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L’alloggio “sociale” a Torino

febbraio 26, 2015 • Articoli, Comunicati Stampa

 

 

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di Dario Cataldo

Housing sociale: Ora anche a Torino, a Roma se ne parla ormai da alcuni anni come risposta, almeno parziale, all’emergenza casa, ma è nel capoluogo piemontese che è nato il primo ‘albergo sociale’ in Italia e ora, a distanza di alcuni anni, non è più l’unico.

L’housing sociale consiste in pratica in alloggi messi a disposizione dei cittadini con reddito medio basso che non riescono a pagare un affitto o un mutuo sul mercato privato, ma che non hanno nemmeno i requisiti per accedere a un alloggio popolare. A Torino nel 2011 è nato Sharing: 58 camere ad uso hotel e 122 alloggi per studenti, lavoratori o famiglie in difficoltà: “Il Comune di Torino – spiega Mario Ferretti, amministratore di Sharing – ha indetto un bando nel 2008 per l’acquisto e la gestione di un albergo in periferia, disabitato, che era delle Poste”.
A partecipare al bando sono state la Fondazione Sviluppo e Crescita Crt, che ha messo gran parte delle risorse finanziarie (il 90% dei 14,5 milioni di euro complessivi) attraverso un investimento filantropico, con Oltre Venture, fondo italiano di venture capital per nuove imprese sociali, e la cooperativa torinese Doc scs. Sono così nate due società, Ivrea 24 Abitare Sostenibile spa, che ha acquistato l’immobile, e Sharing srl, che lo gestisce.

L’esperienza di Sharing non è comunque unica a Torino: a Porta Palazzo, il quartiere centrale e multietnico che ospita uno dei mercati più grandi d’Europa, è nato da poco Luoghi Comuni. Lo stabile, che era abbandonato, è stato in questo caso in comodato d’uso gratuito per 30 anni alla Compagnia di San Paolo che lo ha ristrutturato. Il consorzio Kairos ha poi vinto il bando per la gestione della residenza.
Il tentativo, che va oltre alla questione abitativa, è quello di provare a rispondere al degrado della zona, diventando uno dei punti di riferimento del quartiere, con spazi a disposizione di cittadini e associazioni. Come a Sharing, comunque, alcuni alloggi, 2 su 27, sono riservati, attraverso una convenzione col Comune, a persone sfrattate o in attesa di una casa popolare. Per il resto, il 40% delle persone ospitate sono turisti o lavoratori che affittano a prezzi di mercato, mentre il restante 60% è costituito da quelle persone che Andrea Biondello, del consorzio Kairos, definisce in condizioni di stress abitativo e che quindi accedono agli affitti calmierati.
Oltre agli appartamenti, il progetto di Luoghi Comuni comprende anche dei negozi: un ristorante, un bar, una pescheria e un’agenzia di viaggi, un modo per aprirsi al quartiere ma anche per mantenere i conti in attivo.

Dove non arrivano fondazioni e cooperative ci pensano poi i privati cittadini: oltre all’housing sociale, a Torino esiste infatti un’esperienza iniziata qualche tempo fa di co-housing vero e proprio, cioè un gruppo di persone che ha deciso di vivere assieme.
Poco lontano da via Cottelengo si trova Numero Zero: gli abitanti si sono incontrati tramite l’associazione Coabitare e in quello che una volta era un rudere in abbandono affacciato su Porta Palazzo dall’inizio del 2013 vivono 15 persone, giovani, meno giovani e famiglie con bambini, in 8 appartamenti.Il gruppo ha acquistato per conto proprio la palazzina e l’ha ristrutturata completamente. Ognuno ha contribuito non solo economicamente ma anche con il proprio tempo e le proprie capacità, tecniche o meno. Centrali, per il co-housing, sono gli spazi comuni: il giardino, un terrazzo, un seminterrato e una cucina che possono utilizzare tutti gli abitanti. Quella del co-housing, ci spiegano a Numero Zero, è una scelta di condivisione, di modo di vivere e, pur essendo un’iniziativa privata, fa parte a pieno della realtà del quartiere ed è diventata un punto di riferimento per molte iniziative organizzate a Porta Palazzo.

fonti: Radioradicale.it

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