a Qaysariya, ai bazar di indumenti ed ai fabbri, al centro commerciale Moshir Khalvat ed al bazar ed al complesso commerciale Iraniano.

Nel bazar degli orafi e nelle vie di Laleh Zaar e Shoosh le guardie antisommossa hanno attaccato i manifestanti e portando a scontri. A Laleh Zar i manifestanti hanno affrontato i mercenari dando fuoco ai bidoni della spazzatura ed agli pneumatici.

Nelle città di Arak, Kermanshah e Tabriz, i commercianti del bazar ed i giovani hanno portato avanti lo sciopero per il secondo giorno, in protesta contro i saccheggi e le politiche repressive del regime iraniano. Ad Isfahan i manifestanti hanno dimostrato in piazza Azadi al grido di: “Cannoni, carri armati, fuochi d’artificio, i mullah devono sparire!”

Ieri, a Teheran, la rivolta del popolo e dei giovani è proseguita fino a tarda notte in diverse parti della città. In piazza Rahbar a Teheran Pars i manifestanti hanno intonato gli slogan “non vogliamo il regime dei mulllah” ed “abbasso a Rouhani”. A Khak-e Sefid, a Teheran Pars, i giovani hanno tenuto un’imponente manifestazione al grido di: “Lascia stare la Siria, pensa a noi; l’Iran è diventato una seconda Palestina, perché state a guardare?”. Nel tentativo di contrastare l’effetto dei lacrimogeni lanciati dai mercenari, ed anche per bloccare loro la strada, i manifestanti hanno dato fuoco agli pneumatici. In viale Keshavarz le forze repressive hanno attaccato la folla con lo spray al peperoncino. I coraggiosi giovani di Javadia hanno anche loro intonato lo slogan “morte al dittatore” durante la manifestazione notturna tenutasi in via Amin.

Lunedì sera i negozianti del centro commerciale “Mobl-e Iran”, nel distretto di Yaft Abad nel sud di Teheran, assieme alle persone lì presenti, sono stati attaccati dalle forze repressive, e diverse persone hanno riportato lesioni oculari. I mercenari hanno chiuso il centro impedendo ai presenti di andarsene.

I coraggiosi giovani di Arak hanno portato avanti la manifestazione fino a tarda notte intonando slogan antigovernativi.

Ad Islamshahr (provincia di Teheran) le guardie antisommossa hanno tentato di disperdere la folla attaccandola ed aprendo il fuoco.

Sadegh Larijani il capo del sistema giudiziario del regime dei mullà, spaventato dall’estensione delle proteste ha minacciato “provocatori del caos” a Teheran e “sobillatori del sistema economico” del Paese ad essere puniti severamente e avere la pena di morte. Larijani ha dichiarato che: “Per queste azioni, come sobillare il sistema economico del paese sotto la legge è prevista pena molto pesante. Se queste azioni valutate come “corruzione in terra” avranno come punizione la pena di morte, altrimenti 20 anni di detenzione”. Ha aggiunto Larijani che: “Noi sappiamo bene che i tumulti di ieri erano opera degli altri. Coloro che creano caos, rompono i vetri dei negozi e incendiano avranno pene severe”.

Quelli che questo criminale chiama sobillatori nel sistema economico del paese sono gli scioperanti e i manifestanti che hanno perso tutto a causa del regime. Mentre il patrimonio del popolo iraniano è saccheggiato, tutto, da Khamenei, da pasdaran e altri capi di questo regime, che ha diffuso la povertà generale in tutto il Paese.

Contemporaneamente Abbas Jaàfari Dowlat-abadi procuratore di Teheran ha dato la notizia dell’arresto di molti manifestanti e che saranno puniti severamente e ha dichiarato: “iersera alcuni agitatori che hanno creato caos a bazar sono stati individuati e arrestati… questi sono accusati dei tumulti del dicembre-gennaio, e non saranno liberi prima di essere processati. Le autorità non faranno alcun sconto a chi provoca caos e insicurezza”. (Agenzia Isna, 26 giugno)

La signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, riguardo le affermazioni del mullà Larijani che vorrebbe la pena di morte per i manifestanti ha dichiarato che: Queste affermazioni palesano la natura disumana di Larijani e il suo mentore Khamenei e mettono in evidenza il loro spavento dalla rivolta del popolo iraniano. Rajavi ha aggiunto che: Queste dichiarazioni sono in chiara violenza con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ed altre convenzioni internazionali, quali la Convenzione dei Diritti Politici e Civili. Il Consiglio di Sicurezza deve intervenire immediatamente. Presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana ha lanciato l’appello a Consiglio di Sicurezza e alla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU e a tutte le organizzazioni internazionali delle difesa dell’uomo affinché condannino le minacce di morte del capo del sistema giudiziario del regime dei mullà e intervengano per l’immediato rilascio degli arrestati

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