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La rivolta iraniana che il regime reprime nel sangue

dicembre 30, 2017 • Articoli, Mondo, z in evidenza

di Loredana Biffo –
La manifestazione della popolazione di Mashhad a Shohada Square, di fronte al palazzo del comune, si è velocemente diffusa in una vasta area della città, con la partecipazione di circa 10.000 persone. I manifestanti, tra cui c’erano uomini, donne, persone anziane e bambini, hanno gridato: “No al rialzo dei prezzi!”, “Il governo Rouhani: vuote promesse!”, “Se risolveste un caso di corruzione, i nostri problemi sarebbero risolti!”, “Né per Gaza, né per il Libano. La mia anima si sacrifica per l’Iran!”. La presenza delle donne a questa manifestazione è stata impressionante.
Prima dell’inizio della manifestazione, un gran numero di forze repressive e di truppe antisommossa sono state dispiegate sul posto. Ma a causa del gran numero di persone non hanno potuto fare nulla. La gente ha spintonato via le forze di polizia ed ha continuato a protestare. Mezz’ora dopo la folla si è diretta verso il santuario dell’Imam Reza.

Anche le persone truffate da vari istituti finanziari si sono unite alla manifestazione. I poliziotti hanno iniziato a sparare in aria e a lanciare gas lacrimogeni per intimidire e disperdere le persone, ma i giovani hanno lanciato i lacrimogeni di nuovo verso le forze del regime. La gente ha gridato: “Polizia andate ad arrestare i ladri!”, “A morte Rouhani!”, “A morte il dittatore!”.
Quando la gente si è radunata di fronte al santuario dell’Imam Reza, le forze di polizia hanno attaccato la folla, picchiando selvaggiamente molte persone, ed hanno spruzzato gas lacrimogeno negli occhi di una donna. Questo ha fatto infuriare la gente, e per protestare contro questo brutale attacco hanno infranto molti blocchi al centro della strada, segnali e recinzioni e punito gli agenti che avevano picchiato le donne. L’arrivo dei veicoli con i cannoni ad acqua ha fatto infuriare ancora di più la gente che ha iniziato a lanciare contro di essi pietre, pezzi di legno e di vetro e si è scontrata con le forze repressive che gli stavano sparando. Gli scontri hanno provocato il ferimento di molte persone. Molti agenti delle forze repressive, spaventati dalla folla, sono fuggiti sulle loro moto.

I manifestanti hanno gridato “morte a Khameni”, “morte a Rohani”, “morte al dittatore”, Oggi è il giorno del lutto, i diritti della nostra nazione sono spogliati dai mullah”, ” mullah, vergogna a voi, abbandonate il paese”, ” Moriremo ma libereremo l’Iran.” Quando sono stati attaccati dalla polizia, hanno scandito ” Polizia, andate a fermare i ladri”, in riferimento alla numerosa deviazione di fondi per gli ufficiali del regime. La popolazione di Khorramabad ha manifestato anche contro la repressione e la povertà nel paese. Ha scandito: ” Che cosa è è stato del nostro denaro? È perso in Siria! “, ” Che cosa è gratuito in Iran? Volo e tirannide.” ” Vigile iraniano, Sostieni, Sostieni! “, ” Morremo ma non tollereremo l’umiliazione.”
I manifestanti hanno gridato “A morte Rouhani!”, “A morte il dittatore!”, “Se risolveste un caso di corruzione, i nostri problemi sarebbero risolti!”, “Né per Gaza, né per il Libano. La mia anima si sacrifica per l’Iran!”.
Proteste simili si sono svolte a Neyshabur, Kashmar, Birjand, Shahrood, Noshahr e in molte altre città dell’Iran.
Maryam Rajavi ha salutato gli eroici cittadini di Mashhad e Neyshabour, Kashmar, Birjand e Shahrud, che si sono ribellati al rialzo dei prezzi, alla disoccupazione e alla corruzione gridando “A morte il dittatore!”, “A morte Rouhani!” e che si sono scontrati con le forze repressive. Ha elogiato il notevole e coraggioso ruolo delle donne in questa grande protesta. Ha chiesto a tutto il popolo, ed in particolare ai giovani, di appoggiare la grande rivolta di Mashhad. Ed ha aggiunto: “L’eroica protesta di oggi in gran parte dell’Iran, ha dimostrato ancora una volta che il rovesciamento del regime dei mullah e il ristabilimento della democrazia e del governo del popolo sono una richiesta nazionale e sociale.
“Mentre la stragrande maggioranza del popolo iraniano sta soffrendo a causa della povertà, dell’inflazione e della disoccupazione, la maggior parte delle ricchezze e degli introiti del paese viene spesa negli apparati militari, della sicurezza e negli interventi nella regione, viene rubata dai leaders del regime o finisce nei loro conti bancari”, ha detto Maryam Rajavi. “Perciò, fino a che questo regime resterà al potere, le condizioni economiche e di vita del popolo peggioreranno e l’unica soluzione per sbarazzarsi dei problemi sociali ed economici è rovesciare il regime teocratico”.

 

L’Iran contrariamente a quanto ci raccontano i media nazionali, è un paese che ha il 70% della popolazione sotto la soglia della povertà, la disoccupazione è al 12,4 per cento: 3,2 milioni di iraniani su una popolazione di 80 milioni sono senza lavoro;  i soldi che il regime ha investito per finanziare il terrorismo internazionale, Hamas, Hezbollah, nella regione siriana dove cerca di avere egemonia, così come nello Yemen, sono stati sottratti alla popolazione che ora versa in condizioni disperate, in particolare dopo il recente terremoto. Si tratta di una altresì di una zona strategica vitale sia dal punto di vista militare che sociale: il Kurdistan, una parte di paese dove si trova la maggior concentrazione di siti militari segreti dove si lavora incessantemente alla produzione di missili e armi belliche.

All’interno delle montagne di questo contesto geografico si trovano migliaia di chilometri di tunnel e gallerie ricche di depositi di armi e vengono effettuati esperimenti missilistici. Si tratta di strutture dentro alle quali non si sa esattamente cosa accada, potrebbero essere anche utilizzati per esperimenti nucleari, esperimenti che assorbono una parte cospicua del reddito nazionale, ai quali il regime lavora incessantemente.

A Qazvin, la popolazione ha scandito ” Cari compatrioti, venite nella via e gridate per i vostri diritti.” La popolazione di Bojnourd ha scandito in segno di protesta contro il saccheggio del sistema del Velayat-e faqih (ovvero la completa identificazione tra politica e religione): ” L’Islam è uno strumento di oppressione ” La popolazione di Sabzevar si è unita anche alle proteste nazionali contro il regime oppressivo e corrotto dei mullah.
Si tratta della prima grande manifestazione dopo le elezioni del 2009 che videro salire al potere Adhmadinejad che fece reprimere nel sangue le proteste dell’Onda verde, il movimento che contestava le elezioni truccate.

La condizione economica nel paese ha avuto un rapido e ulteriore peggioramento per via delle risorse che il regime investe nelle attività di spionaggio e intelligence, sono numerose le spie iraniane che lavorano in squadra con il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). All’inizio del 2017 la Corte Suprema tedesca ha condannato un agente iraniano per spionaggio ai danni di un parlamentare tedesco e di un professore di economia franco-israeliano, in un caso recante indizi di quello che le autorità hanno descritto come “una chiara indicazione di un tentativo di omicidio”. Un altro tribunale in Germania ha condannato un agente iraniano per spionaggio in danno del movimento di opposizione. I servizi segreti iraniani hanno preso di mira principalmente gli esiliati in Europa.

Il servizio di ingelligence interno tedesco ha fatto notare nell’ultimo rapporto annuale che il regime è apertamente coinvolto nella diffusione di false informazioni sui suoi oppositori nel reclutamento in Europa di ex membri dell’opposizione a questo scopo. In particolare, nel tentativo di infangare l’immagine dei dissidenti, il regime ha riportato queste false informazioni ai legislatori di molti Paesi europei. La teoria alla base di questa impostazione consiste nello screditare l’opposizione dinnanzi alle classi dirigenti europee in modo tale da condurre queste ultime alla decisione di giungere ad un compromesso con la teocrazia dominante.

La politica di regime spietato e sanguinario è nota in tutta Europa, nonostante ciò si continua a fare affari con il regime clericale, ora hanno un bel dire coloro che hanno in qualche modo sostenuto questo regime che la protesta è solo dovuta alle condizioni economiche, la protesta è soprattutto politica, perchè una grande maggioranza in Iran non ne può più di vivere oppressa dalla Repubblica Islamica che applica la sharia alla lettera attraverso il principio di velayat e-faqui, ancora una volta il regime sta mostrando al mondo il suo volto feroce, ma la corda si sta spezzando, questo il regime lo sa, di conseguenza la sua azione di repressione diventa sempre più dura e in queste manifestazioni lo dimostrano. Proprio mentre sto scrivendo queste parole le guardie rivoluzionarie degli Ayatollah stanno sparando sulla folla e nel solo mese di dicembre sono state impiccate 20 persone.

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