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“Iran Freedom”, convegno internazionale per un Iran libero dalla Teocrazia islamica

giugno 26, 2017 • Agorà, Articoli, z in evidenza

 

di Domenico Letizia –

Anche quest’anno si svolgerà a Parigi, il 1 luglio, la conferenza annuale “Iran Freedom” organizzata dalla principale coalizione dell’opposizione iraniana, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI). Gli anni scorsi questo evento ha attirato più di 100.000 persone, tra cui centinaia di personaggi politici ed esperti di politica estera da Stati Uniti, Europa e da tutto il mondo. La conferenza verrà trasmessa per i milioni di residenti della Repubblica Islamica che hanno le parabole satellitari, un apparecchio che sfida le leggi della censura del regime.

Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana è un’organizzazione e coalizione politica fondata nel 1993, legata al partito anti-teocratico dei Mojahedin del Popolo Iraniano, che si proclama parlamento e governo in esilio della resistenza in Iran al regime islamico e si descrive come una ampia coalizione costituita da cinque organizzazioni e partiti di opposizione, appoggiato da oltre 550 personalità politiche, culturali e sociali, specialisti, artisti, intellettuali, scienziati, militari e comandanti dell’Esercito di Liberazione Nazionale.

Venne fondato inizialmente sull’alleanza tra i Mojahedin del Popolo Iraniano, il Fronte Nazionale Democratico e il Partito Democratico del Kurdistan Iraniano. L’attuale presidente eletto è Maryam Rajavi, la quale, nella sua prima elezione nel 1993, è stata considerata dal movimento il futuro capo di Stato dell’Iran. A far comprendere le priorità del Consiglio della Resistenza Iraniana è proprio Maryam Rajavi che recentemente ha espresso il suo rammarico per le sofferenze e le divisioni che sovrastano la vita delle nazioni in Medio Oriente e in Nord Africa ed ha chiesto a tutti i musulmani, sia sunniti che sciiti, di unirsi in solidarietà per combattere il regime del velayat-e faqih che governa l’Iran: “il nemico comune di tutte le nazioni del Medio Oriente, nonché l’epicentro della belligeranza e dell’esportazione del fondamentalismo nei paesi della regione”. Inoltre ha proposto un’iniziativa in tre fasi, esortando tutte le nazioni ad appoggiarla: la designazione del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche ad organizzazione terroristica, l’espulsione del regime iraniano dall’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC) e il riconoscimento della Resistenza del Popolo Iraniano per il rovesciamento dalla dittatura dei mullah e il ristabilimento della libertà.

La Leader della dissidenza iraniana ha esortato tutti i musulmani ad unirsi nel rifiuto di una religione obbligatoria e dell’obbligatorietà nella religione e per combattere il regime del velayat-e faqih al potere in Iran, quale nemico comune di tutte le nazioni della regione. Ed ha precisato: “Lo spirito dell’Islam rifiuta qualunque forma di obbligatorietà, di coercizione e di divieto forzato, che vada dall’imposizione del velo obbligatorio, all’osservanza obbligatoria del digiuno e delle preghiere, attraverso la fustigazione e il terrore, al divieto per i sunniti di costruire moschee e, soprattutto, all’imposizione del potere di un governo in nome di Dio e dell’Islam”.

La Presidente eletta della Resistenza Iraniana ha elogiato le posizioni adottate al Summit Arabo-Islamico-Americano di Riyadh e l’enfasi posta sul fatto che il regime iraniano è la fonte della belligeranza e del fondamentalismo nella regione. Notando il fatto che il ricorso occasionale del regime teocratico a pretese di moderazione, negli ultimi 38 anni non ha portato a nessun cambiamento, ha aggiunto: “La politica immutata del regime in tutto il suo governo, è stata la massiccia violazione dei diritti umani e la brutale repressione interna. Anche a livello regionale il regime ha sempre cercato di dominare la regione con le invasioni e la promozione del fondamentalismo e del settarismo in nome dell’Islam”.

Le false elezioni in Iran hanno rivelato le crescenti divisioni all’interno dell’élite al potere. Il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei odia l’Occidente, odia i sunniti, odia l’Arabia Saudita, odia le minoranze religiose di qualunque genere e, quale arbitro finale di tutto il potere in Iran, ha favorito l’elezione dell’ultra-integralista Ebrahim Raisi, il mullah dal turbante nero spesso citato quale suo potenziale successore. Il fatto che Hassan Rouhani sia stato dichiarato il vincitore alle elezioni presidenziali, è stato proclamato in Occidente come un trionfo delle forze moderate e riformiste.

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità ha recentemente affermato il parlamentare scozzese Struan Stevenson da sempre amico della dissidenza iraniana. Ai lavori del 1 luglio parteciperà, dall’Italia, una rappresentanza del Partito Radicale Nonviolento, di Nessuno tocchi Caino e del Global Committee For The Rule of Law

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