Julian Assange, il giornalista che sapeva troppo
Non c’è pace per Julian Assange, il giornalista australiano cofondatore di Wikileaks.
Il suo è un evidente caso di attentato ai diritti umani. Rinchiuso in qualità di rifugiato presso l’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove gli hanno concesso l’asilo politico dopo che era stato accusato dagli Stati uniti di aver portato alla luce attraverso il suo sito, il famigerato Caboglate, che è stato fatto emergere grazie alla testimonianza di un soldato che gli ha fornito prove e documenti riguardanti la diplomazia americana.
Assange fa parte di quella categoria di giornalisti che sanno troppo, scrivono tutto, e pagano per questo, e più scrivono, più sono in pericolo. Lui è rifugiato presso l’ambasciata dal 2012, dove il 15 agosto di quell’anno ha ottenuto asilo politico.
La situazione si è aggravata sensibilmente dopo le rivelazioni di Edward Snowden e lo scandalo del Datagate.
La colpa di Assange è di aver diffuso del informazioni/testimonianza del soldato Bradley Manning che consegnandogli i documenti della diplomazia nordamericana, che nessun giornale voleva portare alla luce delle cronache. Documenti che rivelavano che Manning ex soldato, era a conoscenza degli orrori e abusi del governo nordamericano in Afghanistan e Iraq.
Questo è costato ad Assange due anni di clausura (e la detenzione per Manning) e negli Stati Uniti rischia una condanna all’ergastolo, perché dal 2010 ha pubblicato 250.000 file contenti i dialoghi tra Washington e ambasciate e consolati di tutto il mondo nei tre anni precedenti; rendendo pubbliche 400.000 informative sull’raq. Poichè Manning era un analista informatico oltre che un soldato in Iraq poteva accedere a database da cui ha tratto molte informazioni che ha consegnato al giornalista Assange.
Tutto ciò, e non di meno le vicende di tanti giornalisti – anche in Italia – conosciuti e sconosciuti, dimostra non vi è zona franca per cronisti con “la schiena dritta”, vengono minacciati ovunque, oscurati i siti. Perchè il giornalista non asservito al potere, dà fastidio, deve stare al suo posto. E allora si cerca di impaurirli con intimidazioni o querele e cause civili, che molti non possono permettersi, visti i magrissimi guadagni di una gran parte di loro. Perchè questi non fanno parte dell’ èlite, dei garantiti. Allora gli si “tirano le redini” come con i cavalli, attraverso gli avvocati e citazioni, fino a che non tacciono.
E’ stato anche il caso di un giornalista del Giornale di Caserta alcuni anni fa, contattato in redazione da latitanti del calibro di Michele Zagaria e Antonio Iovine, che gli hanno intimato di stare al suo posto: “ci siamo stufati,noi siamo delle famiglie onorate, tutti ci stimano da tanti anni, e d domani non scrivere più certe cose…..attento, non è che è una minaccia, ma stai attento…….”
E questo è solo uno dei tanti casi che si potrebbero citare. Le storie sono diverse e simili, resoconti, approfondimenti e testimonianze. Troppo giornalismo, non va bene, anche qualche politico nostrano lo ha detto recentemente – facciamoli tacere. Perchè il giornalismo fa paura, il pensiero fa paura. Allora si inventano strategie per chi non vuole piegare la schiena alle cupole criminali o a quelle politiche. Un politico che dice che il giornalismo deve tacere, essere “normalizzato”, ha certamente molti problemi.
Ma nonostante tutto molti giornalisti continuano a scrivere, a fare il loro mestiere, spessissimo sono degli sconosciuti. Molti sono ricercatori oltre che pubblicisti, e fanno cono cura il loro lavoro. Tutti con questo brutto, pessimo vizio di scrivere, di approfondire, infami.
Assange, uno dei tanti, uno dei pochi noti al pubblico, è costretto agli arresti domiciliari da due anni, nonostante nessun tribunale gli abbia comminato una pena. Se venisse estradato in Svezia, dove è accusato di molestie sessuali (accusa che lui ha sempre contestato), sarebbe condannato. E lo sarebbe anche negli Stati uniti dove lo condannerebbero perché reo di aver rivelato di Cablogate. La Gran Bretagna non ha voluto fino ad oggi dargli il salvacondotto.
E’ così lui, Julian, se ne sta rinchiuso e denuncia la prepotenza imperiale, in una conferenza stampa dove parla della manipolazione mediatica e dei tentacoli della politica su intenret.
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