nous sommes tous les jours Charlie Hebdo
di Loredana Biffo –
Due anni fa il 7 gennaio l’attacco armato da parte dei terroristi islamici alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, il primo, al quale seguiranno il Bataclan e quello di Nizza. Verso le 11,30 i fratelli Kouaki entrano in redazione e aprono il fuoco all’impazzata contro i giornalisti e il direttore, rei di aver pubblicato vignette satiriche sull’Islam.
La prima grande manifestazione di Parigi, circa un milione di persone scese in piazza in solidarietà ai giornalisti, al direttore e alla libertà di espressione e di satira. A due anni di distanza non si può certo dire che questi siano ancora valori fondamentali delle nostre democrazie, a seguire nel corso del tempo molte voci critiche si sono levate contro persone barbaramente uccise per delle vignette da assassini fanatici.
Voci che sottendono l’orribile giudizio “se la sono cercata”, che più che un giudizio è espressione di una ignoranza inaudita da parte di chi pensa che la libertà debba essere condizionata alla paura o all’omertoso “rispetto” di una religione, qualunque essa sia; dimenticando i principi dell’illuminismo che ci ha permesso di vivere con un certo livello di libertà, che per quanto perfettibile è comunque una cosa non scontata.
Saranno contenti gli oscurantisti e i loro subdoli sostenitori, perchè si, non ribellarsi contro una tale ideologia, significa sostenerla, che piaccia o non piaccia, la responsabilità delle nefandezze del mondo è anche di chi le accetta o in qualche modo le giustifica, non solo di chi le commette. Il potere e il dovere della rivolta è di gran lunga superiore a quello di chi imbraccia le armi, questo bisognerebbe avere il coraggio di dire e di mettere in pratica. Invece, grazie a questo atteggiamento subdolo, ora la linea editoriale di un giornale di “satira” è dettata dagli islamisti, vietato disegnare Maometto e così sia.
Del resto anche in Italia non sono mancate le ipocrisie degli “indignati in retromarcia”; in seguito alla pubblicazione della vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Italia, s’è scatenata l’indignazione a furor di popolo. Naturalmente nessuno è più stato Charlie da quel momento, e quelli che già non lo erano rimarcano orgogliosamente di non esserlo mai stati.
Un attentato che è costato 12 morti e 11 feriti, è stato vano il tentativo disperato del direttore di salvare i suoi giornalisti; quella mattina Charlie Hebdo doveva uscire con la copertina raffigurante una caricatura dello scritore Michel Houllebecq, mentre il suo romanzo – Sottomissione – stava uscendo in libreria, e intorno al quale le polemiche imperversavano da mesi perchè narrava di una Francia governata da un Presidente islamico.
Nel frattempo i superstiti della redazione e i nuovi collaboratori hanno cambiato sede e lavorano in un bunker segreto e con misure di sicurezza da un milione di euro all’anno perchè le minacce degli islamisti continuano ad arrivare ogni giorno.
Noi li ricordiamo a due anni di distanza, e ribadiamo l’importanza della libertà di stampa, di espressione e soprattutto di satira, anche di quella che può non piacere. Nonostante i venti di censura che proprio in questo momento soffiano in Italia anche da esponenti della politica che soffiano sul malessere e lo scontento del paese per introdurre e giustificare controlli e divieti al giornalismo e alla rete, a questi arruffapopolo ribadiamo che è più che sufficiente l’islamismo a mettere il bavaglio all’informazione, sarebbe davvero auspicabile che almeno la politica dimostrasse un po’ di serietà.
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