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L’Ayatollah Khatamy dichiara massimo appoggio a Hezbollah

febbraio 7, 2018 • Articoli, Mondo, z in evidenza

di Loredana Biffo –

“Noi costruiremo missili, aumenteremo la loro portata e appoggeremo Hezbollah più che potremo”.

Questa è la dichiarazione del regime fatta da Ahmad Khatami il 2 febbraio mentre le manifestazioni di protesta continuano e l’Europa continua imperterrita a fare affari con gli Ayatollah, è proprio di questi giorni la notizia che il presidente francese Macron ha dichiarato di voler finanziare l’Iran per sopperire ai tagli americani. Del resto anche Federica Mogherini non ha mancato di esprimere il suo sostegno al regime.

Ahmad Khatami,  difronte al proseguimento delle rivolte, dice che i manifestanti sono ribelli e devono essere giustiziati. Dopo le continue proteste della popolazione e dei giovani, il 1° Febbraio, alla vigilia del 40° anniversario del governo del fascismo religioso in Iran Khamenei, leader supremo di questo regime corrotto, ha inviato il Mullah Ahmad Khatami, membro del consiglio dell’Assemblea degli Esperti, alla preghiera del venerdì di Teheran per intimidire la popolazione in rivolta.

Per approfondire:

Khatami, vista la rabbia dimostrata dal popolo verso il malvagio regime del velayat-e faqih e verso Khamenei, ha definito questo enorme usurpatore, nonché più grosso ladro della storia dell’Iran “il giusto sovrano dell’Islam” ed ha aggiunto:

“Dobbiamo combattere i rivoltosi, che siano essi studenti, religiosi o altro… Voi dovete essere furiosi con i capi dei rivoltosi e punirli in maniera definitiva. L’ho detto durante la sedizione del 2009. Lo dico anche adesso che nella nostra giurisprudenza, quello che scende in strada contro il giusto sovrano dell’Islam, che appicca il fuoco e uccide la gente, è un ribelle contro l’Islam e nella nostra giurisprudenza la condanna per lui è la morte“.

Il Mullah Khatami, di fronte alla comunità internazionale e a Israele che vorrebbe fermare il programma missilistico del regime,  ha attribuito le attività missilistiche al Corano, dicendo:

“Per ordine del Corano, nel campo della deterrenza, noi fabbricheremo quanti missili vogliamo, aumenteremo la loro portata quanto vogliamo e non negozieremo su questo con nessuno e non permetteremo a nessun governo di interferire. Il ministro francese e gli altri si dovranno togliere le cuffie dalle orecchie e se vorranno negoziare su questa questione, noi risponderemo loro in anticipo”.

Mentre la macchina bellica del regime e la sua esportazione del terrorismo vacillano ogni giorno di più, Khatami ribadisce il proseguimento dell’esportazione del terrorismo e il sostegno ai gruppi terroristici. E ha detto: “L’Iran non ha mai rinunciato e non rinuncerà mai a questo supporto. Noi consideriamo Hezbollah una nobile organizzazione e un difensore della patria”.

La resistenza dal canto suo dichiara: “è finito il tempo delle minacce per Khamenei e Khatami. Il popolo si è ribellato e i giovani sono determinati a rovesciare il fascismo religioso al potere in Iran. Il regime del velayat-e faqih verrà sepolto per sempre con tutte le sue bande, così il popolo dell’Iran, la regione e il mondo se ne sbarazzeranno”.

Nel frattempo il  direttore dell’Organizzazione Carceraria, Asghar Jahangir alto funzionario dell’organizzazione carceraria ammette l’arresto di oltre 5000 persone, tra cui 1400 donne, durante le proteste.

Il regime iraniano ha organizzato una “visita spettacolo” al carcere di Evin, per alcuni parlamentari del regime, per nascondere la vergogna dei crimini commessi sui prigionieri arrestati durante le proteste. Lo show è avvenuto nonostante dopo l’uccisione sotto tortura di Khaled Qaisari nel carcere di Kermanshah, il numero dei prigionieri trucidati sotto tortura sia arrivato almeno a 12.

Undici membri del parlamento, dopo tre settimane di organizzazione, preparazione e rinvii, alla fine sono stati portati nel carcere di Evin il 30 Gennaio. Sebbene a questa delegazione scelta fosse stato vietato di parlare liberamente delle sue osservazioni, alcuni hanno rivelato nuovi risvolti sui crimini compiuti dal regime sui detenuti delle proteste di Gennaio.

Alireza Rahimi, membro del Comitato per la Sicurezza Nazionale e la Politica Estera del regime, venerdì 2 Febbraio ha citato il  direttore dell’Organizzazione Carceraria Asghar Jahangir, dicendo:

“Il numero totale degli arrestati durante i fatti di Gennaio è di 4972, il 73,94% dei quali sono donne e il 27,5% sono donne. 438 persone sono ancora detenute. Inoltre 55 persone sono detenute nel Ministero dell’Intelligence” (agenzia di stampa Ilna – 2 Febbraio). Quindi, secondo il capo dell’Organizzazione Carceraria del regime, durante le rivolte di Gennaio, circa 1400 donne sono state arrestate, mandate nelle carceri e nelle camere della tortura del regime.

E’ molto probabile  che il vero numero degli arrestati e dei detenuti sia molto più alto. Da un lato il capo dell’Organizzazione Carceraria sta cercando di dipingere il numero degli arresti come molto inferiore alla realtà, dall’altro, molte carceri, centri di detenzione, case segrete e sicure appartenenti al Ministero dell’Intelligence, all’intelligence del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) e ad altre forze repressive, non sono sotto il controllo dell’Organizzazione Carceraria e Jahangir non le menziona.

Uno degli obbiettivi del regime, nell’organizzare questa visita, è stato quello di nascondere l’uccisione sotto tortura di un giovane coraggioso, Sina Ghanbari, e di registrare la ridicola bugia del regime sul suo suicidio. Ma Mohammad Kazemi, uno dei parlamentari in visita ha detto: “Non ci sono molte informazioni sulle modalità e sulle cause del suicidio di Sina Ghanbari, e finora la visita dei rappresentanti non ha svelato il mistero della sua morte”.

Sul modo in cui è stata condotta questa visita Alireza Rahimi ha detto:

“La folla che ci ha accompagnato è stata sorprendente. Quasi 50 persone hanno accompagnato i parlamentari in visita. Tutte le conversazioni con i prigionieri sono avvenute in presenza dei funzionari e del loro entourage”.

Mohammad Kazemi si è anche lamentato per la “significativa presenza di agenti insieme ai deputati in visita al carcere di Evin”, dicendo che sarebbe stato meglio per tutti “se nessuno ci avesse accompagnati, o che solo il capo dell’Organizzazione Carceraria o il direttore del carcere di Evin ci avessero accompagnati”.

Maryam Rajavi, la Presidente eletta della Resistenza Iraniana, il 24 Gennaio ad un meeting con i gruppi parlamentari del Consiglio d’Europa ha detto: “Almeno 8000 persone sono state arrestate durante le proteste. Ogni giorno, arrivano notizie di prigionieri uccisi sotto tortura e gli aguzzini affermano, mentendo, che si sono suicidati in carcere”. Maryam Rajavi ha chiesto alle Nazioni Unite, all’Unione Europea e al Consiglio d’Europa, di prendere misure efficaci e decisioni vincolanti per costringere il fascismo religioso a rilasciare gli arrestati durante le proteste ed ha chiesto la creazione di una commissione internazionale per indagare sui casi dei martiri, dei prigionieri, delle persone scomparse durante le proteste e su quelli di coloro che sono stati uccisi in carcere. Ha detto che 39 anni di crimini e massacri, di discriminazione e repressione delle donne e di repressione e censura sono abbastanza. La comunità internazionale deve porre fine al suo silenzio e alla sua inazione.

 

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