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Del lievito madre, della pasta madre e altre diavolerie

giugno 19, 2015 • Articoli, z in evidenza

 

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di Fiorello Casi
Lievito madre, ma anche pasta madre è lo stesso. Negli ultimi sei mesi un nuovo spettro si aggira per le vie del centro di Torino, sui mezzi di pseudo-comunicazione e sui canali televisivi per convalescenti esistenziali, la pasta madre.
Eravamo usciti da poco dal tunnel dei cibi “light” e cominciavamo a trovare una certa autonomia nei confronti del “Bio”, macché non se ne esce.

La prima volta che intercettammo la “pasta madre” siamo stati trafitti dalla netta sensazione che avevamo provato le volte precedenti. Come dei vecchi etilisti messi alla prova dalla vita, che si trovavano soli alla prova del fuoco di fronte al bicchiere giunto per caso nelle vicinanze, l’attenzione e tutte le difese emotive si sono allertate ed è iniziata la grande lotta tra il vivere ed il soccombere. Si fa presto a dire siamo arrivati fino a qui, l’alcool non è una risposta e compagnia bella; la dipendenza è una cosa dannatamente seria.

E qui si tratta della salute. Tutto è iniziato con il “Light”, colesterolo, trigliceridi, obesità, malattie cardiovascolari, ictus, anni di infermità ai limiti del vegetativo. Guardavamo con orrore una fetta di crescenza come fosse Cesio 235.

Per parlare del pecorino stagionato. E così siamo entrati nel tunnel “Light”, yougurt , formaggi spalmabili, derivati del latte, formaggi di soya, tofu, dico, tofu. E’ stato terribile, ma ne siamo usciti. Le cifre spese per distruggere quel poco di tradizione del gusto che ci avevano lasciato i genitori ci lasciano interdetti verso noi stessi, ma questo è un altro discorso.
Sul Bio la cosa è stata, se vogliamo essere proprio sinceri, di una vastità tale che ad un certo punto si è auto-divorata da sola, liberandoci dal fardello impossibile di un contrasto serio per l’uscita dal tunnel .

Abbiamo sempre pensato, a questo punto si suppone, a torto, di essere un individui nella media in fatto di accesso all’informazione, e senza significativi sintomi che facessero sospettare, sia a noi stessi, sia ai congiunti, una nevrosi ossessivo compulsiva riguardo la salute e le modalità e stili di vita ad essa collegati. Non ancora saldi sulle gambe, dopo l’esperienza “light” , il Bio ha aperto un varco che solo il fluire degli eventi , il tempo e la vastità degli elementi in gioco sono riusciti a soccorrerci.

Il Bio ( che di per sé è un’idea ed una aspirazione sacrosanta ) si è insinuato in noi attraverso il varco dei pesticidi, tumori vari, andiamo a ruota libera sulle ali dei ricordi, sterilità, antibiotici nei bovini, suini, nel pollame. Mangiare un petto di pollo equivale ad assumere almeno una scatola di Bactrim, forte, ovviamente.

Non parliamo della frutta e della verdura, acqua inquinata, cavoli e spinaci al Cromo; insomma , per farla breve, c’era e c’è di che essere allarmati. Che dire dell’informazione, cartacea e televisiva, anche qui ognuno diceva la sua, chi era competente, chi le sparava grosse chi faceva quello che poteva

E poi c’era un Bio di destra e uno di sinistra, quello radical aveva assunto modi e forme di una chiesa; diventava un problema quando in società dovevi prendere posizione tra gli schieramenti del chilometro zero con bio ortodosso, da un lato e dall’altro, quello del chilometro zero ma con qualche deroga ai diserbanti ma bio. C’era il Bio, il BIo della UE ( Unione Europea ) che, al riguardo, emette direttive con la Cornucopia, il Bio della legislazione italiana, il Vero-Bio, quello concreto, non solo scritto sulle etichette dei prodotti.

Poi c’erano gli ortodossi del Bio, gli scettici del Bio, gli scettici sugli scettici del Bio, i disincantati del Bio UE ( quelli che la sanno lunga di come le multinazionali gestiscono il nostro apparato gastroenterico e non solo ) ; chiudo qui ma la lista va avanti ancora per parecchio. E non tocco il Lato Oscuro del Bio, gli OGM. Sarebbe troppo.

In questo stato di cose non stupì per nulla, un esempio tra migliaia; che un giorno una mamma di una compagna di scuola ( elementare ) dei nostri figli, avesse fatto una interrogazione pubblica all’assemblea dei genitori per sapere con quale coraggio la maestra avesse distribuito una, caramella (alla frutta) agli alunni senza prima chiedere ai genitori.

L’avanzata di questo Bio è in pieno svolgimento. Nnulla contro il Bio, pensiamo che sia una presa di coscienza ed un’aspirazione fondamentale che deve accompagnare un ripensamento delle nostre convinzioni e comportamenti personali e sociali e col tempo trasformarsi da abitus in Ethos – è di Aristotele ma ci casca a fagiolo.
Tuttavia questo bombardamento di informazioni esasperate, reiterate, strillate, sensazionalizzate e contrabbandate come doveroso diritto di informazione ci lasciano ormai stizziti. Buona parte sono diventate come i tatuaggi, un tempo segno antropologico per eccellenza, divenuti l’ornamento più banale in circolazione.

E’ questo che pare proprio abbondare trasversalmente per tutta la società, anche negli ultimi anfratti; la triturazione dei concetti, l’esposizione strillata dei problemi e della loro reale complessità, la velocità di alba e tramonto, di questioni annunciate apocalittiche, la sera già sbiadite nei loro contorni e scomparse il giorno successivo. Tutto ciò è difficile da cogliere razionalmente, per chiunque, ma lo percepiamo tutti con questo perenne disappunto, questa sensazione indisponente su quasi tutto quello che ci circonda, un cinismo a bella posta per castigare tutto quello che riteniamo alimentare il nostro scetticismo e non sappiamo a chi attribuire precisamente.

Concludo. Ora la Pasta Madre. Richiama un sapere leggendario, certamente mitico, fondativo. Da Arcadia finalmente ci giunge anche la sapienza della Pasta Madre. E’ come abbracciare un antenato che ci ha trasmesso la sapienza perduta, un’Epifania alimentare. E sul sostantivo madre ci potremmo lavorare su ancora parecchio.

Ma dovremmo dare voce ad alcuni pensieri che, alla buona, ci saranno passati per la testa subito dopo aver incontrato la Pasta Madre ed essere divenuti all’istante aderenti alla sua chiesa.
Prima del tempo T zero, in cui abbiamo incontrato la Pasta Madre, che tipo di pane abbiamo mangiato ? Eppure mi ricordo bene, dalla pizza che ci portavo a scuola, al rancio in caserma e tutte quelle volte che compravamo il pane al supermercato, al volo, dopo le otto di sera ?
Quali danni abbiamo arrecato alla nostra salute ? in quale mondo parallelo siamo entrati il giorno in cui abbiamo addentato un cereale lievitato in modo diverso ? e quando è successo ? Da quanti anni ci aggiriamo su questa terra senza l’ausilio e il sostegno dell’appartenenza alla famiglia della Pasta Madre ?

Forse il tempo ci darà qualche risposta. Per ora limitiamoci ad andare a cercare qualche informazione sugli arcani della Pasta Madre. Dunque. Bisogna impastare farina e acqua e lasciarle riposare fino a quando gli organismi presenti nell’aria esercitino la loro influenza sul composto che inizia a lievitare e così, ogni giorno aggiungere acqua e farina fino al volume desiderato.

A quel punto usare l’impasto per cuocere il pane avendo cura, ovviamente, di tenerne una parte per rinnovare il ciclo di lievitazione, pena ricominciare daccapo questo ciclo sapienzale. Saremmo tentato di tirare in ballo l’Alchimia e compagnia bella ma è meglio. Buon appetito.

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