La schiavitù delle donne siriane
Il fenomeno delle “spose bambine”, dilaga in tutta la sua mostruosità. Vengono vendute in spose a uomi spesso anziani e predatori. Gli operatori umanitari denunciano le tante segnalazioni di un vero e proprio malcostume drammatico in luoghi dove solitamente ci sono guerre, e di conseguenza persone vulnerabili, in primis le donne e le bambine.
Un gestore di nightclub a Amman accoglie i suoi ospiti con un caloroso benvenuto e una bevanda alcolica e dice: “Le ragazze arriveranno a breve”. Un uomo con un microfono chiama le donne, che si fanno strada nel club attraverso una densa nuvola di fumo. Aaliyah si presenta, spiegando che non le è consentito di sedersi, ma solo stare in piedi e ballare. Aaliyah è venuta da sola in Giordania dalla Siria, in fuga dalla guerra, lasciando la sua famiglia alle spalle. Ha sposato un uomo giordano che ha promesso di prendersi cura di lei. Ma rimpiange la sua decisione. “Ero vergine prima di sposarmi, ma dopo tre mesi, lui si annoiava e ha divorziato. Non posso tornare a casa dalla mia famiglia e dire loro quanto è successo, mi vergogno”, ammette. Ora lavora come escort e invia parte dei suoi guadagni alla sua famiglia a Damasco. “Io do loro i soldi ogni mese, per aiutarli ma non dico quello che faccio. Pensano che sto studiando”, racconta al quotidiano The Guardian.
Lei come tante altre ragazze fanno la stessa fine, gli operatori umanitari stanno avvertendo che le giovani donne siriane in Giordania sono sempre più a rischio di sfruttamento, come molti altri che lottano per sopravvivere in un paese dove non sono autorizzati a lavorare. Alcuni hanno famiglie che sono dipendenti dagli aiuti o dai miseri risparmi.
Amira Mohamed è un agente anti-trafficking presso l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ad Amman e si sta preparando per la prossima fase di una campagna di sensibilizzazione rivolta alle famiglie siriane e giordane. “Abbiamo avuto molte segnalazioni da parte dei media e di persone sul posto che il traffico di esseri umani sta diventando un problema, questo accade di solito dove c’è la guerra e ci sono persone vulnerabili”, dice.
Il progetto evidenzia come le donne siriane siano vulnerabili alla tratta attraverso il matrimonio forzato e allo sfruttamento sessuale, mentre i bambini sono spinti nel mondo del lavoro. Le famiglie siriane potrebbero non rendersi conto che vengono sfruttati
Il campo Zaatari è la patria di più di 100 mila rifugiati siriani. Una tenda verde oliva è utilizzata come moschea. L’imam, parlando in condizione di anonimato, ammette che lo preoccupa la situazione delle donne. Dice che è così preoccupato che si rifiuta di officiare alcuni matrimoni. “Gli uomini entrano in campo solo per comprare ragazze, molti di questi uomini provengono dalla Giordania e dal Golfo, la maggior parte stanno cercando di sposare una donna molto più giovane”, spiega.
La Giordania ha promulgato una legge anti-tratta nel 2009, e ha inoltre ratificato le convenzioni delle Nazioni Unite contro il reato. La legge giordana è stata applicata al campo profughi e ai matrimoni di minori di 18 anni officiati dagli imam o dagli sceicchi e che non vengono riconosciuti dai tribunali.
Il capo della sicurezza, il colonnello Eid al-Qarara’a, nega che ci siano matrimoni forzati, o che gli uomini stiano entrando nel campo per cercare giovani donne vulnerabili. “La società siriana è molto conservatrice, e fino ad ora non abbiamo visto eventi di questo tipo”, dichiara. Solo a sei miglia dal campo c’è la città di Mafraq, che ospita più di 65 mila profughi siriani e che ricevono molto meno sostegno rispetto ai loro concittadini nei campi. Mafraq è un obiettivo chiave della campagna di sensibilizzazione della Iom sulla tratta.
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