Nuove esecuzioni in Iran, e le stelle stanno a guardare
di Loredana Biffo –
Ad un anno di distanza dall’accordo sul nucleare con la Repubblica Islamica Iraniana, qual è la situazione socio economica e quella dei diritti umani nel paese? L’Iran è l’unico al mondo ad avere un governo teocratico che gestisce la sfera politica identificando in modo speculare la legge della sharia con il Diritto secondo il principio del velayat-e-faqui, ovvero la perfetta identificazione tra religione e politica.
I giornali nostrani hanno spesso elogiato la politica dell’ayatollah Rhoani definito “moderato” dai politici occidentali secondo i quali la vita del popolo iraniano è molto migliorata da quando lui è stato messo al governo del paese con elezioni che lasciano molti aspetti in ombra rispetto al loro effettivo grado democratico, sempre che si possa usare il termine democratico relativamente ad un regime teocratico che ha come fondatore il famigerato ayatollah Khomeyni fautore della “Rivoluzione Isalamica” del 1 febbraio1979 appoggiata dai gruppi marxisti leninisti.
All’inizio di agosto, il leader supremo iraniano Ali Khamenei, ha mosso pesanti accuse agli Stati Uniti di non aver tenuto fede alle promesse fatte con il Joint Comprensive Plan of Action, e ha definito inutili i negoziati con gli americani dissociandosi dall’accordo sul nucleare. Naturalmente sui media nazionali italiani tutto tace. Va considerato che essendo giunti al primo anniversario dalla firma dell’accordo, l’atteggiamento di Khamenei è evidentemente pretenzioso e finalizzato a ricordare ai partner internazionali che la fandonia dell’accordo sul nucleare e dei “buoni propositi” non sarà mai una realtà riaffermando in tal modo la sua autorità.
L’Iran persegue ininterrottamente le proprie ambizioni nucleari, cosa fra l’altro emersa già da tempo nei rapporti dell’intelligence dove si parla di ottenimento da parte dell’Iran di materiale nucleare proprio in vista dell’accordo che prevedeva la limitazione dell’arricchimento dell’uranio e la capacità di produrre plutonio sufficiente per le armi, in realtà la stragrande maggioranza delle strutture atte a questi scopi di arricchimento dell’uranio è ancora in piedi.
Robert Joseph ex inviato speciale americano per la non proliferazione nucleare in Iran, durante una recente riunione a Parigi ha dichiarato che il JCPOA aveva obbligato l’Iran a smantellare solo alcune delle centrifughe per l’arricchimento, lasciandole però in loco e pronte ad essere riutilizzate alla prima occasione. Inoltre mentre i libici hanno dimostrato un concreto impegno ad abbandonare la ricerca sulle armi nucleari e reso accessibile il controllo alle ispezioni internazionali, l’Iran se ne è guardato bene.
Purtroppo – a insaputa dell’opinione pubblica internazionale – il governo iraniano non è nuovo a sviare e impedire che vengano eseguiti controlli esterni sulle sue centrali nucleari, questo ha creato una mancanza di monitoraggio trasparente e molti malumori sui sostenitori internazionali dell’accordo, che ritengono vi sia uno sviluppo nucleare occulto al di fuori dei trattati in luoghi segreti non dichiarati alle agenzie di intelligence. Si pensi che nel 2002 il gruppo della resistenza internazionale dei Mujahedin-e Khalq (MEK) ha rivelato dettagli importanti del programma nucleare iraniano; rivelazione grazie alla quale si è poi riusciti a evitare che il regime procedesse, cosa che allo stato attuale gli avrebbe consentito di possedere già armi nucleari.
Poichè diversi rapporti considerati attendibili dicono che i piani militari strategici sono decisi dallo stesso leader supremo Ali Khamenei (Rhouani è semplicemente un suo braccio esecutore) il cambio di modalità in materia di politica estera non sarà attuato perchè questi offre il suo supporto al dittatore siriano Bashar Assad incondizionatamente e il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche stanno già operando in Siria.
E’ alquanto sconcertante che la politica occidentale non si sia ancora resa conto che questa teocrazia è incapace di riforme, bensì sfrutta la compiacenza degli occidentali per intensificare il suo sostegno agli estremisti islamici.
Il tutto dimostrato dalla sempre più efferata persecuzione nei confronti dei suoi oppositori e attivisti in Iran che vengono arrestati, torturati e giustiziati con cifre in preoccupante aumento. Durante il governo di Hassan Rhouani il regime a impiccato 2600 prigionieri, omosessuali, tossicodipendenti, bambini, donne e moltissimi dissidenti. Nel paese l’accordo sul nucleare e la rimozione delle sanzioni, non solo non ha portato nessun giovamento, ma ha addirittura peggiorato la situazione, inoltre l’annullamento delle sanzioni ha permesso al regime di finanziare le attività illecite.
Il rischio è che se il regime deciderà di abbandonare l’accordo, ne uscirà fortificato dalla compiacenza dell’occidente. Ricordiamo il ruolo di Hassan Rouhani (che oggi è ritenuto “moderato”) nel massacro dei prigionieri politici nel 1988 quando era vice comandante in capo delle forze armate del regime e membro del Consiglio Supremo di Difesa, nonché membro del Consiglio Centrale del Quartier Generale della logistica di guerra, aderì totalmente al crimine perpetrato sui prigionieri oppositori; cosa che denota una dubbia capacità di pensiero riformista, contrariamente a quanto si vuol far credere.
Solo dopo venti anni dal massacro, Amnesty Internetional ha rinnovato la sua richiesta che i responsabili del massacro delle prigioni venissero incriminati, ma giustizia non è ancora stata fatta, ed è considerato dagli esperti di diritti umani il più grosso crimine contro l’umanità del ventesimo secolo dopo la Seconda Guerra Mondiale che è rimasto impunito.
Inoltre il regime è riuscito a tenerlo nascosto alla comunità internazionale e perfino a molti iraniani, continuando tutt’oggi a negare l’eliminazione dei prigionieri e dell’opposizione del 1988.
Nessuno degli ideatori e autori è stato assicurato alla giustizia, compreso il leader supremo Ali Khamenei capo assoluto del Consiglio dei Guardiani che è l’organo preposto a filtrare e decidere le azioni della magistratura, dell’esecutivo, legislativo ed esercito, di conseguenza Rohuani è semplicemente l’esecutore della volontà del clero al potere.
Solo la scorsa settimana era giunta notizia della requisizione e distruzione di oltre mille parabole satellitari da parte dei Basij della milizia militare addetta alla repressione della società civile iraniana. Hanno dichiarato che le parabole satellitari sono la causa dei divorzi e della tossicodipendenza. E’ però solo grazie a queste che gli iraniani possono avere accesso ad una informazione non di regime.
Inoltre 150 ragazzi sono stati arrestati per aver partecipato ad una festa “mista” tra uomini e donne vicino a Teheran. E gli ayatollah hanno vietato il burkini perché ritenuto osceno e immorale in base al fatto che mette troppo in mostra il corpo rispetto al chador e così facendo la cultura peccaminosa occidentale potrebbe infiltrarsi nel paese. Alcune donne iraniane sarebbero state fermate e arrestate presso Marivan, con l’accusa di aver guidato una bicicletta Secondo una nuova legge approvata in Iran, alle donne viene anche proibito di pedalare in pubblico, allo scopo di “preservare la loro modestia”. A tal fine, il regime ha iniziato a costruire delle piste ciclabili, dedicate unicamente alle donne. Una nuova forma di segregazione sessuale, che avviene durante la Presidenza Rouhani, nella piena indifferenza Occidentale che invia le proprie delegate politiche coperte da foulard per non urtare la suscettibilità degli ayatollah.
Tra il 2 e il 18 agosto sono stati giustiziate 59 persone di cui 29 erano prigionieri politici. due fratelli e un loro cugino, della comunità araba sunnita residente ad Hamidieh, Ahwaz. Altri tre ragazzi tra i 18 e i 21 anni, sono stati giustiziati nel carcere di Gorgan (Iran settentrionale). Due ragazzi di 25 e 28 anni sono stati impiccati in pubblico a Bandar Abbas, Iran meridionale. La Resistenza Iraniana ribadisce che il silenzio e l’immobilismo di fronte a questo trend in crescita delle esecuzioni, incoraggia il fascismo religioso al potere in Iran a proseguire la sua repressione, le torture e le esecuzioni. La Resistenza Iraniana sollecita ulteriormente la presentazione del dossier sulle violazioni dei diritti umani in Iran al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e la creazione di un tribunale internazionale che esamini i crimini del regime iraniano ed in particolare il massacro dei prigionieri politici del 1988.
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