L’ipocrisia europea e i missili di Hamas
di Niram Ferretti –
Tra il 28 e il 29 maggio, da Gaza vengono lanciati 120 missili su Israele. Fortunatamente non ci sono state conseguenze gravi per la popolazione. Una parte dei missili non hanno raggiunto gli obbiettivi, altri sono stati intercettati da Iron Dome.
“I recenti attacchi provenienti dall’interno di Gaza sono i maggiori dal 2014” dichiara Nikki Haley, l’ambasciatrice USA all’ONU, chiamando in causa il Consiglio di Sicurezza, così solerte nel condannare Israele quando si difende, ma in uno stato di sopore quando viene attaccato.
Invero, la comunità internazionale si fa sentire. Giungono da Germania, Francia, Gran Bretagna e da altri paesi, condanne esplicite nei confronti di Hamas. Peccato che il suono della musica sia stato ben diverso quando si è trattato di focalizzare la propria attenzione sulla cosiddetta “Marcia della Pace”, organizzata sempre da Hamas il 30 marzo scorso ai confini di Gaza e Israele. E come mai? Semplice. Ci furono dei morti palestinesi, 16 la prima volta e poi, il 14 di Maggio, in concomitanza con lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, altri 62. Apriti cielo. Partì un unico coro di accuse nei confronti di Israele, come avviene tutte le volte che esso si difende.
A Hamas è bastato utilizzare il linguaggio che sa avere una presa immediata in Europa e in Occidente. Camuffare il tentativo di introdurre i propri miliziani in Israele nel contesto di una manifestazione “per la pace” è stato sufficiente. Chi sarebbe stato ucciso dai soldati israeliani sarebbe stato immediatamente trasformato in “vittima”, in “inerme”, in “innocente” e la risposta risoluta di Israele, in “carneficina” e “massacro”. Così è stato, come da copione.
I mass media occidentali hanno potuto organizzare il loro usuale sabba intorno allo Stato ebraico mentre le cancellerie europee accusavano Israele di reazione “sproporzionata”, di “abuso della forza”, le stesse che poi hanno alzato il dito contro Hamas quando in un giorno e mezzo ha lanciato 120 missili a sud del paese.
Abbiamo assistito forse a un cortocircuito, a una débâcle cognitiva? No, si è trattato e si tratta di feroce malafede. Condannare Israele perché in mezzo a 40,000 manifestanti uccide settantasei uomini che Hamas stesso dichiara essere dei propri (14 dei 16, morti il 30 di marzo e 52 dei 62, morti il 14 di maggio) e poi essere solidali nei suoi confronti perché questa stessa organizzazione terroristica gli lancia addosso 120 missili, non solo è grottesco, è infame.
Non potrebbe essere più chiaro di così. La schizofrenia europea nei confronti di Israele che è andata in scena in questi giorni è il segno tangibile e inequivocabile della sua profonda ipocrisia e della sua sudditanza psicologica riguardo alla propaganda di Hamas, che poi null’altro è se non la conseguenza del suo radicato filopalestinismo.
Hamas è sempre vincente quando Israele risponde alle sue aggressioni provocando vittime, soprattutto se, malauguratamente, si tratta di civili, sulla cui morte esso lucra cinicamente con grande abilità, tuttavia sporca un po’ la propria immagine quando, come nel caso dei 120 missili, la risposta di Israele non provoca nessun morto arabo. Allora l’Europa, obtorto collo, è costretta a dichiarare che insomma, no, lanciare missili e colpi di mortaio contro Israele non va bene perché in questo modo si compromette “il processo di pace”…risum teneatis.
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