Come piangono i coccodrilli
di Loredana Biffo
La nuova strage dei migranti occorsa nei mari libici, dove sono morte 700 o più persone, non è stata accompagnata solo da sentimenti di cordoglio e commozione. L’ennesima tragedia dei morti in mare, è anche l’ennesima dimostrazione dell’ignoranza tetra in cui questo Paese sprofonda ormai da più di venti anni. Il vero focus di un problema che ha origine in una politica di scellerato razzismo i cui padri fondatori sono l’ex Presidente Berlusconi e la Lega, che ne hanno fatto in questi anni la bandiera nazionale.
Ma del resto gli italiani hanno accettato con entusiasmo il modello offerto dagli “imprenditori della paura”, con la complicità dei media che hanno imposto tale modello, operazione perfettamente riuscita. Gli ignoranti non si vergognano più della loro miserevole condizione cerebrale.
E’ utile ricordare al “nostro” popolo di “migranti” che in materia di immigrazione e cittadinanza, l’articolo 13 2^ comma della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, dice che: “ognuno ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio”. E’ un diritto universale, conferito a tutti gli esseri umani, che evidentemente comporta il diritto di immigrare in un paese diverso, e perciò il dovere della comunità internazionale è di garantirne in qualche forma l’esercizio.
E che “l’invenzione” del “reato di clandestinità”, è un ossimoro giuridico creato dall’ex governo Berlusconi. Si tratta del riflesso di una radicale asimmetria tra “noi e loro”, concepita dalle politiche dell’Occidente, orgoglioso di celebrare i propri trionfi e le proprie nefandezze in materia di immigrazione. Sono coloro che oggi scaricano sul governo la responsabilità di queste morti, perchè se avessimo fatto come dicevano loro, avessimo sparato sui barconi quando era opportuno, ora non avremmo questo problema (sic!).
E’ inutile in questa situazione di degenerazione delle politiche in materia di immigrazione tirar fuori le lacrime di coccodrillo, questa è una strage annunciata che ne anticipa altre se la UE non costruisce un esercito europeo che si occupi del controllo delle frontiere esterne, a sud e a est, con la partecipazione di più Stati possibile.
La materializzazione di questa asimmetria attraverso le legislazioni contro l’immigrazione, Mare nostrum e affini, la possiamo riscontrare chiaramente nel nostro “bisogno di sicurezza”, nella nostra incontaminabile sicurezza che gli immigrati “ci tolgano il lavoro”, anche a costo di sproloquiare difronte alla morte di esseri umani che avvertiamo come “diversi”, e che in quanto tali, nemici.
La costruzione di questo immaginario è servita a cambiare il senso comune rispetto al concetto di devianza e al diritto penale, creando allarme sociale non già contro i reati dei potenti, le corruzioni, i peculati, le grandi bancarotte, le devastazioni ambientali e dulcis in fundo il liberismo sfrenato che ha costituito la società capitalista; che ne ha radicalmente distrutto gli assetti legati al lavoro e ai diritti individuali. E qui sta il vero problema della carenza di lavoro, non certo nell’immigrazione di “persone” che fuggono dalle guerre e dalle devastazioni figlie del capitalismo.
Dovrebbe spaventare il numero mostruosamente elevato di razzisti e ignoranti che costituisce la società civile del bel paese. Chissà quale governante illuminato sarà disposto a farsi carico di “rifare gli italiani”. Probabilmente nessuno, visto che poi questi potrebbero “rifare i politici”. Siamo indissolubilmente legati – popolo e governanti – in un abbraccio mortale che ci farà affondare più e meglio dei disperati esseri umani che tanto disprezziamo.
Il razzismo disse Michel Foucault, consiste precisamente “nell’introdurre una separazione, quella tra ciò che deve vivere e ciò che deve morire”.
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