Terrorismo e interdipendenze tra Isis e Alquaeda
Redazione –
I due episodi parigini di questi giorni, legati al fondamentalismo islamico, l’attacco ai soldati della sicurezza all’areoporto di Orly e la dinamica famigliare di un francese di origine tunisina che ha ucciso a coltellate il padre e il fratello che riteneva colpevoli di ostacolare la sua adesione all’Isis, ci inducono a riportare il focus sulle dinamiche del terrorismo internazionale di matrice islamica.
Non a caso questi fatti avvengono in prossimità delle elezioni francesi, molto probabilmente in una dimensione propagandistica da parte dell’organizzazione terroristica che in un momento così cruciale ha tutto l’interesse ha mettere nel mirino l’immagine della capitale francese come città assediata e come terreno di conflitto per influenzarne la politica sulla quale soffia forte il vento populista della Le Pen.
La sconfitta dell’ISIS ha richiesto il rafforzamento di al Qaeda, tacitamente accettato da tutti i belligeranti. Ma che fare con al Qaeda ora che la vittoria si avvicina?
L’ISIS nasce da una costola di al Qaeda. Però Abu Bakr al-Baghdadi, il ‘califfo’ dell’ISIS, tratta al Zawahiri, succeduto a Bin Laden quale capo di al Qaeda, come eretico infedele e figlio di Satana. Quali sono le differenze principali fra i due gruppi jihadisti?
Entrambi sono sunniti, entrambi sono feroci, ma sul piano ideologico al Qaeda proibisce gli attacchi contro le comunità musulmane che appartengono a sette diverse e contro i loro luoghi di raduno e di preghiera, mentre l’ISIS considera doverosa e santa la guerra dei sunniti contro gli sciiti e contro altre denominazioni islamiche minori.
Al Qaeda proibisce anche lo sterminio fisico delle comunità non islamiche che vivono in territori a maggioranza islamica, purché si assoggettino e accettino condizioni di inferiorità.
Al Qaeda incita all’insurrezione transnazionale contro i governi degli stati islamici ritenuti poco islamisti, oppressivi e legati all’Occidente. Nel dichiarare illegittimi i governi islamici che non sono eletti dalla popolazione al Qaeda sembra accettare indirettamente un’idea di legittimità basata non soltanto sulla legge islamica ma anche sul principio democratico, il che è anatema per l’ISIS.
L’ISIS non promulga una dottrina sovranazionale, ma ha chiari interessi territoriali nella conquista di certe zone, da cui partire alla conquista della regione circostante in nome di un certo tipo di islam, esercitando il potere assoluto in nome dell’islam stesso. La volontà popolare non conta.
Considerando al Qaeda il minore dei mali fra cui scegliere, l’Arabia Saudita, la Turchia e il Qatar hanno sostenuto i gruppi armati di al Qaeda in Siria e in Iraq. Questi gruppi hanno dovuto cambiar nome e prendere formalmente le distanze da al Qaeda per non venir bombardati dagli Americani, alleati dei loro alleati.
Ora in Siria la più forte coalizione di ribelli anti-Assad è Hayat Tahrir al-Sham, che unisce attorno al nucleo della vecchia al Qaeda i sopravvissuti di vari altri gruppi ribelli. La loro capitale è Idlib. Alcuni temono che Hayat Tahrir al-Sham e ISIS possano trattare dietro le quinte e unire le forze contro Assad e contro gli sciiti iraniani, ma è molto poco probabile che ciò possa avvenire dopo anni di reciproche accuse infamanti e di reciproco odio.
Hayat Tahrir al-Sham ha pubblicato una nuova rivista (in lingua inglese!) il 27 febbraio scorso, Al-Haqiqa, che raffigura in copertina al Baghdadi avvolto dalle fiamme dell’inferno. Se però l’alleanza tra ISIS e al Qaeda divenisse realtà, sarebbe un disastro per la colazione anti ISIS, che già vede al suo interno un coacervo di interessi diversi e spesso opposti fra di loro: Assad, i Russi, i Turchi, gli Iraniani, gli Americani, i Sauditi sono tutti anti-ISIS, ma non hanno quasi null’altro interesse comune.
Se è vero che l’Europa è vulnerabile agli attacchi, in questo contesto anche l’Italia non è immune dai pericoli. Anzi, i vertici della sicurezza nazionale restano convinti che il terrorismo jihadista colpirà anche da noi.
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