Roberto Zadik –
Fuggire dalla sofferenza o cercare il piacere, rincorrere la sensazione migliore ed il brivido dell’esperienza oppure scappare dalla cosiddetta “realtà” per acciuffare l’infinito o il semplice e tanto sperato “divertimento senza freni”. Davvero complesso e poco esplorato, lo spinoso tema delle droghe è decisamente interessante da vari punti di vista.
Fra questi mi sono sempre interrogato sia sulle motivazioni di chi compie certe scelte, che riguardo agli effetti delle sostanze stupefacenti su carattere e salute di questi soggetti.Sarebbe anche da approfondire quali caratteristiche comuni di personalità potrebbero unire chi decide di assumere queste sostanze illegali e di frequentare feste trasgressive ed estreme come i Rave Party, eventi decisamente “al limite” e spesso clandestini che, da circa trent’anni, dilagano in Europa.
Ma qual’è il rapporto che il nostro Bel Paese ha con le droghe e con queste feste “da sballo”? Nonostante la longevità del problema della droga, almeno da più di mezzo secolo, soprattutto dalla metà degli anni ’60 ma anche molto prima, non solo fra i giovani, i media italiani spesso e volentieri esprimono un silenzio imbarazzante su questo argomento.
Giornali ed altri mezzi di comunicazione sono eccessivamente orientati alla politica internazionale , interna ed ai grandi problemi del mondo più che interessati a cosa stia succedendo nella società ed ai suoi reali problemi, dalla disoccupazione, alla droga, dall’alcol alla solitudine. Considerato da molti un tabù, un tema “scomodo” e da evitare, vi sono pochissimi film e i documentari italiani sulla droga; ricordo solo il discreto “fame chimica” così come “Radiofreccia” di Ligabue e le canzoni dei grandi cantautori, come il sublime “Cantico dei drogati” di De Andrè.
La società della nostra Penisola si divide fra moralismo e ribellione, fra chi incoraggia e chi vieta e chi semplicemente non ne vuole sapere. Eppure la droga silenziosamente si diffonde e prolifera e , probabilmente, le crisi economiche, lavorative e pandemiche di questi anni ne hanno stimolato l’utilizzo da parte di molti, non esclusivamente i soliti giovani “in crisi adolescenziale” da stereotipo ma anche trentenni, quarantenni e, forse, anche oltre, che non solo non vedono un futuro ma intendono dimenticare il presente, almeno per poche ore, sprofondando nei “paradisi artificiali” citando il saggio del grande poeta francese Baudelaire.
Le immagini del rave di Modena e di qualsiasi raduno di questo tipo, che sembrano imitazioni techno dei grandi festival hippie di Woodstock e dell’Isola di Wight, ma privi di quella idealistica poesia anni settanta che li caratterizzava, destano inquietudine e malinconia ma anche rabbia e critica, verso quell’ammasso di giovani che vi si riversano ogni volta in cerca di non si sa bene cosa.
Ogni volta lo stesso “teatrino dei Rave” si ripete sempre uguale a prescindere da luogo, anno, stagione e partecipanti. Musica al massimo volume, assembramenti di “mandrie umane” incuranti delle conseguenze di quegli “sballi ravvicinati del terzo tipo” citando un brano del grande Vasco, le solite e inascoltate lamentele dei vicini la cui unica preoccupazione sembra essere il rumore e non l’autodistruzione di troppa gente.
Nei Rave si trova di tutto, umanità, spericolatezza ma anche fragilità e tanta disperazione spesso travestita da finta audacia edonista e selvaggia. Gente mezza nuda, che si dimena forsennata ed a rischio di vita trascinata dai battiti di quella musica spesso inascoltabile; nuvole di fumo, risate, nausea e sudorazione incontrollata mentre il sole sta per sorgere e la tenebra della notte e quella dell’eccesso stanno evaporando nelle prime luci del mattino.
Avevo scritto anche un racconto intitolato “Il tramonto dell’alba” ormai quasi dieci anni fa, nel mio esordio letterario, l’ebook “Milanconie 2.0” e sebbene non fumi nemmeno le sigarette, mi sono sempre interrogato e sempre mi interrogherò su cosa diano e cosa tolgano le droghe cercando di evitare moralismi e pregiudizi ma solo di capire cosa si nasconda dietro l’insostenibile frastuono delle casse dei Rave Party e gli effetti delle droghe “leggere” e “pesanti”, dalla cannabis, agli allucinogeni, dalla cocaina all’eroina.