Il fascino magnetico di Jean Louis Trintignant e la forza espressiva del grande cinema francese
di Roberto Zadik –
Non è mai facile dimenticare un grande personaggio ed è doveroso ricordare anche il fascino e l’importanza del grande cinema francese d’autore, composto da indimenticabili registi come Truffaut o Chabrol e da attori di eccelsa bravura e espressività come Jean Louis Trintignant che si è spento a 91 anni, venerdì 17 giugno. Ovviamente, la notizia della sua scomparsa ha attraversato il web come una freccia infuocata e, in poche ore, i siti di mezzo mondo hanno ricordato l’attore che, a quanto pare, è morto serenamente.
Volto intenso e carisma delicato ed avvolgente, Trintignant è passato alla storia del grande schermo per interpretazioni memorabili sia nella sua Francia, lavorando al fianco di registi di primo piano, che in Italia; da citare due dei suoi più grandi successi, il primo al centro della trama del gioiello poetico di Claude Lelouche “Un uomo una donna” ed il secondo l’esistenziale e profondo film di Dino Risi “Il sorpasso”, uscito sessant’anni fa nel 1962, considerato come uno dei più riusciti del regista milanese anche grazie alla sua interpretazione.
In coppia con l’istrionico ed irrequieto Vittorio Gassman, egli si superò per talento ed espressività in un duello recitativo fra due personaggi opposti, lo spaccone Bruno, interpretato da Gassman che guidava spavaldo la vettura sportiva e lui, nei panni del timido studente Roberto.
Estremamente a proprio agio nei ruoli di personaggi cupi ed ombrosi, attore intenso e riservato, fra le sue tante interpretazioni, è doveroso ricordare ruoli importanti come quello della spia fascista Marcello Clerici ne” Il conformista”, adattamento cinematografico del romanzo di Alberto Moravia firmato dal brillante Bernardo Bertolucci, e la sua parte ne “Il deserto dei tartari”, ultimo film del talentuoso Valerio Zurlini tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati, in cui interpreta il complesso ruolo del protagonista di una trama oscura e intimista.
Gli anni sessanta, soprattutto, ma anche gli anni Settanta furono periodi gloriosi e di grande notorietà per lui; successivamente, negli anni ottanta e novanta, egli cominciò a scomparire dalle scene fra momenti di crisi interiore e problemi di salute, anche se si segnalò per alcune grandi prove attoriali come nel “Film Rosso”, del geniale regista polacco Kiezlowski, al centro di una trilogia esistenziale che alludeva ai colori della bandiera francese con altre due pellicole “Film Blu” e Film Bianco”, in cui interpretava la parte di un giudice in pensione .
Una vita di successi ma anche di drammi immensi come la morte di due figlie, la prima Pauline, nel 1969, improvvisamente deceduta poco dopo la nascita e l’ennesimo lutto, nel 2003, quando Marie Trintignant, fascinosa attrice come il padre, venne massacrata dal compagno, Bertrand Cantat talentuoso leader di una delle più efficaci rock band francesi che, ubriaco, la picchiò con tanta violenza da ucciderla a soli 41 anni. Fu un evento che sconvolse sia la Francia che la carriera di Trintignant che, salvo rare apparizioni, si ritirò sempre di più dal grande schermo, lasciando il ricordo di un interprete fra i più incisivi del cinema francese, al pari di attori come Gerard Depardieu, Jean Gabin e Michel Piccoli.
Un breve omaggio al cinema francese
In questo omaggio a Trintignant ed al suo talento delicato e intenso, desidero ricordare il grande cinema francese, quello fra gli anni ’60 e ’90, il migliore trentennio di un universo creativo tanto stimolante quanto dimenticato e ignorato nel nostro Paese.
Non tutti ricordano che la Francia è la patria per eccellenza del grande cinema, territorio di film spesso intimisti e introspettivi e di commedie brillanti e, più raramente, di film polizieschi o d’azione all’americana. Pur essendo molto vicina all’Italia, qui, raramente, si parla dei suoi talenti e del fascino di molti suoi film, classici del suo cinema, che raggiunse la sua massima espressione nel movimento della “Nouvelle Vague” , con registi esistenziali e complessi come Jean Luc Godard ed autori raffinati e introspettivi come Francois Truffaut, che realizzò gioielli come “Jules et Jim” ed “Effetto Notte”; da ricordare anche il giallista e maestro di analisi dell’animo umano Chabrol.
Notevole anche il gusto per la risata e la commedia alla francese con l’ironia sferzante di autori come Francis Veber, che ha diretto gli esilaranti “La capra” con Depardieu e “La cena dei cretini”, così come l’indagine sui sentimenti dell’animo umano, espressa da autori di alto livello come il poeta romantico Eric Rohmer e il suo “Il Raggio verde” e il razionale e intimista Claude Sautet autore dello splendido “Un cuore in inverno”.
Ricordando Trintignant e la sua arte, mi vengono poi in mente attori come l’intenso Jean Gabin, l’ironico e elegante Michel Piccoli, il trasformista ed impulsivo Gerard Depardieu e tutto quel filone di origine maghrebina che ha recentemente trasformato il cinema d’oltralpe, dal raffinato regista tunisino Kechiche, al comico, di famiglia ebraica marocchina, Gad Elmaleh dimostrazione di un paese in continuo fermento ed evoluzione che ha filtrato la sua essenza più profonda attraverso il cinema e le storie in esso contenute.
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