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Attacco missilistico ai rifugiati iraniani

ottobre 30, 2015 • Articoli, Comunicati Stampa

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La sera del 29 ottobre 2015 il Regime teocratico iraniano ha sferrato un attaco mortale ai rifugiati di Camp Liberty presso Bagdad dove circa 2.000 oppositori iraniani in esilio inermi, appartenenti all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo e riconosciuti “persone protette” e ufficialmente sotto la tutela delle Nazioni Unite, sono da anni in attesa di trasferimento in Paesi terzi. E’ la denuncia del Comitato italiano di Parlamentari e Cittadini per un Iran libero e democratico.

Testimoni con i quali il Comitato è in contatto hanno riferito di un attacco con circa 80 razzi, che hanno provocato non meno di 23 morti ma ancora non si sa il numero reale, distrutto abitazioni e lasciato profondi crateri nel territorio del campo, in parte incendiato.

Si chiede che il governo italiano esprima una ferma condanna dell’accaduto in sede di rapporti bilaterali con l’Iraq e con il regime iraniano, già più volte responsabile di simili atti contro gli oppositori in esilio, e rivolge al Segretario Generale delle Nazioni Unite un appello urgente perché sia reso finalmente effettivo a Camp Liberty il livello di sicurezza che l’ONU è impegnato a garantire.

Da quando il “moderato Rohuani è Presidente, la situazione di povertà e oppressione dei cittadini da parte della dittatura clericale è esponenzialmente aumentata, così come le esecuzioni capitali, oltre duemila persone sono state giustiziate, oppositori, persone che hanno commesso reati come piccoli furti, donne sospettate di adulterio o perchè mal velate, ricordiamo che il regime degli Ayatollah giustizia anche i minorenni. Da eseguono processi farsa adducendo a supposti crimini per stroncare il dissenso degli oppositori. Ricordiamo che fu eseguita un anno fa l’impiccagione di Rayaneh la giovane donna accusata di aver ucciso il suo oppositore.

L’Iran è il più grande carcere di giornalisti in Medio Oriente: nelle carceri iraniane si trovano decine di giornalisti. L’ Iran è uno dei clienti più attivi  nell’acquisto di strumenti di censura della rete e ha bloccato circa cinque milioni di siti che trattano di arte, questioni sociali, notizie, i blog e i social network.

Nell’ estate 1988, in seguito  ad una fatwa di Khomeini, sono stati impiccati oltre 30.000 prigionieri politici, di cui la maggior parte appartenevano ai Mojahedin del popolo iraniano (PMOI), perché non erano disposti a rinnegare le loro idee politiche. Molte organizzazioni di difesa dell’uomo hanno definito questo come crimine contro l’umanità. Molti dei responsabili di quel crimine oggi fanno parte della classe dirigente del regime.  Mostafa Puormohammadì e Ebrahim Reisì – due membri del comitato della morte creato su ordine di Khomeini per quel genocidio –  oggi sono rispettivamente ministro della Giustizia e procuratore generale della Repubblica islamica.

La Comunità internazionale ha la responsabilità di aver tolto le sanzioni al regime, avvallando così la loro politica repressiva che viola tutte le risoluzioni sui diritti umani, attraverso fruttuosi scambi commerciali favorevoli e portatori di ricchezza all’occidente.  Per non parlare dell’atteggiamento inaccettabile dell’Italia, del Ministro degli esteri Mogherini e del Papa che riceverà il prossimo 24 novembre in Vaticano il Presidente della Repubblica Islamica Rohuani.

 

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