Ti do un ceffone che il muro te ne da un altro
di Loredana Biffo –
Per la seconda volta nel giro di pochi anni gli italiani hanno salvato la Costituzione, a dispetto dell’imbecillità mediatica con la quale i partiti e gli adepti dei vari mass media hanno tambureggiato per mesi sul pericolo che si annidava nel mancato smantellamento di ben 47 articoli, a cominciare dalle minacce sull’economia, pil, CNEL, senato e via dicendo. Quella che è stata sconfitta, era una riforma – pasticcio – che non aveva nessun fondamento giuridico sensato, perdipiù scritta da incompetenti che si sono presi la briga di far passare per tali i costituzionalisti.
L’arroganza di una classe politica nominata ha ricevuto un sonoro “ceffone” dal popolo italiano che sfibrato dalla crisi economica e dalle fantastiche cronache di Narnia, ha dimostrato spesso di non essere certo rivoluzionario, ma che evidentemente non considera la Costituzione un orpello vetusto.
Non si vince spaccando un paese che è sempre stato diviso per tradizione storica e facendo passare questo tentativo come un risanamento e ammodernamento della politica sciorinando la parola “riforme” che è un guscio vuoto, un modo per parlare del nulla.
La straordinaria partecipazione al referendum in cui non vi era quorum, dimostra che nessuna delle forze politiche attuali può appropriarsi della vittoria, se lo mettano bene in testa gli opportunisti calcolatori Salvini, Brunetta, Berlusconi e tutti coloro che a destra, data la loro manifesta incapacità di rifondarsi e riformarsi hanno arpionato il NO per avere una chance che non erano in grado di creare da soli.
Questo ovviamente vale anche per la minoranza Pd, non si illudano lor signori, che se qualcosa sono riusciti a fare in questi anni, è solo di consegnare la politica italiana nelle mani del populismo. Sono anni che non si prepara una classe dirigente degna di questo nome, che si veicola il messaggio che la politica è cosa che può fare chiunque, roba da far rimpiangere il concetto michelsiano di élitismo. Con questi dati non vi è nessuna forza politica che può attribuirsi il merito della vittoria, perchè la grande sconfitta è della politica tutta, nessuno escluso.
La vittoria è unicamente di quei cittadini che hanno avuto a cuore la costituzione, esattamente come accadde nel 2006 quando fallì il disegno di modifica costituzionale del centrodestra (gli stessi personaggi che oggi colpiti da alzheimer esultano per la vittoria del NO), dimenticando che la Costituzione non si modifica per ragioni politiche e per ottenere una repubblica semipresidenziale.
Altresì penoso dover assistere al compiacimento di alcuni per le dimissioni “doverose” da parte di Renzi, come se la sua incapacità politica non esistesse, questo gesto è semplicemente la conseguenza della disgregazione di un “non partito” di nominati che ha dimostrato una bulimia di potere impressionante con il tentativo di ridurre il parlamento ad un manipolo di burattinai.
Il dato più evidente di questo referendum, è che è stato evitato il golpe, perchè questo era lo scopo della riforma; significativo inoltre il fatto che con la solita arroganza il premier si sia presentato al seggio sprovvisto di documento, atteggiamento sintomatico del degrado in cui da oltre venti anni soffrono le istituzioni; per non parlare della responsabilità tutta sua di aver in tal modo condotto il paese in un livello di difficoltà ulteriore a quello in cui si trovava. Auspichiamo che ci si metta subito al lavoro partendo dalla produzione di una nuova legge elettorale che riconsegni ai cittadini la possibilità di scegliere i rappresentanti in parlamento e ridia al paese e alle istituzioni la dignità perduta.
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