Un amore così grande
di Federico Steinhaus* –
Nell’incontro con papa Francesco, nella cornice di un convegno che si propone di promuovere la pace, il grande imam dell’Università Al-Azhar, la più prestigiosa fucina di intelletti dell’islam sunnita, ha affermato che non è lecito parlare di terrorismo islamico, perché musulmani sono la maggioranza delle vittime di questo terrorismo.
E’ singolare, in primo luogo, che si voglia identificare la matrice del terrorismo dall’appartenenza delle vittime. Scientificamente, sociologicamente, storicamente è un vero controsenso per il quale non si possono trovare giustificazioni.
In secondo luogo, ed inscindibilmente da quanto affermato sopra, le vittime del terrorismo sono “anche” ebrei e cristiani, che anzi ne costituiscono l’obiettivo primario e dichiarato esplicitamente nelle rivendicazioni.
In terzo luogo, il fatto che i terroristi appartengano tutti alla religione islamica è un’innegabile verità e fornisce la vera identità di questi carnefici.
Che un personaggio di altissimo livello istituzionale e religioso si abbassi a mentire in un consesso internazionale, dedicato per giunta alla pace, è significativo e ci dice molto più sulla natura dell’islam di quanto invece vogliono far apparire le parole di pace e fratellanza, che a questo punto suonano come una terribile ipocrisia.
Del resto, non è questo il solo imam che,direttamente o indirettamente, fornisce un supporto ideologico alla sopraffazione nel nome di una religione che ben altro meriterebbe.
L’ex gran muftì d’Egitto Al Gomaa, lo scorso 7 aprile, ha affermato alla televisione saudita che non esiste al mondo neppure un cardiochirurgo donna, in quanto le donne, che pure si sforzano di fortificare i loro muscoli in competizione con l’uomo, non ne hanno la capacità.
Ed il collega kuwaitiano Othman al-Khamis ha affermato, in diverse interviste televisive, che solamente i prigionieri non musulmani catturati nel jihad possono essere resi schiavi a meno che non si vogliano uccidere o liberare contro il pagamento di un riscatto, e che comunque il padrone di una schiava che si sia sposata non potrà più fare sesso con lei. Alta lezione di moralità.
*Federico Steinhaus
Nato a Merano nel 1937. Laureato in Scienze Politiche a Firenze. Ha scritto diversi libri: “Ebraismo sefardita”, ed.Forni, sulla storia degli ebrei di Spagna nel Medio Evo; “La terra contesa”, ed. Carucci (esaurito), sulla storia dei nazionalismi arabo ed ebraico; “Ebrei/Juden”, ed.Giuntina, sulla storia degli ebrei del l’Alto Adige fra le due guerre mondiali; “Le parole malate”, sulla disinformazione, ed. del Faro; “Un convento a Gerusalemme”, ed.Europa, sulla genesi del conflitto arabo-israeliano. E’ stato presidente della Comunità Ebraica di Merano, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, delegato al Congresso Mondiale Ebraico. Ha anche rivestito cariche pubbliche ed è socio del Lions International.
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