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Cosa conosciamo dell’Unione Europea?

luglio 11, 2015 • Articoli, Politica, z in evidenza

 

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Redazione
L’Unione Europea è una realtà che determina largamente il nostro stile di vita, i nostri diritti, la nostra realtà economica, eppure ne sappiamo poco. Non sappiamo bene chi decide che cosa, come funziona, come sono distribuiti i poteri. Perciò ecco una sintetica rassegna delle principali istituzioni europee, delle loro funzioni e dei loro poteri.

Per avere un’idea generale del suo funzionamento, occorre ricordare che l’Unione è nata per progressive evoluzioni dalla CECA, la Comunità del Carbone e dell’Acciaio, che era più una società economica fra partners industriali e commerciali che un’istituzione politica.

Le prime istituzioni Europee assomigliano molto a quelle che reggono le società industriali e commerciali, anche se si tratta di società fra stati, non fra persone: il Consiglio Europeo è come il Consiglio di Amministrazione in una azienda, il Consiglio UE è come l’insieme dei direttori di produzione in una grande multinazionale, la Commissione Europea è come la direzione operativa centrale. Ma negli ultimi decenni si sono fatti passi avanti verso l’integrazione politica: il Parlamento è un organo politico, eletto dai cittadini. E la BCE, organo ‘tecnico’ che gestisce la moneta unica, dovrà prima o poi tener conto degli indirizzi di un qualche organo europeo che goda di legittimità politica, anche se per ora l’accordo fra gli stati su questo argomento non c’è ancora.

Aggiungiamo una breve spiegazione sulle lobby, perché sono importanti e riconosciuti strumenti di promozione di legittimi interessi a livello delle istituzioni europee.
Uno dei principali sistemi per influenzare il processo decisionale europeo è il sistema del “lobbying. ” Ne sentiamo spesso parlare, il più delle volte in modo negativo. Ma di che cosa si tratta?

Le lobby possono essere di natura diversa: organizzazioni non governative (ONG), associazioni di aziende che operano in un settore specifico (es. plastica, ferro, etc.), associazioni di professionisti (es. avvocati, commercialisti, banchieri, etc.), sindacati, società di consulenza, think-tank, e così via, che hanno interesse a promuovere o difendere gli interessi dei propri membri negli ambiti più disparati – diritti umani, difesa delle piccole e medie imprese, protezione dell’ambiente, sussidi, e così via. I membri della lobby possono provenire da uno o più paesi: di solito più è vasta la rappresentanza, più grande è il potere negoziale – anche per via delle maggiori risorse economiche a disposizione.

Scopo delle lobby è convincere i parlamentari e i funzionari che hanno potere decisionale (commissari, membri del gabinetto delle varie commissioni parlamentari, membri del consiglio, etc.) della bontà delle loro proposte, in modo da spingerli a legiferare in un modo o nell’altro.

Come funziona il lavoro di lobbying?

Ogni lobby apre un ufficio a Bruxelles e assume dei professionisti, spesso avvocati con buone capacità relazionali e capaci di dialogare in più lingue, dotandoli di segreterie più o meno vaste ed efficienti e di studi, perché interagiscano con le istituzioni europee dopo essersi documentati, aver raccolto dati, informazioni, tesi autorevoli a favore o contro l’uno o l’altro provvedimento.

Esistono più livelli di lobbying: dall’incontro faccia a faccia con il parlamentare all’organizzazione di conferenze al Parlamento Europeo; dalla partecipazione a sessioni pubbliche che la Commissione organizza per sentire la voce dei cittadini su determinate proposte alla creazione di volantini e materiale specifico sul tema da fornire anche ai media. Si dice che le lobby fanno “advocacy”, cioè delle vere e proprie campagne di informazione e di promozione del gruppo o della causa che sostengono.

Qualsiasi cittadino abbia interesse a ottenere qualche cosa dalle istituzioni europee può rivolgersi alla propria organizzazione di riferimento – se già esiste – per influenzare le decisioni europee.

Questo non vale solo per il privato: anche le istituzioni regionali (es. regioni italiane) hanno uffici di rappresentanza a Bruxelles che promuovono più o meno attivamente i propri interessi in Europa. Se i funzionari della regione sono abbastanza attivi e bravi, riescono a ottenere ciò di cui la regione ha bisogno in quel momento – fondi per l’agricoltura, investimenti in infrastrutture, organizzazione di particolari eventi sul territorio. Così l’operazione di lobbying ha un ritorno di immagine e può favorire la rielezione del partito politico che ha ottenuto di più per i cittadini che rappresenta.

La regolamentazione delle lobby

Siccome il numero di lobby che operano in Europa è altissimo, il Parlamento Europeo le obbliga a firmare il “registro della trasparenza”. Firmando, i lobbisti si impegnano a seguire un codice di condotta e a dichiarare subito quali sono gli interessi che perseguono nel corso della loro attività – oltre a doverlo fare in maniera manifesta quando incontrano funzionari e parlamentari. Nel caso che le regole vengano infrante, il Parlamento può bandire temporaneamente o definitivamente il lobbista dall’esercizio della propria attività.

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