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Fecondazione medicalmente assistita, una questione di libertà

aprile 20, 2015 • Articoli, z in evidenza

cicognalogo C

di Loredana Biffo

Una nuova riflessione bioetica in materia di “procreazione assistita”, è stata protagonista del Convegno Nazionale della Consulta di Bioetica Onlus, svoltosi a Novi Ligure il 17 e il 18 aprile.

Sono intervenuti: il Presidente Maurizio Mori, filosofo bioeticista, Giacomo Orlando Coordinatore Consulta di Bioetica sezione Novi Ligure Eugenio Lecaldano Università “Sapienza” Roma e socio Onorario Consulta di Bioetica, Giuseppe Tesauro Presidente Emerito della Corte Costituzionale ed Estensore della della sentenza n.162/2014, Carlo Flamigni Membro del Comitato Nazionale di Bioetica e Socio Onorario della Consulta di Bioetica Onlus, Gilda Ferrando Università di Genova, Marilisa D’Amico Università di Milano, Francesca Girardi Consulta di Bioetica Napoli, Luca Benci Consulta di Bioetica di Firenze, Enrico Morando Membro del Comitato promotore del referendum, Domenico Corviello Copresidente di Scienza e Vita, Filomena Gallo Segretaria Associazione Luca Coscioni, Demetrio Neri Consulta di Bioetica, Luca Savarino Commissione Bioetica Chiese Battiste Metodiste e Valdesi, Luca Lo Sapio Consulta Bioetica Napoli, Federico Tuo responsabile Punto Nascita Ospedale S: Giacomo Novi Ligure.

La discussione si è articolata intorno alla sentenza n. 162/2014 della Corte Costituzionale sulla legge 40/2004http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2014&numero=162 , che ha prodotto un nuova fase di riflessione in merito alla fecondazione assistita nel cui ambito è stata evidenziata la necessità di comprendere quali potrebbero essere i passi per un’adeguata regolazione della materia.
Lo scopo di un convegno su questa materia, è di approfondire le motivazioni della sentenza, anche in riferimento alla situazione socio- politica italiana e relative valutazioni sul “che fare”.
Quando era stato indetto il referendum, alcuni sostenevano che non fosse la strada giusta, che sarebbe stato meglio il ricorso alla Consulta, in quanto su un argomento così complesso sarebbe stato difficile ottenere il consenso come era avvenuto per l’aborto e il divorzio. Complice anche la scarsità e la qualità dell’informazione dei mass media a riguardo.
L’intervento della Corte, ha di fatto smantellato la legge 40/2004, e cassato i punti sottoposti al referendum che nel 2005, non aveva raggiunto il quorum.
Questo fatto pone il problema se sia stato opportuno e saggio indire un referendum il cui fallimento resta una ferita non rimarginata per il mondo laico.
Da allora sul referendum è scesa una coltre di silenzio, ma la sentenza 162 http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2014&numero=162
ripropone la riflessione sul significato di quella consultazione e sulle sue conseguenze.

La Corte Costituzionale è un contrappeso che può correggere gli errori che la maggioranza parlamentare ha consegnato con la legge. Ma dovrebbe essere sempre il Parlamento a rimediare. La domanda è: perché questo divieto della legge.40?

Tutto nasce da una libertà, e le limitazioni della libertà della persona devono avere delle giustificazioni, un fondamento nella Carta Costituzionale, tanto da giustificare un bilanciamento di valori diversi; cosa che è evidentemente l’oggetto della rimessa alla Corte Costituzionale. Quella libertà non poteva essere limitata nel modo che sappiamo contenuto nella legge.
Sono emerse nel dibattito posizioni variamente simili, con discordanza da parte della rappresentanza cattolica circa i “valori non negoziabili”. Ed è emerso in tutta la sua evidenza il problema della conciliabilità tra una visione laica e religiosa in tale materia.

Fin dall’inizio erano evidenti i profili di incostituzionalità, questo va ribadito con forza perché era stato lasciato intendere che la Suprema Corte si fosse lasciata prendere da eccessi di “creatività”. Non è stato così la Corte ha agito in una linea di continuità a difesa della persona.
Ricordiamo che il disegno di legge sotteso alla legge 40/2004 è quello di fare il massimo possibile per scoraggiare il ricorso alle nuove tecnologie riproduttive, limitando fortemente la libertà della persona (si pensi al divieto di ricorrere alla diagnosi preimpianto), e considerando le tecnologie riproduttive un’intrusione al processo naturale.

L’intervento della Corte Costituzionale con la sentenza n.162 ci riporta di fronte al problema di quella sconfitta referendaria e ci conduce a riaprire il dibattito in merito alla ricollocazione della scienza in una visione positiva, intendendola come progresso al servizio della salute e della libertà della persona, nonché allargamento dei confini della libertà.
Urge un cambiamento culturale della politica per ricominciare tutto da capo, auspicando una normativa che contempli le nuove conoscenze scientifiche e il mutato clima etico – culturale.

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