La politica sia prioritaria sulla finanza per un’Europa migliore
di Loredna Biffo
Alexis Tsipras Ha vinto, ha sfiorato la maggioranza assoluta, e Iglesias potrebbe arrivarci in Spagna nel corso del 2015. Questi sono i dati incontestabili.
Una vittoria che in questo desolante panorama europeo fatto di devastazione dello stato sociale e dei diritti, in nome del rigore, non può più essere tollerato.
I partiti che tendono a smarcarsi dagli elettori, producono demotivazione e assenteismo. Infatti tutti gli studi sociologici attestano che difficilmente l’elettorato di sinistra vota per lo schieramento opposto, tuttavia l’astensionismo a sinistra in Italia cresce in maniera esponenziale, come ci siamo potuti rendere conto nelle ultime elezioni politiche e amministrative di questi anni, quindi questa vecchia ipotesi di agganciare l’elettore mediano sembra sempre meno credibile, oltre che controproducente. La vicenda della Grecia, dimostra che ci vuole un reale investimento nel disegnare un progetto che sia il riflesso di una diversa concezione della politica, e nel quale si riconosca che i cittadini hanno spesso idee migliori di chi li governa. Ma soprattutto che far pagare alla gente i debiti causati da errori politici alla lunga (sempre troppo alla lunga) si rivela un boomerang.
Quella greca è la naturale conseguenza dell’incapacità politica nazionale europea e dell’opportunismo tedesco.
E’ quanto basta per scatenare l’ansia della Merkel che minaccia Atene di Grexit (uscita dall’euro). Ma la Germania sa benissimo che non è possibile estromettere un paese membro della UE. Varrebbe a dire che la democrazia è diventata una questione puramente formale, che prevale su tutto il Fiscal Compatc e le sue regole di austerità, sarebbe un uso formalmente democratico di quelle stesse pulsioni a favore della stabilità finanziaria e della rendita.
Syriza è la sfida per un cambiamento, per quanto ne dicano i rancorosi inetti nostrani, che ovviamente getteranno l’ombra del discreto sul voto greco, adducendo a motivazioni poco originali relative all’impossibilità di realizzare una politica che rispetti il fondamentale concetto di “eguaglianza” – irrinunciabile se si vuole parlare di democrazia.
La democrazia costituzionale è questo, se non è un sistema che ha i piedi ben piantati nella società, non è la democrazia che la costituzione vuole. Un “modello”costituzionale, che può piacere o non piacere. A questo si contrappone un altro modello,rovesciato, quello dei “capi”, che si autoinvestono della missione di governare un paese, che si rivolgono al corpo elettorale per avere un investitura,è un processo dall’alto verso il basso, che è la democrazia populista.
Bisogna vedere che cosa vogliamo, in che tipo di società vogliamo vivere.
In una democrazia dal basso,partecipativa, faticosa, di mediazioni, di costi in termini di energie sociali. Oppure in una forma che chiamiamo democratica, ma populista, demagogica.
Un termine che è diventato di uso comune, è non più democrazia, ma “democratura”, che è la sintesi di democrazia e dittatura. (Zagrebelsky 2008). Vedi anche: http://caratteriliberi.eu/2015/01/26/cultura-e-societa/tsipras-e-leuropa-signori-si-cambia/
Si è visto che in Grecia Samaras ha prodotto povertà e disperazione in nome di un rigore che a suo dire è “per il bene del popolo”. Peccato che l’oligarchia finanziaria non sia stata nemmeno sfiorata dalla crisi. E’ ora che cominci a pagare, invece di governare in nome dell’emergenza da essa stessa creata. Non è più tollerabile la solfa che per far funzionare le cose è necessario affamare un intero popolo.
Certo, or assisteremo al balletto degli ebetini che sputeranno veleno su queste elezioni, per non parlare di quelli che faranno passare il nostro governo come socialista solo perchè è è entrato nel Pse. Ma questo non significa nulla se si è subalterni alla destra tedesca che è famelica di rigore a qualsiasi costo. Altrettanto inaccettabile l’atteggiamento ricattatorio che l’Europa ha avuto nei confronti del temutissimo voto greco.
Syriza non ha mai sostenuto l’uscita dall’euro, bensì propone riforme concentrate sul funzionamento dello Stato, contrariamente alla Troika che insiste su tagli ai salari e al numero di dipendenti pubblici (come se ci fosse ancora qualcosa da tagliare), in Germania anche la Cdu ha espresso preoccupazione per la manifestazione di arroganza tedesca. Berlino non sopravviverebbe se la Grecia, la Francia e l’Italia uscissero dall’euro.
Sarebbe anche utile riflettere su come reagirebbero paesi come gli Stati Uniti e la Cina all’uscita della Grecia dall’euro, l’Europa è un’unione utilitarista e scevra di ogni ideale, un carnefice pronto a sbarazzarsi dei soggetti più deboli senza prendersi la responsabilità dei propri errori.
Tutto questo dovrebbe indurre l’Unione europea a cambiare verso anziché reiterare la litania del rigore e dell’assurda concezione di una politica dominante. Nelle democrazie del nostro tempo, nei regimi che definiamo “democratici”, assistiamo ad una conflittualizzazione estrema della politica, ma la politica come avrebbe detto Focault rovesciando Clausewitz è la continuazione della guerra con altri mezzi.
Ebbene, il gioco politico ha molte possibili varianti, esso è un genere che comprende molte specie. Tanti sono i modi possibili, tanti quanti sono i regimi politici, nel senso più ampio le forme di governo. Il gioco politico è democratico finchè certe regole non vengono alterate o applicate in modo scorretto, e quindi si comincia a giocare ad un altro gioco.
Poiché definiamo processo di democratizzazione una sorta di avvicinamento che si può riscontrare o no nella realtà, è necessario un avvicinamento al paradigma di una corretta applicazione di tutte le regole del gioco democratico, se tale regime che chiamiamo democratico si allontana da questo paradigma, allora dovremmo parlare di una degenerazione patologica della democrazia.
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