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Yanis Varoufakis a Torino: quale democrazia per l’Europa?

marzo 20, 2016 • Articoli, Torino Intorno, z in evidenza

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di Loredana Biffo

Quando Varoufakis entra nell’aula magna dell’Università di Torino l’atmosfera è concitata, gli animi in attesa si surriscaldano ed è praticamente un’ovazione. Sorriso smagliante, abbigliamento disimpegnato e una dialettica che non lascia spazio ad interpretazioni ambigue.

Dopo aver ricevuto da Ugo Mattei la laurea ad honoris conferitagli dall’Università, presenta il suo nuovo progetto politico: Diem25  nato come movimento che non si vuole sovrapporre ai partiti nazionali, che tuttavia hanno dimostrato la  loro inadeguatezza con fragili e improprie alleanze anche in sede del parlamento europeo.  nella sua lectio magistralis spiega l’incompatibilità tra democrazia e questa Europa, «un meraviglioso battello messo in acqua nelle condizioni ideali e che naufraga alla prima tempesta».

«L’Unione Europea si sta disintegrando come l’Unione Sovietica alla fine degli Anni 80. E Renzi l’ha capito, dice le cose giuste ma non fa sul serio. Si batte per stiracchiare regole fallimentari – nelle riunioni dell’Eurogruppo lo ammettono anche i ministri dei Paesi che in pubblico le difendono! – anziché per scriverne di nuove».

La crisi dell’Europa secondo l’economista, è sotto gli occhi di tutti. Il debito, le crisi dovute ad investimenti fermi al palo, l’aumento delle diseguaglianze, le crisi bancarie e la questiono migratoria che ha fatto lievitare le destre estreme generando un panico collettivo, questa incapacità di gestire i flussi migratori che erano ampiamente prevedibili sta causando una psicosi collettiva nei confronti dell’immigrazione fino a farla diventare una crisi morale. Prigioniera della tenaglia austerità-autoritarismo, secondo Varoufakis – che cita Gorbaciov – «l’Ue è in uno stato di pre-collasso e basta una piccola crisi – e quella dei rifugiati non è piccola – per farla crollare perché sono le basi dell’edificio che non reggono più».

Vogliamo che il nuovo movimento sia scelto dagli attivisti, non abbiamo intenzione di cooptare nessuno, vogliamo anche attrarre diversi tipi di prospettive ideologiche che abbiano però in comune l’obiettivo di cambiare un’Europa che sta andando verso scenari già visti negli anni 30. Proprio a partire dalla crisi dei rifugiati, la sindrome del “non nel mio giardino”; tutti gli scarica barile che si stanno mettendo in atto, il fallimento della gestione di migliaia di profughi dimostra l’inadeguatezza di un’Europa nata esclusivamente per la finanza, e che è inadeguata a risolvere i problemi della modernità così come si presentano. Non saranno certo i nazionalismi a risolverli, questo è certo, bisogna affrontare la questione in modo solidale.

Lo vediamo in Grecia dove il programma di austerità imposto dalla troika a Tsipras sull’economia, ha solo portato aumenti dell’iva su tutti i beni, tasse ulteriori sul commercio e sulle imprese che sono sottoposte al pagamento di imposte con un anno di anticipo; tagli sulle pensioni supplementari e licenziamenti di massa in diversi settore. E’ evidente che simili provvedimenti non fanno che peggiorare la crisi del debito e della deflazione, è un vicolo cieco.

Dal mio punto di vista la moneta unica è stata ideata in modo errato, dovrebbe essere un mezzo per un fine, invece è stata mal gestita. Questo non vuol dire che dobbiamo abbandonarla, perhè ora che siamo nell’eurozona sarebbe peggio, avremmo disagi enormi per tutti, in realtà abbiamo il dovere politico e morale di migliorare la situazione.

 

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