Gli arcana imperii
di Loredana Biffo –
Poiché non esiste un rapporto immediato tra conoscenza e azione, o meglio tra teoria e prassi; questo processo di islamizzazione che è stato messo in moto anni fa in tutta Europa, in merito all’osmosi dei paesi islamici con quelli occidentali, era già esso stesso frutto di elaborazioni politiche fallaci e funzionali a fini economici e politici più di convenienza a medio termine che non il frutto di una conoscenza della politica sociale.
E’ evidente che oggi vediamo il risultato nefasto di un problema riguardante tali decisioni politiche scellerate, soprattutto in Francia, Germania, Svezia, Belgio e Inghilterra; l’Italia se lo jus soli avesse avuto realizzazione, sarebbe rientrata sciaguratamente i quest’ordine di cose. Ora siamo all’emergenza, ma senza avere alle spalle un processo di conoscenza e progettualità al quale attingere. Il compito del politico è risolvere conflitti che se non risolti, conducono la società nel baratro; Kant diceva che “non c’è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure da desiderarlo, poiché il possesso della forza corrompe inevitabilmente il libero giudizio della ragione”. Poiché è bene che la società sia composta da persone che possono fare libero uso della loro ragione senza possedere altra forza che quella che deriva dai buoni argomenti, lo stato di barbarie che la politica sta causando nella società è certamente contrario (e pericoloso) a questo principio della convivenza democratica.
L’attacco strumentale che viene fatto ai dissidenti del pensiero unico, a cui la politica vorrebbe sottometterci, ai “profeti disarmati” come li definiva (e pure irrideva) Machiavelli, che dovrebbero essere considerati il sale stesso della democrazia, non solo non sono tolleranti, ma anche attaccati, tentano di ridurci al silenzio; che autorità è quella che dovrebbe non solo tollerare, ma anche ascoltare, proteggere quello che è il fondamento dei diritti dell’uomo, da cui tutti gli altri derivano, ovvero la libertà di opinione e quindi di dissenso.
Governo democratico e libera opinione non possono stare uno senza l’altro. La libera opinione comprende innanzitutto il diritto di critica; John Stuart Mill scrisse che mentre l’autocrazia ha bisogno di cittadini passivi, la democrazia sopravvive solo se può contare su un numero sempre maggiore di cittadini attivi. Bobbio sosteneva che la democrazia può essere definita come potere in pubblico, ma c’è pubblico e pubblico, quello di cui abbisogna la democrazia è composto da coloro che sanno quel che vogliono, benchè i governanti ci presentino come buono e desiderabile questo travaso di civiltà conseguente a politiche opportunistiche e scellerate, non è quello che i cittadini vogliono in un paese che vive perennemente sull’emergenza; il tentativo di convincimento attraverso la castrazione del dissenso o il proponimento ossessivo di quello che sarebbe “buono” secondo le classi governanti (gli immigrati sono risorse e via dicendo) è la dimostrazione di quanto siano fallaci le teorie snocciolate dai politicanti.
Il reale motivo di tali politiche non viene dichiarato e tenuto rigorosamente segreto; una democrazia dovrebbe concedere al segreto ben poco spazio nella sua azione, ma un’analisi priva di giudizi di valore ci dimostra che non è così, perché anche le democrazie hanno la necessità di gestire gli affari di Stato, figli di quegli arcana imperii che hanno caratterizzato l’esercizio del potere sin dalla sua nascita.
Illuminanti, per chiarire il concetto, sono le parole di Bobbio che definisce il segreto come “un artifizio istituzionale” ed il mistero come “un limite alla tua conoscenza, che puoi sconfiggere soltanto procedendo nella conoscenza, nello svelamento di quello che è nascosto”. Per lungo tempo gli arcana imperii sono stati percepiti come il più temibile degli strumenti atti a far si che quod principi placet legis habet vigorem (Ciò che è gradito al principe, ha valore di legge) ma hanno rappresentato anche lo strumento di quella dottrina nota come ‘ragion di Stato’, che ha giustificato atti non codificati, ma non per questo sempre desiderabili, in virtù di quella salus rei pubblicae invocata da Cicerone per giustificare l’uccisione di Catilina nel carcere Mamertino, ignaro, forse, dell’abnorme utilizzo che si sarebbe fatto in futuro di quel suo pensiero.
Poiché il segreto è l’essenza del potere; in tutto il corso del pensiero politico europeo ritorna in ogni epoca il tema fondamentale della “contrapposizione fra l’Europa libera e il resto del mondo”, che è stato fino all’età moderna, l’oriente, non libero, governato da regimi dispotici. Si consideri che i discorsi dei cattivi politici non hanno composizione descrittiva ma prescrittiva, il demagogo si caratterizza nella sua retorica vuota e indifferente alla realtà, ma la realtà a sua volta se ne infischia delle demagogia, così come dell’ideologia.
Si riscontra anche nelle moderne democrazie che il fine di alcuni argomenti venga sottaciuto o mistificato per ragioni di opportunità politica.
La fine di questa legislatura, passata da un governo tecnico ad un governo di non eletti, si è svolta nelle peggiori performance di populismo (che connota i cinque stelle) e la demagogia (che ha visto gli esponenti Pd impegnati nella battaglia sull’immigrazione connotata dal tentativo di imporre una legge che sarebbe andata incontro a referendum abrogativo, spaccando quindi per la seconda volta in pochi mesi (dal referendum sulla riforma costituzionale) il paese e investendo risorse economiche scarse.
Come avrebbe detto Le Bon, i meneur des foules fanno certamente meno fatica a proporre soluzioni semplici, ma soprattutto la cattiva politica pensa sempre prima al suo tornaconto che al futuro di una nazione. Si chiude quindi la legislatura in modo tragico e anche farsesco, dove la farsa finale è stata recitata sul tentativo di rinviare lo scioglimento delle camere per scopi di partito, non certo nell’interesse della nazione. Ancora una volta sono state prodotte macerie, la domanda è sempre la stessa: saremo in grado di ricostruire sulla base di tale dissesto? Come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza.
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