Francia: la brace sotto la cenere
di Loredana Biffo –
Quelle che si sono viste a Parigi dopo la vittoria del mondiale di calcio sono scene di guerra, un devastazione e una violenza inaudite che sono un ossimoro rispetto alla “gioia” per la vincita di una partita di finale che ha visto la Francia vincitrice; sono scene che rivelano un dato inquietante, la Francia è seduta su una bomba sociale pronta ad esplodere ma alla quale nessuno presta attenzione.
La prefettura insieme al Rapt (società pubblica che gestisce il trasporto pubblico a Parigi e nel suo retroterra) ha vietato agli abitanti delle banlieu di festeggiare la coppa del Mondo.
I bus che collegano Parigi ai quartieri periferici erano stati dunque interrotti al terzo goal della nazionale francese. Qual è la giustificazione? Come è possibile che delle persone non si possano muovere perché abitano in zone degradate? Sarà perché i giovani dei banlieu sono troppo turbolenti?
In realtà gli episodi di violenza urbana si manifestano in Francia ad un ritmo impressionante, Domenica 8 luglio, nell’enclave musulmana africano di Brei dei giovani avevano spezzato i pali sostenenti le telecamere prima di dare avvio alle devastazioni e incendi di auto. Elementi affiliati con l’estrema sinistra a Nantes hanno attivamente partecipato alle rivolte razziali la scorsa settimana. Altri due posti sono nello stesso modo nell’enclave etnica delle Dervallières. La sinistra radicale intendeva massimizzare i disordini razziali per destabilizzare la capitale bretone.
Otto sono le persone del movimento anarco-comunista, Zsadist, arrestate, tra cui nell’enclave etnica di Breil. Alcuni di loro erano intossicati. Per la finale dei Mondiali e la festa nazionale del 14 luglio la Francia ha mobilitato 110mila agenti della sicurezza. Secondo il ministero dell’Interno, durante la festa della presa della Bastiglia, più di 500 persone sono state messe sotto sorveglianza.
Quello che è evidente, è che questa non è una violenza legata ad un semplice fenomeno di teppismo, bensì è una violenza politica che è legata al clima creato in Francia e in Europa dal terrorismo che pesca in quel bacino di un’immigrazione che non si è mai integrata. Quegli immigrati di seconda, a volte anche di terza generazione che provengono da periferie come Seine-Saint-Denis, dove è nata la stella del calcio francese Mbappè.
La violenza politica in questi casi è rappresentativa di gruppi sociali che hanno alla base un notevole grado di solidarietà interna. Si pensi alle rivolte che scoppiano ad ogni controllo della polizia, un’istituzione che rappresenta lo Stato da loro odiato. Ed è così che una partita di calcio diventa rappresentativa della protesta, del rancore che cova sotto la cenere di un’apparente normalità che di normale non ha proprio nulla se non il degrado morale e materiale a cui loro stessi si sottopongono.
Quello che è fondamentale in questo processo è che venga stabilito un confine, il confine che i soggetti violenti stabiliscono è quello del che si colloca tra io e te sul piano individuale, mentre su quello collettivo è rappresentato da noi e voi; la demarcazione della linea tra noi e voi è un aspetto centrale nella formazione dell’identità, fatta questa premessa è ovviamente fuorviante se non truffaldina la retorica di chi sostiene che gli immigrati francesi, poi naturalizzati si rispecchino nei valori francesi. Dire questo significa chiudere gli occhi difronte alla voragine in cui la Francia sta precipitando coltivando al suo interno un focolaio di violenza che aspetta solo l’occasione per esplodere.
Le teorie dell’apprendimento ci dicono che una condotta violenta viene trasmessa internamente ai gruppi di pari e in virtù di processi imitativi innescati da chi offre modelli di comportamento; per esempio i terroristi incontrano le più importanti opportunità di apprendimento all’interno del gruppo al quale appartengono. quando la capacità di rivendicare viene maturata attraverso processi di apprendimento, viene espressa una memoria collettiva che accelera le modalità degli attori politici violenti e a loro volta acceleratori di tale processo. In sostanza i segnali sono chiari, peccato che perlopiù in Francia si faccia finta di non vedere.
In De cive Hobbes per comprendere le dinamiche della dissoluzione dei governi , la rottura del contratto e il declino della collettività, non meno la ribellione dei “soggetti contro i principi”, identifica le cause interne che conducono alla dissoluzione dell’autorità: “alcuni sistemi di governo, posseggono una insita fragilità strutturale, come se fossero predisposti all’autoerosione e, in ultima istanza, al collasso.
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