Mario Draghi, le banche e la Bce, un ritorno al passato
Redazione
Lunedì 15 febbraio Mario Draghi ha affermato che la BCE potrebbe imprestare fondi alle banche dell’Eurozona accettando in garanzia pacchetti di crediti in sofferenza, cioè quei crediti − mutui o altri prestiti − che hanno un’alta probabilità di non esser mai pagati.
È un’ancora di salvataggio per le banche in difficoltà dell’Eurozona, che non piace affatto ai Tedeschi, i quali insistono sul principio della piena responsabilità finanziaria degli stati e delle banche all’interno dell’Eurozona. Le banche che hanno mediamente troppi crediti in sofferenza nell’Eurozona sono quelle dell’Italia e del Portogallo, che infatti nelle settimane scorse hanno visto crollare il loro valore di mercato.
In risposta alla politica di Mario Draghi, che ai Tedeschi pare vergognosamente lassista, il Consiglio Tedesco di Esperti Economici, un comitato di cinque membri che assiste e consiglia il governo, ha fatto sapere ai giornalisti di aver proposto l’applicazione del criterio del bail-in, entrato in funzione per le banche dell’eurozona a partire dal 2016, anche ai titoli di stato.
Questo significa che, in caso di insolvenza da parte di uno stato dell’Eurozona troppo indebitato, cioè Grecia e Italia, il Meccanismo Europeo di Stabilità potrà intervenire, usando fondi comuni europei, soltanto dopo che i possessori dei titoli stessi avranno perso il loro denaro. In altre parole, i fondi del Meccanismo Europeo di Stabilità non potranno essere usati per pagare i detentori dei titoli di stato: saranno loro a perdere l’investimento.
Un tale provvedimento riporterebbe l’Eurozona nella situazione del 2011-12: i titoli di stato dei paesi troppo indebitati diventerebbero pericolosi per gli investitori e il loro valore crollerebbe sul mercato. Nel 2011-12 la situazione venne salvata da Draghi, che decise di concedere credito illimitato alle banche dell’eurozona a tassi molto bassi, accettando in garanzia titoli di stato. Ora le banche comprano i titoli di stato, li danno in garanzia alla BCE e in cambio hanno liquidità: i titoli di stato equivalgono a liquidità, perciò la speculazione al ribasso sui titoli di stato si è fermata.
Se la proposta tedesca venisse approvata, fra tre anni la situazione di Italia e Grecia potrebbe essere davvero drammatica:
– scadrà il mandato di Mario Draghi e il suo successore potrebbe avere una visione e una politica diversa,
– il Meccanismo Europeo di Stabilità non potrebbe intervenire in caso di difficoltà di uno stato a pagare titoli in scadenza.
Conclusione: i titoli di stato italiani e greci con scadenza oltre il 2018 presentano un alto rischio per chi li detiene, e i grandi detentori di titoli di stato italiani sono proprio le banche italiane e i loro clienti. Dobbiamo aspettarci che i titoli di stato italiani tornino a essere sotto pressione, e che le banche italiane rimangano sotto pressione da parte dei mercati, perdendo valore, anche se non è affatto probabile – per ora − che la proposta del Consiglio Tedesco di Esperti Economici diventi regola europea.
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