Salone del libro di Torino: no alla partecipazione dell’Arabia Saudita
di Loredana Biffo
Per la prossima edizione del Salone del libro di Torino, è stato deciso che l’Arabia Saudita non sarà inserita come Paese ospite in quanto viola gravemente i diritti umani e in particolare la libertà di espressione.
Ricordiamo il caso di Raif Badawi lo scrittore e blogger che ha fondato un blog dal titolo “Sauditi Liberi”, Il 17 giugno del 2012 , per questo, è stato arrestato a Gedda , dopo aver organizzato un convegno per celebrare “il giorno del liberalismo”. Inoltre è stato condannato a mille frustate di cui una parte già somministrate in pubblico, reo di aver sostenuto opini libere considerate blasfeme.
In Arabia Saudita non esiste libertà di espressione, i libri sono censurati in modo rigoroso dall’integralismo islamico, tanto che nessun artista, scrittore o filosofo sono liberi di scrivere. Le autorità dell’Arabia Saudita proseguono, nel totale silenzio mediatico internazionale, nella capillare campagna messa in atto nei confronti degli attivisti dei diritti civili e umani. Nel Giugno del 2013 almeno 11 attivisti sono stati condannati a dure pene detentive, che variano da dieci mesi a dieci anni di reclusione. Sette giovani sono stati condannati da cinque a dieci anni di carcere per i loro post su Facebook.
La scrittura e i libri sono un’entità minacciosa e perseguita ferocemente, i dissidenti uccisi o torturati. Sono molti i paesi oscurantisti de Medioriente, tra cui anche l’Iran che arriva addirittura a prezzolare giornalisti occidentali che scrivono ciò che questo vuole. Perfino nel Libano la libertà è molto limitata, l’intellettuale Joumana Haddad (http://caratteriliberi.eu/2015/03/25/cultura-e-societa/joumana-haddad-e-il-potere-della-parola/)è stata spesso
messa in difficoltà, e proprio recentemente è stata rifiutata dall’Arabia Saudita che non le ha permesso di parlare ad un convegno.
Bene quindi cominciare a denunciare e opporsi al mancato rispetto dei diritti umani, all’oscurantismo che spesso viene ignorato dall’occidente per motivi di interesse economico.
Poichè in Arabia Saudita i libri vengono messi al rogo, e il fondamentalismo religioso condanna a morte i blasfemi, è un segnale importante che la neopresidente del Salone del libro ha voluto dare per il cambiamento culturale. Un padiglione dedicato, cosa che negli scorsi anni e avvenuta, sarebbe uno schiaffo ulteriore alla cultura e alla libertà di parola. C’è da sperare che siano in molti a prendere l’esempio, giornalisti compresi.
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