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Il ricercatore iraniano è stato condannato a morte dal regime

ottobre 23, 2017 • Articoli, Mondo, z in evidenza

 

di Loredana Biffo –

Ahmadreza Djalali, il medico iraniano arrestato a Teheran lo scorso anno con l’accusa di essere una spia, è stato condannato a morte. Lo rende noto la senatrice novarese del Pd Elena Ferrara, tra le prime a mobilitarsi nei mesi scorsi a favore del ricercatore, che per quattro anni ha lavorato all’Università del Piemonte Orientale.
“La notizia ci è arrivata dalla moglie – dice la senatrice – e questa mattina è stata confermata dalla Farnesina. Ridaremo vigore alla mobilitazione, non ci arrendiamo”.

E’ evidente che la mobilitazione dovrebbe essere a 360 gradi per sottrarre il ricercatore alla pena di morte, c’è da chiedersi che pressioni può fare la comunità internazionale e in particolare l’Italia che promuove investimenti con il regime iraniano a partire dalla “linea di credito” promessa a Teheran dal Ministro Padoan; l’idea malsana di correre ad investire in Iran, contro la quale si è schierata la Cassa Depositi e Prestiti; la CdP è controllata dallo Stato e per il resto dalle Fondazioni Bancarie, non ha nessuna intenzione di dare il via agli investimenti in Iran perchè essendo finanziata dai fondi privati dei piccoli correntisti delle Poste Italiane, i risparmiatori correrebbero il rischio di mettere alle poste  i risparmi e di non ritrovarseli a causa di un regime la cui economia è totalmente controllata dagli Ayatollah e che è considerato tra i primi posti degli indici mondiali per corruzione e riciclaggio di denaro.

L’Iran e sei mediatori internazionali (Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Francia e Germania) il 14 luglio 2015 hanno raggiunto un accordo storico sulla risoluzione della questione nucleare iraniana, adottando un piano comune d’azione globale, il cui adempimento porta alla cancellazione delle sanzioni economiche e finanziarie, precedentemente introdotte contro l’Iran dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Ma il Governo italiano continua a spingere nella poco auspicabile strada degli investimenti nella Repubblica Islamica dell’Iran, non a caso Milano Finanza ha dichiarato che l’esecutivo ha intenzione di promuovere una normativa nella prossima legge di bilancio, finalizzata  a trasformare l’Agenzia pubblica Invitalia – adibita ad attrarre investimenti esteri – in un carrozzone in grado di finanziare gli investimenti italiani all’estero.

Questa norma servirebbe a bypassare il freno messo dalla Cassa Depositi e Prestiti allo sbarco di forze economiche in Iran da parte di imprese italiane che andrebbe contro i desiderata dell’esecutivo. Insomma, da parte politica non vi è nemmeno tutela degli imprenditori italiani oltre che la pessima volontà di fare affari con il regime.

Intanto in Iran sotto la presidenza di Rouhani che l’Occidente considera moderato, sono state giustiziate 3200 persone; ora nemmeno davanti alla condanna a morte di un ricercatore che opera in Italia ci si può imporre, perchè come al solito abbiamo una politica estera inesistente.

 

 

 

 

 

 

 

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