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Medioriente, la “dignità umana” e il colpo in canna degli Usa

settembre 3, 2013 • Articoli, Mondo, z in evidenza

mediorienteIl Presidente degli Stati uniti Barak Obama, Ha asserito che: “di fronte al massacro di bambini e civili in Siria, l’America non può restare a guardare – bisogna difendere la dignità umana – mostrare al mondo intero che sappiamo essere una nazione-guida perchè convinta che il diritto si crea con la forza” (Repubblica 1 settembre 2013).
Ebbene, in questa sede non stiamo ad elencare il fallimento delle precedenti azioni di forza, il pantano iracheno e l’oscenità di Guantanamo, “guerre umanitarie” ecc, tutte cose che i lettori possono reperire su giornali e web, e di cui si è tanto scritto e parlato negli ultimi anni.
Sarebbe piuttosto utile, trattare questioni riguardanti la polveriera mediorientale, di cui o non si scrive, o se lo si fa, questo avviene in un’ottica di stravolgimento totale dei fatti.
E’ sempre del 1 settembre su Repubblica (ma il problema si ripropone anche su altri media), il commento di Vanna Vannuccini, che dice: “ La vittima iraniana dell’attacco alla Siria ha già un nome: Hassan Rowhani. Se i missili americani colpiscono Damasco il Presidente moderato non troverà più nessuna strada per parlare con gli americani. Rohani ha sempre detto di voler risolvere come prima cosa la crisi nucleare con l’Occidente, e gli iraniani lo avevano eletto per tirarli fuori dall’isolamento internazionale. Anche se volesse continuare a parlare con l’Occidente dopo un attacco, i falchi del suo Paese glielo impedirebbero: la Siria è l’alleato chiave dell’asse sciita. Le bombe sulla Siria segneranno la fine dei negoziati sul nucleare e quella del Presidente moderato che aveva risvegliato tante speranze. E una guerra contro l’Iran diventerà più vicina. Un danno collaterale drammatico”.
Potremmo cominciare col mettere in evidenza il fatto che in Iran dal 1979, anno in cui Khomeini instaurò una dittatura clericale, è in atto una resistenza da parte dei mojaedin del popolo, che è l’unica opposizione al regime degli Ayatollah che da oltre vent’anni denuncia la drammatica situazione politico-sociale in Iran.
un Paese che vive un dramma ed una costatante violazione di qualsiasi diritto: politico, di stampa, sociale, umano, diritti delle donne. Gli interlocutori internazionali, hanno sempre messo in dubbio la legittimità di questo movimento, adducendo che “sono terroristi nella lista nera degli USA”, “sono assoldati dai servizi segreti americani”, “sono comunisti”, “sono islamisti”, “sono una realtà residuale”, “sono una setta armata”.
E’ a fronte di tutte queste singole distorsioni della realtà, che nasce la necessità di informare il mondo della tragedia di un popolo, e di una Resistenza con egemonia femminile nella sua organizzazione. E non di meno, la necessità di mettere in luce gli interessi economici e politici che fino ad ora hanno fatto si che la comunità internazionale non abbia voluto cercare, vedere, la verità, ma abbia creato appositamente confusione sulla questione iraniana attraverso politiche e disinformazione che richiedono omissioni e contraffazioni circa la reale condizione dell’Iran, forse perchè un Iran libero e democratico non fa comodo all’occidente?
L’Iran è un paese che ha una società complessa, molto differenziata al suo interno, in cui si trovano attori sociali come le donne, il clero e altri, che definiscono un quadro molto variegato. La credenza diffusa in occidente, è che quella iraniana sia una rivoluzione tradizionalista, in realtà si tratta di una rivoluzione contro la tradizione religiosa, contro il “primo Stato islamico” della contemporaneità, un’esperienza di Stato islamico che dura da più di un quarto di secolo.
La conflittualità, è dovuta ai diversi orientamenti degli attori politici, nonché ad un precario equilibrio legato alla diversa legittimità popolare e religiosa, ai diversi organi costituzionali della Repubblica islamica-(presidenza della Repubblica e Parlamento, i “Consigli” (quello dei Guardiani), e la figura della “Guida”.
E’ utile però, al fine di comprendere meglio un Paese così complesso, fare un
percorso a ritroso che tocchi almeno nei suoi aspetti principali la questione della religiosità, esaminata come forma di credenza, partecipazione, militanza. Come questa si esplica nella vita quotidiana in un determinato contesto sociale, per esempio rispetto alla politica e all’economia, settori dove l’influenza può essere più immediatamente riconoscibile.
E’ necessario a tal proposito, chiarire alcuni punti sulla figura di Hassan Rowhani, ultimo Presidente iraniano definito dai media internazionali un “moderato” “democraticamente” eletto.
Rowhani è stato un funzionario del regime teocratico negli ultimi 34 anni, si inserisce perfettamente nel quadro di questa dittatura religiosa ed è sotto il controllo del Leader Supremo. Un’occhiata al suo passato rivela senza alcun dubbio la sua vera natura politica. Sulle politiche di base del regime, cioè la repressione interna, il progetto per ottenere armi nucleari, l’interferenza nella regione …. fondamentalmente non è diverso dalle altre fazioni del regime. È stato segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale del regime per 16 anni ed il rappresentante di Khamenei all’interno di quest’organo negli ultimi otto anni e fino ad oggi. Rowhani è inoltre Rappresentante di Khamenei al Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale (dal 1989), Membro dell’Assemblea degli Esperti (dal 1998) e presidente della sua commissione politico-sociale. Membro del Consiglio del Discernimento (dal 1991) e presidente della sua commissione politica-sicurezza-difesa.
La cosa certa, è che Rowhani non è un riformista, basti vedere qual’è l’ampiezza dei suoi poteri e della sua autorità all’interno del sitema:
Nell’ambito del regime teocratico, tutti i poteri risiedono nella figura del Leader Supremo ed il Presidente è semplicemente un funzionario esecutivo. Secondo l’Articolo 110 della Costituzione i capi di tutti e tre i rami, esecutivo, legislativo e giudiziario, sono sotto la supervisione del Leader Supremo. Il capo del ramo giudiziario viene da lui nominato ed il Presidente viene da lui approvato. I comandanti dell’IRGC, delle forze armate (esercito, aeronautica, marina), i cinque comandanti dell’IRGC ed il capo dell’enorme sistema radio-televisivo di stato sono tutti nominati dal Leader Supremo. Le funzioni degli organi di politica estera e sicurezza sono sotto la sua diretta supervisione.
I candidati di tutti gli organi apparentemente eletti, come il presidente, i rappresentanti del parlamento, i rappresentanti dell’Assemblea degli Esperti e persino i rappresentanti dei consigli comunali, devono passare dal filtro del Consiglio dei Guardiani, i cui membri vengono selezionati dal Leader Supremo. I candidati vengono approvati solo se la loro fede, in pensiero e azione, nel Leader Supremo viene provata al di là di ogni dubbio dal Consiglio dei Guardiani. Oltre alla giurisdizione ufficiale, anche molti altri affari ricadono sotto il il dominio diretto del Leader Supremo. Per esempio il progetto atomico negli ultimi 16 anni non è mai stato legato al Presidente, ma è sotto la diretta supervisione del Leader Supremo sul piano dei negoziati.
In poche parole, il Leader Supremo è un sovrano assoluto la cui autorità sorpassa quella dello Scià ed è specificato nella Costituzione che il Presidente ha semplicemente un ruolo esecutivo con una giurisdizione molto più limitata di quella del primo ministro ai tempi dello Scià.
Inoltre Rowhani non è stato “democraticamente” eletto , infatti, Per proteggere gli interessi del sistema nel suo complesso, Khamenei è solito ricorrere ad ogni sorta di imbroglio per aumentare la percentuale di votanti e partecipanti alle elezioni. Questa frode normalmente è condivisa da tutte le fazioni del regime. Il regime ha utilizzato vari schemi per rappresentare un’alta percentuale di affluenza dei votanti, come: diminuire il numero dei votanti ammessi di almeno cinque milioni usare i certificati di nascita di persone decedute a milioni, durante le elezioni portare urne già piene ai seggi elettorali , più importante, moltiplicare il numero dei voti nelle cosiddette “stanze di accumulo” dei voti.
Ma, la cosa importante, nella struttura del regime iraniano è che le politica per la sicurezza nazionale e la politica estera sono completamente controllate da Khamenei, che il Presidente attua solo le sue decisioni e non ha alcuna influenza su queste questioni.

Per quel che concerne la spinosa questione dell’esportazione del terrorismo, il programma atomico e le relazioni con l’Occidente e gli Stati uniti, è sufficiente ricordare le dichiarazioni di Rowhani: Né Ahmadinejad, né Khatami hanno avuto alcun ruolo in esso. A volte Khamenei agisce come se la decisione venisse presa dal presidente per fuorviare le sue controparti o creare un illusione. Il 4 Luglio 2013, nella sua conferenza stampa Ahmadinejad ha affermato: “Io non entro nelle discussioni del progetto atomico, su come potrebbe essere risolto e le opportunità che abbiamo o non abbiamo avuto. È già da qualche tempo che non sono coinvolto in questa questione.”
Nel frattempo, il regime iraniano, continua sistematicamente a violare pesantemente i diritti e la “dignità umana”, in particolare quella delle donne, è di ieri la notizia del massacro perpetrato a carico dei resistenti che risiedono a Camp Asrhaf, è stato ordinata l’uccisione di 50 persone, e l’obiettivo è lo sterminio totale dei residenti di Camp Asrhaf e Camp Liberty, dove già vivono in condizioni precarie.
Tutto questo sotto gli occhi delle forze ONU che presiedono i due campi, e dopo che gli Usa avevano garantito sulla loro protezione.
Allora come non chiedersi, come non chiedere al Presidente degli Stati uniti Barak Obama, se è possibile lasciar proliferare tali nefandezze e poi un bel giorno asserire che è necessario intervenire bombardando per tutelare la dignità umana. Si tollera qualsiasi cosa da parte di regimi efferati, Siria compresa, per poi scandalizzarsi se questi fanno uso armi chimiche.
Il regime iraniano è la chiave di volta della questione mediorientale, il mandante del terrorismo e di armi ad Ezbollah. E’ impossibile che l’America non lo sappia, così come sa che sta mettendo a punto il progetto nucleare. Mala tempora.

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