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La recessione in Russia

agosto 31, 2015 • Articoli, Mondo, z in evidenza

 

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Redazione

Gli effetti della depressione economica si avvertono pesantemente. Il governo federale (la Russia è una Federazione di 83 enti diversi) ha tagliato ripetutamente i finanziamenti alle amministrazioni regionali e locali, che ora rischiano la bancarotta. Sempre più Russi vivono sotto il livello di povertà e stanno consumando i loro risparmi.

Nel timore di proteste e disordini, il Cremlino sta adottando nuove misure di sicurezza. Se il prezzo del petrolio non torna alla normalità, o se il Cremlino non decide di utilizzare le riserve (che ammontano a oltre 540 miliardi di dollari) per erogare più sussidi, la pressione economica e finanziaria raggiungerà livelli potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico.

Il debito pubblico russo ammonta soltanto a 300 miliardi di dollari – poco a fronte di un PIL di quasi 2000 miliardi di dollari – ma per circa un terzo è a carico dei governi regionali, che non hanno riserve. Il ministero dell’Economia russo stima che 63 governi locali su 83 siano prossimi al default (mappa a lato).

Dal 2011 il governo federale ha aumentato le tasse regionali, portandole al 63%. Il Cremlino ne restituisce una parte, mai superiore al 20% di quanto versato, sotto forma di sussidi. Quindi il totale del PIL utilizzato nella regione in cui viene prodotto è sempre inferiore al 50%.

Nel 2012 Putin ha approvato una serie di decreti in base ai quali le regioni devono aumentare i salari del 10% e spendere più soldi per ristrutturare edifici fatiscenti, misure che sono costate alle regioni 56 miliardi di dollari nel solo 2014 .

Il ministero russo dello Sviluppo Economico prevede che il PIL si contrarrà del 3,2% nel 2015 e che ci sarà un deficit di bilancio anche a livello federale, a causa del basso prezzo del petrolio e del gas, da cui la Russia ricava quasi il 50% del reddito federale. I sussidi alle regioni sono stati tagliati di oltre la metà rispetto al 2013, ma non a tutte le regioni. Quelle politicamente instabili come la Crimea, la Cecenia e il Daghestan continuano a ricevere finanziamenti ingenti.

Le sanzioni europee e americane hanno aggravato la situazione economica. Gli investimenti stranieri in Russia sono calati di più del 50% nell’ultimo anno, la fuga di capitali è di oltre 151 miliardi di dollari l’anno. Poiché i capitali scarseggiano, i tassi di interesse sono alti. La regione di Belgorod ha recentemente emesso obbligazioni a cinque anni al tasso del 12,65%! Il Cremlino impresta soldi ai governi locali al tasso dell’1 per mille, quasi a zero, ma soltanto in piccole quantità.

I governi regionali hanno dovuto tagliare le spese per l’istruzione, per la sanità e per la sicurezza sociale. A Mosca ci sono stati scioperi in seguito alla chiusura di 28 ospedali e al licenziamento di 7000 addetti alla sanità. Gli insegnanti di Novosibirsk sono in agitazione per il taglio del 20% degli stipendi.

Le aree più colpite sono le città che gravitano attorno a una singola industria. In Russia sono 319 e nel complesso ospitano 14 milioni di cittadini, circa il 10% della popolazione russa. Sono un’eredità del periodo sovietico. La maggior parte di queste città ha bisogno di sussidi per sopravvivere. Il Primo Ministro Dimitri Medvedev ha recentemente dichiarato che soltanto 79 delle 319 città mono-industria russe sono economicamente stabili, e che il governo federale non è in grado di salvare le altre 240.

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