Cinema Statuto, 30 anni fa l’incendio che diede il via alle norme sulla sicurezza
di Loredana Biffo
Il ricordo è netto, anche se sono passati più di 30 anni da quel 13 febbraio 1983. Con un’amica si era parlato il giorno prima di andare al cinema, Patrizia, la mia amica, voleva vedere “La capra” che veniva proiettato al Cinema Statuto in via Cibrario a Torino, nei pressi della piazza di cui porta il nome. Ma la domenica partecipai ad un pranzo fuori città con la famiglia, e non andammo al cinema Patrizia ed io quella domenica fredda e piovosa.
In serata la notizia della tragedia, al cinema c’era stato un incendio, vi morirono 64 persone a causa di un corto circuito verso le ore 18 che fece andare a fuoco i tendaggi e le poltrone dell’ultima fila, impedendo agli spettatori di fuggire perchè avevano la strada sbarrata.
Qualcuno tentò di imboccare i tunnel con i gradini per andare all’uscita, ma morirono soffocati dalle esalazioni, mentre il panico e il fuggi fuggi generale verso una sola via di fuga creò ancora più caos. Gli spettatori della galleria furono i primi a morire per il fumo dovuto alle fiamme.
La vittima più giovane aveva 7 anni e la più anziana 55. Morirono come topi in gabbia perchè le uscite di sicurezza erano sbarrate. Alcuni testimoni raccontarono che la maschera tentò di bloccare le persone che si affannavano nella fuga. Un lato oscuro della vicenda che fu qualcosa di inquietante che si andava a sommare al dolore della tragedia.
Dopo tempi tragicamente lunghi per le famiglie delle vittime, e nella peggiore tradizione della giustizia italiana che in questo senso non è migliorata, finalmente la condanna del proprietario del cinema a 8 anni in primo grado che diventarono 2 in appello, e il risarcimento ai parenti delle vittime, alcune famiglie lo rifiutarono.
In quel periodo faceva parte della compagnia di amici che da ragazza frequentavo, la sorella di una delle vittime, che non si faceva una ragione della tragedia che aveva colpito la sua famiglia, ricordo che raccontava del padre che aveva riconosciuto la figlia solo grazie agli stivali che indossava, tanto il corpo era carbonizzato. Testimoni che raccontavano dell’aria irrespirabile dal bar difronte e sul marciapiede, e lo strazio delle urla. Quando i Vigili del Fuoco riuscirono ad entrare, la scena che si presentò loro fu raccapricciante. Una strage, resa ancora più triste dal fatto che in seguito ci si accorse che le porte di sicurezza non potevano essere aperte dall’interno.
Questa tragica vicenda, dovuta ad incuria, irresponsabilità e totale mancanza di norme di sicurezza: tendaggi ignifughi, poltrone, porte e uscite di sicurezza, fumo nei locali; segnò un cambiamento nelle normative in Italia. Venne varata una legge per la sicurezza nei luoghi pubblici, i cinema vennero tutti ristrutturati, molti chiusi per anni. E ricordo che si diceva: “sempre quando i buoi sono scappati dalla stalla”.
Ora c’è un supermercato dove prima c’era il Cinema Statuto, per molto tempo rimasto testimone orrendo della tragedia, con ancora i cartelloni del film La Capra che quel 13 febbraio 1983 era in proiezione per la tredicesima settimana consecutiva.
Molti cittadini non sanno di quella tragedia, di quel cinema che ora non c’è più, e in quel luogo si va a fare la spesa, dove morirono persone che per l’incuria e l’irresponsabilità altrui persero la vita in modo infame. Una delle tante tragedie di questo paese altrettanto infame, che insabbia sempre la verità, e dove le vittime sono vittime due, cento volte a causa di una giustizia troppo spesso negata.
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