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Monsieur Ramadan e le intemperanze della visione fallocratica di ritorno

novembre 8, 2017 • Agorà, Articoli, z in evidenza

 

di Loredana Biffo –

Tariq Ramadan, islamico illuminato detentore di una prestigiosa cattedra a Oxford regalatagli dall’emiro del Quatar al modico costo di 2,4 milioni di sterline; piscione “celodurissimo” e sodomizzatore di femmine incaute mal velate o non sufficientemente sottomesse.
Lui piace tanto a sinistra, alle femministe d’avanguardia sempre pronte a stracciarsi le vesti a fasi alterne se i violentatori di povere attrici indifese che salite alla luce della ribalta ricordano improvvisamente di essere state stuprate.
Il nostro- – pardon – loro, Tariq piacerà probabilmente anche a madonna Mogherini ancorchè velata per amore degli Ayatollah iraniani. Per l’intellettualone invece niente, nessuno si straccia le vesti o strappa tendaggi per costruirsi un velo. Il velo, appunto, quello che dovremmo stendere con pietosa grazia su tutti coloro che in Francia e ovunque hanno dato credito a tale individuo che oltre ad elargire il suo “regale augello” alle malcapitate, predica la migliore taqqya del mondo nella stessa università che ha nel consiglio di amministrazione Toussef al Qarawi l’integralista che sponsorizza Hamas.

Come se non bastasse sono partite nuove minacce all’indirizzo della redazione di Charlie Hebdo reo di aver pubblicato una vignetta sull’intoccabile filosofo Ramadan; prontamente la redazione ha presentato la dovuta denuncia a che promette di “finire il lavoro cominciato dai fratelli Kouachi” per il reato di lesa maestà del Ramadan, nipote nientemeno che del fondatore dei Fratelli musulmani, attivo oratore in Belgio e Francia oltre che docente a Oxford.

Le donne che hanno sporto denuncia, sostengono versioni e racconti  concordanti sull’atteggiamento del predicatore indomito che viene definito umiliante . E’ attraverso le dichiarazioni di Caroline Fourest saggista schierata contro l’integralismo islamico portatore di una visione medievale della donna, ha raccontato le esperienze di donne che con lei si sono confidate, ragazze ancora minorenni che hanno avuto relazioni con Tariq Ramadan quando insegnava in Svizzera. Lui ha replicato con denunce per diffamazione e improperi sul “complotto sionista internazionale”.

Quello che ci guadagna in tutto questo furoreggiare di denunce è lo stereotipo, quello che vede l’uomo predatore e la donna preda, salvo poi l’utilizzo della denuncia a scoppio ritardato che può essere un boomerang. Tocca alle donne sganciarsi da questo modello di rappresentazione mentale, la denuncia di un abuso e il rifiuto, sono categorie ben definite alle quali fare ricorso in tempo reale; la mente funziona creando sottocategorie o sottotipi che pongono le eccezioni in contenitori utili a mantenere lo stereotipo, che sopravvive proprio perchè ammette delle eccezioni. Quando l’eccezione è rara, si è portati a credere che confermi la regola; se diventa frequente, si crea una sottocategoria, ovvero una variazione del contenuto dello stereotipo.

Ramadan del resto è noto per le sue posizioni sessiste e fallocratiche, fu mostrato in un video del 2009 in cui definiva l’omosessualità una malattia e uno squilibrio, in cui sosteneva che le donne «devono tenere lo sguardo fisso a terra per strada» e che se usano il profumo non seguono il volere di Allah. Parlando con «Panorama», giudicò uccidere i bambini ebrei «un atto moralmente condannabile ma contestualmente comprensibile».
Secondo Bourdieu: “le armi del debole sono sempre armi deboli”, le strategie che le donne adottano per contrastare il dominio maschile si rivelano in questi casi come armi spuntate perchè sono fondate sulla visione androcentrica che le domina.
Poichè il potere si regge sull’adesione del dominato ai valori dominanti (dovuta al fatto che egli dispone solo degli strumenti di conoscenza dettati dal dominante) che fanno apparire “naturale” il rapporto di dominazione, è proprio attraverso una presa di posizione preventiva basata su un atteggiamento di rifiuto non timoroso della prevaricazione che le donne devono singolarmente mettere in atto una rivolta nei confronti del patriarcato; soprattutto in un periodo storico come questo in cui i disvalori dell’integralismo islamico tendono ad attecchire su un terreno molle che è quello dei valori occidentali mai realmente realizzati nei rapporti tra generi e uguaglianza di genere.

 

 

 

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