Il nuovo pacchetto sull’energia dell’Unione Europea
Redazione
Il 25 febbraio la Commissione europea ha presentato il nuovo Pacchetto sull’Energia, una serie di proposte volte a rafforzare il mercato e la sicurezza energetica dell’Unione. Per ora è soltanto un quadro strategico, non ancora una normativa attuabile. L’elaborazione di norme specifiche da presentare al Parlamento europeo richiederà un anno o due. Altri anni occorreranno per vedere i risultati. Il Pacchetto si basa su tre pilastri/obbiettivi: diversificare il mercato del gas naturale, modernizzare la distribuzione, aumentare l’efficienza, anche aumentando la quota delle fonti rinnovabili e alternative.
L’Unione Europea continua a considerare di interesse comune i progetti di nuove infrastrutture energetiche – rigassificatori, interconnettori e gasdotti – dunque provvederà al loro finanziamento.
Collegare Ungheria, Bulgaria e Romania e altri paesi dell’est a fonti di gas che non dipendano dalla Russia è un’assoluta priorità per l’Europa, anche se far arrivare in Est Europa gas di altra provenienza sarà molto costoso. Questo tuttavia offrirebbe un’alternativa che toglierebbe potere contrattuale ai Russi. Purtroppo i paesi europei che si affacciano sul Mar Nero sono tagliati fuori dalla possibilità di ricevere gas naturale liquefatto, perché la Turchia non permette che navi cisterna cariche di GNL attraversino il Bosforo per raggiungerli. L’attuale basso costo del GNL e dell’energia in generale hanno anche indotto ad accantonare, perché non convenienti, i progetti di costruzione di terminali e rigassificatori di GNL nell’Adriatico.
La Commissione Europea propone di organizzare un ‘salvagente’ per il gas: misure di emergenza da attuarsi in caso di sospensione o riduzione della fornitura. Il piano europeo prevede la totale liberalizzazione dei prezzi del gas e una maggiore trasparenza nei contratti di fornitura. L’UE intende rivedere le leggi che disciplinano gli accordi intergovernativi sui contratti per il gas naturale conclusi tra i singoli Stati e i paesi fornitori per dare alla Commissione un potere centralizzato di negoziazione. Bruxelles vuole stabilire clausole contrattuali standard per tutti i paesi dell’Unione e garantire il rispetto delle normative europee in tutti gli accordi.
Tutte queste iniziative hanno un obiettivo comune, oltre alla trasparenza: ridurre la possibilità che la Russia usi il prezzo del gas come strumento di pressione politica sui singoli stati europei.
La Commissione europea auspica anche una maggiore integrazione delle reti elettriche nazionali. Alcuni scambi di energia elettrica avvengono già all’interno dell’UE, ma i progressi sono lenti. La Commissione chiede che si elabori una relazione annuale sui progressi compiuti. Il traguardo del 10% di interconnessione delle reti di distribuzione europee entro il 2020 sembra minimo, ma non è detto che lo si raggiunga, perché alcuni paesi ne beneficerebbero grandemente, altri no. La Spagna, per esempio, è completamente isolata dal resto della rete europea e produce molta energia solare ed eolica a basso prezzo. Potrebbe collegarsi alla rete europea attraverso la Francia e vendere parte della sua energia, ma la francese Areva non vuole che il flusso di energia a basso costo proveniente dalla Spagna ‘rovini’ il mercato francese. Questo e altri esempi dimostrano come l’interesse nazionale sia in grado di ostacolare il piano proposto dalla Commissione.
L’Unione europea favorirà anche lo sviluppo di nuove tecnologie per le reti di distribuzionedell’elettricità, di cui vorrebbe un completo rinnovamento per farle diventare ‘smart’, autoregolate, per raggiungere un livello molto superiore di efficienza e di risparmio. Inoltre chiederà la liberalizzazione del mercato dell’energia, cioè la rinuncia all’intervento degli stati nel mercato.
L’UE auspica che entro il 2030 il 27% dell’energia deriverà da fonti rinnovabili. Bruxelles dovrà offrire larghi programmi di incentivazione per favorire il passaggio alle rinnovabili.
L’UE intende stanziare fondi anche per rendere il parco immobiliare europeo più efficiente dal punto di vista energetico. Poiché si tratta di proprietà private, saranno i privati a doversi far carico di gran parte dell’investimento, che sarà soltanto parzialmente finanziato dall’UE. Le difficoltà economiche negli Stati membri più poveri ostacoleranno l’attuazione del programma.
Verrà sviluppato il fondo “Smart Financing for Smart Buildings”, perché anche i singoli edifici abbiano al loro interno reti elettriche smart, autoregolate.
Uno degli obiettivi più difficili da raggiungere è l’indipendenza dal petrolio per il settore dei trasporti. La Commissione presenterà un pacchetto relativo ai trasporti su gomma per promuovere soluzioni più efficienti. Ma i costi per un futuro passaggio dal petrolio all’elettricità rimangono per ora proibitivi, tanto più ora che il petrolio costa poco.
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