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Il vero volto di Rafsandjani

gennaio 12, 2017 • Articoli, Mondo, z in evidenza

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di Loredana Biffo

Ali Akbar Hasemi Rasfajani è morto pochi giorni fa per un attacco cardiaco.
Nato nella nobiltà terriera iraniana del sud est, Rasfajani entrò giovanissimo in seminario nella città santa di Qom, divenne subito il pupillo dell’Ayatollah Khomeini, del quale fu un fedele servitore, nonché estensore dell’ideologia clerico fascista della Repubblica islamica fondata dopo la Rivoluzione komeinista che mandò al potere gli Ayatollah più integralisti.

Rasfajani è stata una figura controversa e fondamentale nell’ambito della diffusione del terrorismo internazionale voluto da Khomeini, non era certo un moderato come si tenta di far credere, e del resto non lo è nemmeno Rohuani per quanto i media nazionali (in Francia e Germania viene veicolata un’informazione più fedele alla realtà di questo personaggio oscuro)  persistano in “fantasie riformiste” attribuite erroneamente a questi apologeti della sharia che hanno instaurato un governo ecclesiastico basato sul velayat-e-faqui, corrispondente alla completa identificazione tra politica e clero.
Rasfajani fu un grande oratore dentro e fuori del Parlamento, Presidente negli anni ottanta e novanta, impose alla popolazione un regime durissimo e sanguinario con tutti gli oppositori, in particolare con le donne che subirono una torsione autoritaria e segregante rispetto a ogni libertà e diritti fondamentali.

E’ stata una personalità di spicco del regime che ha direttamente contribuito all’oppressione di un intero popolo e alla morte di innocenti civili, un vero e proprio fiancheggiatore del terrorismo internazionale.
Durante la Presidenza di Rafsanjani, considerato addirittura un ‘moderato’, il regime iraniano ha dato il meglio di sè nel sostegno a terribili azioni di terrorismo internazionale (Washington Institute).

Con la benedizione di Rafsanjani, infatti, furono:

uccisi nel 1992 a Berlino, all’interno del ristorante Mykonos, importanti rappresentanti dell’opposizione curda iraniana in esilio. I loro nomi erano Sadegh Sharafkandi, Fattah Abdoli e Homayoun Ardalan, a cui va aggiunto il traduttore Nuri Dehkordi. I quattro, vennero crivellati di colpi in una esecuzione in pieno stile mafioso.
L’intelligente tedesca accertò il coinvolgimento dell’allora Ambasciatore iraniano in Germania, Hossein Musavian – oggi ricercatore universitario negli Stati Uniti – e dei massimi vertici del regime iraniano (in primis Khamenei e Rafsanjani); venne fatta saltare in aria l’Ambasciata israeliana a Buenos Aires (1992). Ventinove persone innocenti perirono nell’attentato e anche in questo caso, nonostante l’esecuzione materiale da parte di Hezbollah, venne provato il coinvolgimento diretto delle autorità iraniane, nella pianificazione e nel finanziamento dell’attentato; un attentato suicida fece crollare l’intero edificio dell’AMIA, associazione ebraica a Buenos Aires (1994). Nell’attentato perirono oltre 80 civili innocenti.

 

 

Anche in questo caso, nonostante materialmente l’attentato venne compiuto da Hezbollah, l’INTERPOL provò il coinvolgimento delle massime cariche del regime di Teheran ed emise addirittura un mandato di cattura internazionale contro lo stesso Rafsanjani.

Nella speciale commissione che diede luce verde a questo attentato, era presente anche l’attuale Presidente Rouhani. Le inchieste del Procuratore argentino Alberto Nisman, dimostrano l’esistenza di un accordo tra l’ex Presidentessa argentina Cristina Kirchner e l’Iran, per mettere a tacere il coinvolgimento della Repubblica Islamica nell’attentato.

Nisman ha pagato con la vita le sue inchieste, ed è stato ucciso nel gennaio del 2015, il giorno prima della sua testimonianza davanti al Parlamento argentino sul segreto accordo Buenos Aires.
Furono attaccate le Khobar Towers in Arabia Saudita (1996). Perirono 20 persone, per la maggior parte americani in servizio in nel Golfo.
L’attentato fu rivendicato da Hezbollah Arabia Saudita e le indagini americane dimostrarono, neanche a dirlo, il ruolo centrale del regime iraniano.

Recentemente, i sauditi hanno arrestato la mente di quell’attentato, tale Ahmed al-Mughassil, che per anni ha vissuto nascosto a Beirut sotto protezione di Hezbollah (New York Times).

Al curriculum terrorista di Rafsanjani, va aggiunto il suo ruolo determinate nell’ingresso dei Pasdaran nell’economia iraniana. Con la scusa della ricostruzione post guerra Iran – Iraq, Rafsanjani premise alle compagnie delle Guardie Rivoluzionarie di ottenere contratti in ogni settore del sistema economico della Repubblica Islamica, con il risultato che oggi queste compagnie controllano oltre il 50% dell’economia visibile e tutta quella sommersa (compreso il traffico di droga dalla frontiera con l’Afghanistan).

Ed è stato proprio Rasfajani a dichiarare nel 2001 che “se un giorno il mondo islamico riuscirà ad espandersi, sarà grazie alla Repubblica islamica iraniana”. Ai posteri l’ardua sentenza

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