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Politica, morale e censura

novembre 1, 2019 • Agorà, Articoli, z in evidenza

di Davide Cavaliere –

La senatrice Liliana Segre venne deportata ad Auschwitz all’età di quattordici anni. Alla senatrice, alla sopravvissuta, alla testimone Liliana Segre va tutto il nostro rispetto. Siamo però liberi di dire, civilmente e democraticamente, che il suo ruolo politico è profondamente negativo e siamo altrettanto liberi di affermare, che la sua proposta di una commissione parlamentare contro l’odio non ci piace.

Nonostante l’esperienza tragica della Shoah, la senatrice rimane una donna, un essere umano che sbaglia e che si è reso protagonista di numerose iperboli che non sono piaciute a molti italiani. In occasione del voto di fiducia all’attuale governo, la Segre ha dichiarato in aula: «Mi hanno preoccupato i numerosi episodi susseguitisi durante l’ultimo anno che mi hanno fatto temere un imbarbarimento con casi di razzismo trattati con indulgenza, la diffusione dei linguaggi di odio. Anche con l’utilizzo di simboli religiosi in modo farsesco e pericoloso, un revival del Gott mit uns».

Viene da chiedersi in quale Italia viva la senatrice, visto che a ogni presunto caso di razzismo viene data una copertura mediatica abnorme, con tanto di speciali e dichiarazioni indignate. Basti pensare alla vicenda di Daisy Osakue, la ragazza nera colpita al volto da un uovo. Si parlo per giorni di episodio a sfondo razziale, ma alla fine si rivelò essere una mera «bravata» di ragazzi annoiati (di cui uno figlio di un esponente PD locale).

Davvero non si riesce a capire a cosa si riferisca la senatrice quando parla di «imbarbarimento», forse alla giovane Pamela Mastropietro, uccisa, fatta a brani e chiusa in una valigia da un africano. Non sono pervenute dichiarazioni della senatrice Segre in merito a questa vicenda, forse teme di prestare il fianco alla destra. Nemmeno sono arrivate parole di solidarietà dalla Segre, al poliziotto colpito in testa con un mattone da un «migrante».

Ciò che colpisce di più del suo discorso, è il paragone tra il crocifisso e il «Gott mit uns» ovvero «Dio è con noi», motto inciso sulle cinture e le fibbie delle spietate SS. Alla Segre andrebbero ricordate le parole di un’altra ebrea, Natalia Ginzburg, che decenni fa sulle colonne de L’Unità difese il valore e l’esposizione nei luoghi pubblici del crocifisso, così scriveva: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente» e così concludeva la Ginzburg: «Il crocifisso fa parte della storia del mondo». Della storia del mondo senatrice Segre, non del nazismo.

Durante quel nefasto discorso al Senato, la Segre ha affermato che il 25 Aprile si è trasformato in una festa faziosa, forse si sarebbe dovuta riferire alla sinistra e non alla Lega. La senatrice ignora o finge di ignorare, che ogni 25 Aprile i giovani antirazzisti e antifascisti fischiano e insultano la Brigata Ebraica. Un anno fa, i suddetti giovani contestarono e insultarono Alexander Meloni, rabbino di Trieste, alla Risiera di San Sabba. Dov’era la signora Segre? Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se quei ragazzi fossero stati leghisti o neofascisti.

La senatrice a vita presta il fianco all’osceno e storicamente falso parallelo tra immigrazione e Shoah. La sinistra vorrebbe farci credere che i «campi profughi» nati spontaneamente in Libia, siano paragonabili alle macchine della morte di Treblinka e Majdanek. Sempre la sinistra, ci dice che un movimento migratorio volontario è assimilabile alla deportazione forzata di milioni di ebrei. Queste sono gravi banalizzazioni della Shoah, in merito alle quali la Segre sembra non avere nulla da dire.

Il Senato ha approvato la mozione della senatrice volta a istituire una commissione parlamentare straordinaria per il contrasto ai fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il centrodestra si è astenuto e ha ragione. Ogni giorno assistiamo alla demonizzazione di qualunque posizione non in linea col progressismo imperante, questa commissione produrrà un codice illiberale per silenziare, multare, imbavagliare chiunque abbia idee politicamente scorrette.

Tutti siamo contro il razzismo e l’antisemitismo, ma non è possibile accettare che queste nozioni siano usate come clava contro chiunque esprima delle riserve sull’immigrazione o il matrimonio omosessuale. La strategia portata avanti dalla Segre e dalla sinistra è molto conveniente: assimilare la destra al Male assoluto, delegittimando a priori l’avversario. Questo approccio demonologico, impedisce ogni analisi profonda e stronca sul nascere il dibattito. Trattare gli elettori sovranisti come nazisti, sulla base di una equivalenza fantasiosa e arbitraria, permette tacciare di indegnità pubblica i portatori di «idee malvagie» e, magari in futuro, escluderli dalla competizione elettorale.

Per combattere il «nuovo nazismo sovranista» tutto diventa lecito, siccome si tratta del Male, anche la soppressione della libertà di parola e la censura. Quando la commissione avrà terminato i suoi lavori, sarà ancora possibile dire che gli immigrati musulmani sono il principale vettore dell’antisemitismo contemporaneo? La senatrice Segre si è accomodata nel campo degli anti-italiani, quella schiera di politici e intellettuali attenti ai diritti di ogni minoranza ma indifferenti ai problemi e alle ansie dei loro connazionali. Alla Segre andrebbe ricordato che è senatrice a vita della Repubblica Italiana e non ambasciatrice dell’umanità o del Regno del Migrante.

Molti italiani hanno la forte impressione che non sia in buona fede, che usi il proprio dramma per suggestionare il pubblico e spingerlo verso determinate posizioni politiche. La senatrice Segre è molto rispettosa degli stranieri, ma ben poco degli italiani, soprattutto se votano a destra.

Bisognerebbe dire alla senatrice, che gli elettori del centrodestra la stimano come testimone, ma non le possono dare ragione a prescindere silenziando il loro senso critico; gli elettori del centrodestra (e non solo) espongono pubblicamente il crocifisso non per rastrellare gli ebrei, ma perché credono in colui che ha detto «io sono la Via, la Verità, la Vita»; gli elettori del centrodestra prima di addormentarsi magari leggono Primo Levi, non il Main Kampf. La Segre parla spesso di apertura e tolleranza, bene, si apra agli italiani e tolleri chi non condivide le sue vedute.

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