Il Ministero della Salute per mano della Ministra Lorenzin ha indetto per il 22 settembre prossimo il “Fertility Day”, una giornata che – nata con l’intento di contrastare il basso tasso di natalità nel nostro Paese- è finita per essere qualcosa di molto diverso ossia l’invito a fare figli e a farli da giovani assecondando il presunto implacabile tic tac dell’orologio biologico. A tale giornata immaginiamo non siano invitate le persone infertili, sterili, quelle che biologicamente non sono attrezzate per avere un figlio, quelle che semplicemente non lo vogliono e quelle che hanno esercitato l’inalienabile diritto di scegliere il momento riproduttivo in base alle proprie esigenze, desideri, possibilità. A corredare questa grande idea del Fertility Day una serie di ‘cartoline’, slogan promozionali con contenuti così palesemente ideologici e discriminatori che ci ricordano l’inettitudine della classe politica del nostro Paese in fatto di gestione e promozione della salute riproduttiva riecheggiando tra l’altro tempi assai bui in cui lo Stato imponeva senza tanti complimenti le condotte da tenere fuori e dentro le lenzuola. Le stesse ‘cartoline’ sono poi state celermente rimosse dal sito della Giornata dopo la valanga di proteste che è piovuta sull’iniziativa stessa e sulla sua promozione. Una di queste (sono ancora reperibili in rete) recitava “La fertilità è un bene comune”. E’ difficile trovare in una frase di sole sei parole così tante storture. Accenniamo almeno a due messaggi inaccettabili di questo slogan. Il primo messaggio associa in maniera rozza e ingiustificata il concetto di bene con la possibilità biologica di riprodursi. L’accostamento è inaccettabile non solo perché tende a discriminare e a tacciar di male chi riprodursi (in modo ‘naturale’! sic) non può o non vuole ma anche perché propone una fallacia naturalistica in piena regola che identifica l’essere con il dover essere: se tu sei fertile DEVI riprodurti, non c’è scelta ponderata e razionale che possa sottrarti a ciò che la ‘natura’ ha stabilito per te (con il suo correlato “se tu non sei fertile NON devi riprodurti). Il secondo messaggio è far diventare una personalissima scelta riproduttiva come un affare di Stato che lungi dall’essere diritto esercitabile o meno deve rispondere a qualcosa che travalica l’individuo stesso divenendo una condotta socialmente rilevante e quindi giudicabile. La Ministra Lorenzin, quella che non vuole l’educazione sessuale nelle scuole, che non rintraccia nessun problema nel fatto che l’obiezione di coscienza alla 194/78 corrode i diritti riproduttivi delle donne, ci dice oggi – da Ministro di uno Stato che dovrebbe essere Stato di diritto – chi dovrebbe fare cosa e anche quando. Poi cancella le prove di questa sua linea di pensiero e d’azione (le cartoline) pensando di aver risolto tutto. Si cancellano le cartoline pensando di cancellare in questo modo responsabilità che invece le restano: quella di una giornata inutile e discriminatoria e quella di una manifesta incapacità a ricoprire il ruolo che le è stato affidato.
Dott.ssa Seila Bernacchi Coordinatrice Consulta di Bioetica ONLUS – sezione di Pisa
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