MENU

Iran, con chi abbiamo a che fare quando facciamo affari con il regime degli Ayatollah?

gennaio 20, 2016 • Articoli, z editoriale

 

iran

di Loredana Biffo

Tutti pazzi per l’Iran, i media nazionali operano incessantemente per offuscare, quando non mistificare l’informazione in merito a quanto accade in Iran, e creare un’immagine favorevole e funzionale alle decisioni prese in materia di politica estera verso la Repubblica Islamica iraniana.

Giornalisti che recatisi in loco decantano un “paese giovane”, con tanta voglia di crescita, vantano contatti con i locali che gli permettono un racconto diretto della realtà. Nessuno dice che i giornalisti “non graditi al regime”, non entrano, e se per caso lo facessero incautamente, verrebbero arrestati e sparirebbero nelle temutissime carceri del regime. E’ chiaro che in qualche modo la propaganda del regime, va diffusa, se non altro per giustificare gli accordi che sono funzionali oltre che all’economia delle transazioni e del versante terrorismo.

Ma giusto per non stare troppo sulla posizione ideologica, atteniamoci ai fatti; cerchiamo di fare un punto della situazione con dati,  conseguenti riflessioni, l’esame che segue, di alcune questioni-chiave, è indicativo.
Chi è Hassan Rouhani e cosa rappresenta? E ancor più importante, quale è stata la condotta del regime iraniano durante la sua presidenza?

 

La scottante questione dei diritti umani

WCCOR1_0JNWK29F-knMD-U43140745990499ulB-593x443@Corriere-Web-Sezioni

E’ bene ricordare che quello iraniano è l’unico governo teocratico al mondo, e che si basa sul principio di “velayat-e-faqui”, ovvero la perfetta identificazione tra politica e clero. Nemmeno la famigerata Arabia Saudita gode di questo istituto medioevale.
Rouhani sostiene che le esecuzioni sono “Comandamenti di Dio” , quindi  “Leggi del Parlamento”, per sottolineare che il Parlamento appartiene alla “Guida suprema” che controlla: il legislativo, l’esecutivo, e la magistratura, tutto sotto l’egidia dei “Guardiani della rivoluzione”. Chiaramente le elezioni sotto questa condizione sono una pura facciata.

L’Iran in quanto ad esecuzioni capitali è secondo solo alla Cina, di gran lunga superiore alla citatissima – dai media – Arabia Saudita. Nel 2015, sotto la presidenza di colui che è considerato dall’occidente un riformatore  moderato, sono state giustiziate 1.084 persone.
Dalla sua elezione, Hassan Rouhani, ha mandato a morte tramite impiccagione alle gru e alcuni direttamente nelle carceri (lapidazione per le donne) 753 persone nel 2014; alcune organizzazioni per i diritti umani, sostengono che le cifre siano più alte rispetto a quelle ufficiali.

SONO STATE 53 LE ESECUZIONI CAPITALI NELLA PRIME DUE SETTIMANE DI GENNAIO 2016.

L’Iran rimane inoltre una delle poche nazioni a giustiziare minorenni, omosessuali e donne che si sono difese contro gli stupratori, ricordiamo il caso recente di Rayhaneh Jabbari, uccisa a 26 anni per essersi difesa da un agente dell’intelligence che aveva tentato di violentarla. Amnesty Internetional definì questa esecuzione “L’ennesima macchia di sangue nella storia dei diritti umani in Iran”.

Le vittime del regime sono i dissidenti del regime, come Ghlamreza Khosravi attivista del movimento di opposizione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI – MEK), impiccato per aver fornito aiuto finanziario ad una stazione televisiva satellitare sostenitrice dell’opposizione.
Il 19 Ottobre il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha condannato l’esecuzione dei due minorenni esprimendo la sua preoccupazione per l’aumento delle esecuzioni in Iran. L’ufficio stampa di Ban Ki-moon in un comunicato ha affermato che il Segretario Generale teme che queste esecuzioni “riflettono un trend preoccupante in Iran”. “Oltre 700 esecuzioni sembra siano avvenute finora quest’anno, tra queste almeno 40 in pubblico, il totale più alto registrato negli ultimi 12 anni”, dice il comunicato.

Il 23 Luglio Amnesty International ha fornito un rapporto scioccante: “La sconcertante furia omicida dell’Iran”. Il rapporto dice che quasi 700 persone sono state messe a morte in Iran dal regime in soli sei mesi. Il che equivale a giustiziare più di tre persone al giorno.
E aggiunge: “Lo sconcertante conto delle esecuzioni in Iran per la prima metà di quest’anno, fornisce un’immagine sinistra di un apparato dello stato che compie omicidi premeditati e legalmente giustificati su vasta scala”.
Il detenuto politico iraniano Shahrokh Zamani è stato rinvenuto morto nella sua cella il 13 Settembre con la bocca piena di sangue e la testa fracassata. Zamani, imbianchino e sindacalista di 51 anni, era stato arrestato a Giugno 2011 e rinchiuso nella prigione di Gohardasht (Rajai Shahr) a Karaj, a nord-ovest di Tehran. Zamani difendeva i diritti dei lavoratori iraniani.

Le esecuzioni degli appartenenti a minoranze etniche e religiose sono drammaticamente aumentate. Secondo Amnesty International, il 26 Agosto Behrouz Alkhani, un uomo di 30 anni appartenente alla minoranza curda iraniana, è stato giustiziato nonostante fosse in attesa della sentenza della Suprema Corte di Appello. Il 9 Agosto il prigioniero politico curdo Sirvan Najavi è stato impiccato nel carcere centrale di Tabriz. I suoi aguzzini non hanno notificato l’esecuzione al suo avvocato e impedito alla sua famiglia di poter vedere un’ultima volta il figlio. Sirvan Najavi, abitante a Sardasht, era stato arrestato a Luglio 2011 nella città di Karaj e condannato a morte con per il falso reato inventato dai mullah, di “Moharebeh” (inimicizia verso Dio).

Le autorità di un carcere di Mashhad, Iran nord-orientale, il 4 Agosto hanno amputato la mano destra e il piede sinistro a Mehdi R. e costretto un altro detenuto a guardare. La condanna è stata eseguita il giorno dopo che a un altro uomo, identificato solo come Rahman K., era stata amputata la mano destra e il piede sinistro dalle autorità della stessa prigione, ha riferito il quotidiano di stato Shahr Ara il 5 Agosto. Tutti e due questi uomini erano stati accusati dal regime di aver commesso una rapina in banca e condannati dalle autorità per “moharebeh,” o “aver dichiarato guerra a Dio”.

Secondo il quotidiano di stato Khorasan tutti e due dovranno scontare anche un’estensione di pena.
Il 1° Agosto, il regime ha condannato un ragazzo di 27 anni, Hamed, ad essere accecato. Hamed aveva raccontato in un tribunale del regime che a Marzo 2011, quando aveva 23 anni, aveva involontariamente ferito ad un occhio un altro ragazzo durante una rissa in strada, secondo quanto riferito dal quotidiano di stato Iran.Il 28 Giugno il regime ha amputato le dita a due prigionieri in un carcere di Mashhad.

 

I Giornalisti e l’informazione

_62933831_62933830

Lo scrittore Salman Rushdie

L’Iran è uno dei più importanti acquirenti al mondo di apparecchiature per il “filtraggio e censura internet” ; attraverso i quali blocca circa cinque milioni di siti web dedicati alle questioni sociali, notizie dall’estero, arti e musica.

Filtra inoltre i contenuti di blog e dei social media. Un’artista di 28 anni, Atena Farghadani, è stata processata il 19 maggio 2015 per aver disegnato una vignetta, accusata di “diffusione di propaganda anti regime” e “insulti ai membri del Parlamento attraverso i ritratti”. Infine condannata a 12 anni e nove mesi di carcere. Numerosi sono inoltre i giornalisti scomodi rinchiusi e uccisi in carcere dopo processi sommari; per non parlare dei giornalisti stranieri non graditi al regime, che sono stati arrestati, e quelli su cui pendono condanne a morte.

Coi suoi 31 anni e i capelli verdi sotto il velo, Fatemeh Ekhtesari è stata ridotta all’immobilità e al silenzio. Lei assieme a Mehdi Mousavi, 44 anni. Due poeti. Inquisiti per avere stretto la mano a persone dell’altro sesso, durante un festival in Svezia. Incolpati d’aver offeso la religione, non è ben chiaro come, e messo in pericolo la sicurezza dello Stato. Incarcerati. Isolati. Alla fine condannati. Novantanove frustate a testa (già eseguite), come i 99 nomi di Allah che avrebbero insultato. Vent’anni di galera in due (già esecutivi), undici e mezzo a lui e nove a lei.
Il Giournal Pen American Center ha scritto una lettera aperta alla Guida suprema Ali Khamenei: l’uomo che non risponde mai a una domanda dei giornalisti, figurarsi a una petizione degli scrittori. Come non ricordare Salman Rushide autore del libro “Versetti satanici” che scatenò la fatwa (condanna a morte) nei suoi confronti costringendolo a vivere scortato  ed esule. Così come molti registi, il documentarista Keywan Karimi accusato di “insulto al sacro” e “propaganda anti-governo”. E l’elenco sarebbe molto lungo.

 

Il rapporto con le minoranze religiose

L’Iran è considerato uno dei 10 paesi al mondo in cui la repressione contro i cristiani è particolarmente feroce, molti sacerdoti sono stati arrestati per avers seguito le pratiche religiose cristiane; Saeed Abedini, pastore cristiano irano-americano è tutt’ora in carcere dall’estate del 2012. Inoltre sono stati arrestati un gruppo di cristiani iraniani che avevano festeggiato il natale in una chiesa domestica a Shiraz nell’Iran meridionale, quando agenti in borghese del famigerato Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza – MOIS – del regime, hanno fatto irruzione per eseguire gli arresti.
Le autorità di Tehran hanno dichiarato di voler trasformare i terreni confiscati illegalmente alle chiese in centri di preghiera islamici. Un terreno appartenente alla comunità della Chiesa Cattolica Caldea assira iraniana, sita in località Patrice Lumba Street nella zona ovest di Tehran, è stato confiscato illegalmente due anni fa con la scusa di dover costruire un luogo di preghiera islamico e le autorità si sono rifiutate di restituirlo.

 

La misoginia come fondamento del regime degli ayatollah

305717_mainimg

Impiccagione di Rayhaneh

ll regime teocratico iraniano, ha il suo epicentro nella misoginia, è attraverso lo stereotipo dell’inferiorità della donna che basa e legittima il suo potere. Per questo è ferocemente persecutorio nei confronti delle donne, nell’ottobre 2014 bande organizzate legate al regime, hanno sfregiato con l’acido ragazze e donne rimanendo nella totale impunità; sono state aggredite almeno 25 donne nella sola zona di Isfahan, Kermanshah e Tehran.

Molte donne vengono arrestate perché “mal velate” e subiscono torture e violenze sessuali. Quelle accusate di adulterio vengono lapidate con “pietre giuste”, cioè che siano “non troppo piccole” perché non farebbero abbastanza male, e “non troppo grandi” perché provocherebbero una morte troppo veloce e poca sofferenza attraverso la quale devono espiare. E’ usanza in particolare nelle zone rurali dare in sposa delle minorenni a uomini più anziani. Il tasso di suicidio femminile è molto elevato a causa della dura repressione che le donne subiscono.

 

La questione degli armamenti

Il governo degli Ayatollah svolge un continuo supporto al terrorismo e all’ esportazione dell’estremismo islamico in diverse aree del Medio Oriente, ha inoltre testato missili balistici in grado di trasportare un’arma nucleare il 12 Ottobre 2015. Il missile a propellente liquido Emad, ha una portata di 1.700 chilometri (1.056 miglia). Questo missile potrebbe trasportare un carico utile di 750 chilogrammi (1.653 libbre).

La Commissione di Esperti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sull’Iran ha detto in un rapporto confidenziale del Dicembre 2015, che il lancio ha dimostrato che il missile ha tutti i requisiti per essere considerato un missile in grado di trasportare un’arma nucleare. “Sulla base della sua analisi e delle sue scoperte, la Commissione conclude che un missile è in grado di trasportare un’arma nucleare”. “Sulla base della sua analisi e delle sue scoperte la Commissione conclude che il lancio dell’Emad è una violazione dell’Iran del paragrafo 9 della risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza”, ha detto la Commissione.

Il regime iraniano ha eseguito un secondo test su missili balistici il 21 Novembre. Il missile a propellente liquido, ha una portata di 1.900 km (1.180 miglia) ed è stato in grado di trasportare una testata nucleare.
In una lettera al ministro della difesa del 31 Dicembre 2015, Rouhani ha ordinato un espansione del programma missilistico del regime iraniano. “… Le forze armate hanno bisogno di un veloce e significativo aumento della loro capacità missilistica”, hascritto Rouhani in una lettera al Ministro della Difesa Hossein Dehghan, pubblicata dall’agenzia di stampa statale IRNA.

2 Gennaio 2016: Gli agenti del regime iraniano hanno saccheggiato e dato alle fiamme l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Tehran. Hanno anche attaccato il consolato saudita a Mashhad, Iran nord-orientale.
Ultima settimana di Dicembre 2015: L’IRGC ha lanciato un test missilistico “altamente provocatorio” a circa 1500 iarde dalle navi da guerra statunitensi e dal traffico commerciale che attraversa lo Stretto di Hormuz.
30 Novembre 2015: Secondo il movimento di opposizione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, il regime iraniano ha inviato 5.000 elementi dell’IRGC e alcuni suoi alti comandanti in Siria, per difendere il dittatore siriano Bashar al-Assad. Inoltre Tehran ha inviato circa 25.000 di suoi mercenari non iraniani in Siria.
28 Settembre 2015: Intervista di Hassan Rouhani alla CNN: In Siria “non abbiamo altra soluzione se non rafforzare l’autorità centrale, il governo centrale di quel paese in quanto sede centrale del potere”.

Associated Press sulla conferenza stampa di Hassan Rouhani a New York, il 25 Settembre 2015: “Rouhani ha difeso il governo del presidente Bashar Assad dalle accuse di brutalità nei confronti dei suoi oppositori. Ha negato qualunque conoscenza dell’utilizzo dei ‘barili-bomba’ contro i civili nella guerra civile siriana”.

2 Gennaio 2016: Il Bahrein ha detto di aver catturato una cellula filo-iraniana che progettava attentati sul suo territorio.

“Un complotto terroristico segreto, coadiuvato dalle cosiddette Guardie Rivoluzionarie Iraniane e dall’organizzazione terroristica Hezbollah, è stato sventato”, ha riferito l’agenzia di stampa di stato del Bahrein BNA. “Voleva colpire la sicurezza del regno del Bahrein (progettando) di portare a termine una serie di pericolosi attentati”, ha aggiunto. La BNA ha detto inoltre che il principale sospettato, Ali Ahmed Fakhrawi, si era recato in Libano e si era incontrato personalmente con il capo del gruppo militante sciita Hezbollah, che gli aveva dato 20.000 dollari per aiutare la cellula.

14 Agosto 2015: Le autorità del Kuwait hanno sequestrato un grosso carico di armi contrabbandato dall’Iraq e nascosto sotto alcune case nei pressi del confine, arrestato tre sospetti membri di una cellula militante che stava complottando di destabilizzare il paese, hanno detto i media locali.

Un totale di 19.000 kg di munizioni, 144 kg. di esplosivi, 68 armi e 204 granate sono state sequestrate in tre proprietà, ha detto l’agenzia di stampa di stato Kuna. I tre uomini arrestati erano i proprietari delle case, ha detto. Il quotidiano in lingua araba del Kuwait, Al-Anba, ha detto che il carico era stato contrabbandato dall’Iraq e custodito dai membri di una cellula legata al gruppo filo-iraniano Hezbollah. “Questo piano di elementi legati ad Hezbollah era tenuto sotto sorveglianza da molto tempo”, ha riferito il giornale.

13 Agosto 2015: Il capo della polizia del Bahrein ha detto che cinque sospetti con legami con l’Iran sono stati arrestati perché complici di un attentato che il mese scorso ha ucciso due poliziotti e ferito altri sei, ha riferito l’Associated Press. Il Magg. Gen. Tariq Al Hassan dice che gli investigatori hanno collegato i sospetti al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Iraniano (IRGC), e ad Hezbollah, il gruppo armato e finanziato dall’Iran in Libano.

L’attentato del 28 Luglio ha colpito un bus che trasportava i poliziotti nella zona sud della capitale. Uno dei sospetti ha detto di essere stato portato con altre persone dal Bahrein in Iran dove ha incontrato tre persone che sembra fossero membri delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane.

Il gruppo del Bahrein è stato trasferito nella città iraniana di Qum prima di essere portato in Iraq dove è stato portato in un campo di addestramento a circa due ore da Baghdad. “Là”, ha detto, “gli è stato fatto un addestramento intensivo sull’uso delle armi durato diversi giorni”. Il sospetto ha poi spiegato come, una volta rientrati nel Bahrein, hanno piazzato la bomba. Gli altri sospetti, apparsi sulla TV del Bahrein, hanno fornito dettagli su come hanno fatto esplodere la bomba che ha colpito il bus carico di poliziotti.

 

La composizione del governo Rouhani

Nel 1988 Hassan Rouhani Ministro della Giustizia, ha mandato a morte 30.000 prigionieri politici perlopiù membri e attivisti dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI o MEK), in pratica la resistenza, i dissidenti, che furono massacrati in pochi mesi. Rouhani era uno dei tre componenti nella “Commissione della morte” a Tehran.

Il 24 agosto 2015 il Mullah Mahmoud Alavi, ministro dell’intelligence e della sicurezza del governo Rouhani, in un’intervista alla TV ha dichiarato: “I ministri  che Rouhani ha scelto sono sia Guardie Rivoluzionarie, che membri del consiglio centrale di Jahad Sazandegi (organo repressivo legato all’IRGC), o provengono da altre istituzioni rivoluzionarie come la magistratura, o sono agenti del ministero dell’intelligence. Questa è una composizione aderente agli ideali della Repubblica Islamica”.

Rowhani  è stato segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale del regime per 16 anni, e il rappresentante di Khamenei all’interno di quest’organo negli ultimi otto anni.

Khamenei è il responsabile delle politiche di repressione sulla popolazione, delle forze di Sicurezza dello Stato (FSS), Ministero dell‘intelligence (MOIS), e del ramo Giudiziario. E’ tutto sotto il suo controllo, e Rowhani è semplicemente un suo esecutore. Le relazioni con gli USA dipendono esclusivamente dalla volontà del Leader Supremo.

Lo stesso Rowhani nel giugno 2013 aveva dichiarato apertamente di aver ingannato l’Occiente per avviare il programma atomico e che i progressi maggiori in questo ambito, sono avvenuti quando lui era il negoziatore del regime per il nucleare.

Rouhani, oltre ad essere un Ayatollah perfettamente inserito nelle dinamiche del regime, anche volendo, non potrebbe cambiare realmente la situazione riguardante la dittatura clericale nel paese, perchè il solo modo per farlo, sarebbe quello di limitare l’autorità del Leader Supremo e modificare l’attuale ciclo del potere. Ma perchè questo potesse avvenire, il Presidente dovrebbe poter alterare la struttura del regime, scavalcare la Costituzione islamica che non consente al Presidente – in questo caso Rowhani – una tale autorità. Perchè la riduzione dell’autorità del Leader Supremo, porterebbe al crollo dell’intero regime clericale.

Print Friendly, PDF & Email

Comments are closed.

« »