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Iran, il “No” del popolo alla sceneggiata di Regime

febbraio 22, 2020 • Articoli, Medio Oriente, z in evidenza

 

di Ken Blackwell* – 

L’ambasciatore Ken Blackwell, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la Commissione Diritti Umani dell’ONU, in un articolo pubblicato sabato scorso su “TownHall” ha evidenziato il desiderio del popolo iraniano di cambiare regime, mentre la farsa delle ‘elezioni parlamentari’ del regime si avvicina.

“Il regime iraniano terrà le sue cosiddette ‘elezioni parlamentari’ venerdì prossimo tra crisi crescenti. Le ‘elezioni’ di quest’anno si svolgono in un contesto radicalmente diverso, con crescente malcontento popolare e rivolte che inaspriscono una situazione già terribile per il regime. Sfidando la repressione sistematica e i diritti umani, la gente in Iran di solito vota per le strade. Nelle massicce proteste di novembre, ha votato per cambiare il regime nella sua interezza” – ha scritto l’ambasciatore Blackwell.

Riferendosi al sistema di potere del regime e alla sua fondamentale contraddizione rispetto alle procedure democratiche, l’ambasciatore Blackwell ha scritto: “Le elezioni in uno degli Stati più repressivi del mondo non sono altro che una farsa. Il regime ha effettivamente monopolizzato il potere attraverso il concetto di velayat-e faqih (potere clericale assoluto). Il leader supremo, attualmente Ali Khamenei, è il tiranno assoluto su tutte le questioni statali”.

“Secondo l’articolo 90 della Costituzione della teocrazia, un organo di sorveglianza chiamato Consiglio dei Guardiani è responsabile della supervisione di tutte le elezioni. I 12 membri di questo corpo sono scelti direttamente e indirettamente dal leader supremo”, ha aggiunto.

“Tutti i candidati sono controllati in base alla valutazione del Consiglio dei Guardiani sulla loro convinzione e aderenza al regime e sulla loro ‘lealtà al principio del velayat-e faqih (potere clericale assoluto)”, facendo del Parlamento un forum per saccheggiare ulteriormente la ricchezza nazionale e continuare a violare i diritti politici del popolo iraniano” – continua l’articolo.

Riferendosi alla recente epurazione dei candidati della fazione rivale da parte del Consiglio dei Guardiani per volere del leader supremo del regime, Ali Khamenei, l’ambasciatore Blackwell ha scritto: “Significativamente, finora il Consiglio dei Guardiani ha squalificato oltre il 55% dei candidati, tra cui 90 membri in carica dell’attuale ‘parlamento’, alcuni dei quali erano stati ripetutamente controllati dal Consiglio dei Guardiani per precedenti mandati”.

“La maggior parte dei candidati squalificati appartiene alla fazione dei rivali di Khamenei. Alcune proiezioni indicano che i lealisti di Khamenei sono pronti a controllare il ‘parlamento’ con oltre 260 dei 290 seggi. Questo perché Khamenei sta cercando di serrare i ranghi. Perché?” ha aggiunto.

“Dal 2017, le proteste popolari in Iran si sono estese ad ogni classe sociale e a tutti i principali centri urbani e rurali. Queste proteste sono culminate in quattro grandi rivolte a livello nazionale, le più recenti nel novembre 2019 e nel gennaio 2020. Durante la rivolta di novembre, oltre 1.500 iraniani sono stati spietatamente uccisi dai mullah per aver chiesto il rovesciamento del regime”, ha scritto l’ambasciatore Blackwell, riferendosi alla paura del regime di una nuova possibile protesta, come l’ondata nazionale di proteste a novembre, durante la quale il regime ha massacrato oltre 1.500 persone.

“Le ‘elezioni’ di febbraio non sarebbero potute arrivare in un momento peggiore per il regime. Khamenei è ancora sconvolto dal colpo irreparabile dell’eliminazione del suo capo terrorista extraterritoriale, Qassem Soleimani” – ha aggiunto l’ambasciatore.

Riferendosi alle crisi regionali, politiche, economiche e soprattutto sociali del regime e al ruolo di primo piano svolto dall’Organizzazione del Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI, Mujahedin-e Khalq o MEK) e dalle sue “Unità di Resistenza”, l’ambasciatore Blackwell ha scritto: “Proteste di massa si sono anche estese all’Iraq e al Libano, infliggendo un altro duro colpo ai progetti regionali del regime.

La caduta libera dell’economia iraniana, insieme con l’aumento delle attività delle Unità di Resistenza dei Mujahedin-e Khalq (MEK) in decine di città in Iran, per le quali dirigenti del regime hanno espresso crescente preoccupazione, così come la politica statunitense di massima pressione hanno reso la situazione ancora più critica per Khamenei”.

“Per scongiurare la minaccia di essere rovesciato, Khamenei ha deciso di serrare i ranghi. Un regime indebolito sarebbe in forte difficoltà nel resistere agli scismi interni, quindi ha bisogno di fare perno sui lealisti di Khamenei e sul Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC). Questo indicherebbe che il comportamento del regime non cambierà” – ha aggiunto.

Riferendosi al desiderio del popolo iraniano di cambiare regime, l’ambasciatore Blackwell ha scritto: “Il popolo iraniano ha scelto di dissociarsi. Cosa particolarmente significativa, un sondaggio semi-ufficiale sui social media ha mostrato che l’82% delle persone boicotterà con veemenza le elezioni. Il sondaggio è stato immediatamente rimosso dalla sua piattaforma iniziale. Il popolo iraniano ha respinto entrambe le fazioni del regime (‘intransigenti’ e ‘riformisti’)”.

“Queste fazioni sono tutte uguali quando si tratta delle politiche di base e delle strategie di sopravvivenza del regime. Khamenei praticamente ha implorato la gente di votare, dicendo: ‘Ad alcune persone potrei non piacere, ma essi dovrebbero esprimere un voto se amano l’Iran’. Il presidente del regime Hassan Rouhani ha dichiarato: ‘Non dovremmo stare lontani dall’urna elettorale a causa di questo o di quell’atto’” – ha aggiunto l’ambasciatore.

“Il popolo iraniano ha espresso il proprio voto per un cambio di regime durante la rivolta di novembre 2019 e gennaio 2020. Con i suoi canti di ‘Morte a Khamenei, morte al dittatore, morte al principio del velayat-e faqih, morte all’oppressore sia esso lo scià o la Guida Suprema’, il popolo iraniano ha dimostrato di voler un futuro privo di scià (monarchia) e di mullah. Vogliono una repubblica laica basata sulla democrazia e sulla sovranità popolare” – sostiene l’articolo.

L’ambasciatore Blackwell ha anche evidenziato l’appello della signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), a boicottare le elezioni del regime e ha scritto: “Maryam Rajavi, presidente-eletta del principale movimento di opposizione, Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha detto che boicottare questa messa in scena è un dovere patriottico e il vincolo della nazione con i martiri del popolo iraniano, in particolare i 1.500 martiri dell’insurrezione di novembre”.

 

*L’ambasciatore Ken Blackwell è un autore di successo e professore ospite presso la Liberty University School of Law. È redattore collaboratore di Townhall.com e commentatore di affari pubblici per la rete Radio Salem. I suoi commenti sono stati pubblicati su importanti quotidiani e siti web degli Stati Uniti, tra i quali The Wall Street Journal, USA Today, New York Times, Washington Post, Investor’s Business Daily e FoxNews.com.

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