Nuova ondata di arresti in Iran
di Loredana Biffo –
In Iran, prosegue l’ondata di arresti dopo l’emissione della sentenza del ministero delle Informazioni e il sistema giudiziario.
Il ministero delle Informazioni del regime iraniano, dopo il fallimento della gestione dell’emergenza Covid, ha sistematicamente infangato l’immagine dei dissidenti e combattenti, inscenando una e della raccolta di 8000 firme dei suoi mercenari contro la Resistenza Iraniana, ora alla vigilia della grande riunione internazionale della Resistenza in solidarietà con la rivolta degli iraniani arresta ed emette sentenze d’arresto contro i simpatizzanti e famigliari dei Mojahedin del popolo Iraniano.
Zahra Akbari, moglie del prigioniero politici abolghasem Fuladvand, dottor Hani Jzerlu e suo figlio Hud, Sedigheh Moradi, Mehdi Khavas Sefat, Mohammad Vali Gholan-nejad sono tra coloro che hanno ricevuto la condanna a carcere. Questi erano stati arrestati lo scorso anno e poi rilasciati, ora si trovano nuovamente nelle grinfie del regime. Il Dottor Jazerlu era stato in carcere negli anni 80. Mohammad Vali Gholan-nejad era stato in carcere dal 2008 fino al 2011.
Anche la signora Farnghis Mazlun ha ricevuto comunicazione di essere indagata, lo scorso era stata in carcere per tre mesi e nonostante avesse subito stata un’operazione al cuore, Farnchis è la madre del prigioniero politico Soheil Arabi, autore di una petizione nel carcere di Fashafuieh.
La Commissione Sicurezza e anti terrorismo del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana in un comunicato del 28 giugno ha annunciato che in seguito alla firma di un documento che rivelava alcuni dei firmatari, i loro famigliari sono stati soggetto di maltrattamenti, con lo scopo di distruggerli e fargli dichiarare pentimento del sostegno ai Mojahedin del popolo.
La signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, vista l’ondata degli arresti dei simpatizzanti dei Mojahedin del popolo e i loro famigliari, ha chiesto al Segretario generale dell’ONU e all’Alto commissariato dei Diritti Umani di inviare una delegazione internazionale in Iran per visitare le carceri e i carcerieri e i loro famigliari.
Si consideri che la corruzione istituzionalizzata del regime iraniano coinvolge in modo particolare la magistratura che fa capo a Akbar Tabari, vicepresidente esecutivo e direttore generale delle finanze della magistratura da 20 anni. Tabari era inoltre il vice dell’ex capo della magistratura Sadeq Larjani, un ingegnere che ha ricoperto un ruolo fondamentale nella magistratura senza avere una competenza legale, ma che è stato scelto per la sua incondizionata fedeltà al regime, e che per questo ha ricevuto quantità importanti di denaro, terreni, beni immobili e potere.
Tabari è solamente un caso di corruzione come ve ne sono molti altri in Iran.il regime per mascherare le sue torbide azioni mette in scena processi farsa contro i corrotti, dove qualcuno viene poi sacrificato per salvare i responsabili più importanti della magistratura, uno di questi giudici che hanno subito un processo e l’espulsione, è l’ex procuratore di Teheran Said Mortazavi, che era a capo anche del tribunale per la Stampa.
Mortazavi durante la sua carriera ha fatto sequestrare più di un centinaio di pubblicazioni e incarcerare centinaia di giornalisti. Il suo nome è comparso nell’inchiesta parlamentare come autore dell’omicidio di Zahra Kazemi, un fotografo iraniano-canadese ; è stato inoltre mandante di numerosi casi di tortura nei confronti dei prigionieri del carcere di Kahrizak durante le proteste del 2009.
Mortazavi è responsabile inoltre di corruzione finanziaria e appropriazione indebita di rapporti investigativi e di vendita di domande per l’esame di ammissione in magistratura. La pesante sentenza a suo carico è stata annullata per volere di Ali Khamenei.
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