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Reyhaneh torturata dal giorno dell’arresto

novembre 1, 2014 • Articoli, Mondo, z in evidenza

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Dal Comitato Nazionale della Resistenza Iraniana, riceviamo e pubblichiamo:

Nella prima dichiarazione pubblica di un parente stretto di Reyhaneh Jabbari, sono stati rivelati nuovi dettagli su come il regime iraniano l’aveva torturata fisicamente e psicologicamente sin dal suo arresto nel 2009.

 Durante una conferenza stampa tenutasi a Berlino mercoledì, lo zio di Reyhaneh Jabbari, Fariborz Jabbari, ha definito l’esecuzione della nipote “terrorismo di stato”.

Ha detto: “Reyhaneh è stata torturata fisicamente e psicologicamente dagli agenti dalla sicurezza, molte volte durante la sua detenzione e costretta a fare false confessioni”.

Lo zio ha detto che persino pochi momenti prima della sua impiccagione “le autorità della prigione hanno chiesto a Reyhaneh di dire di fronte ad una telecamera, che Morteza Abdullali Sarbandi (il funzionario del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza del regime iraniano ucciso) non aveva cercato di violentarla, ma lei si è rifiutata di farlo fino all’ultimo minuto”.

Fariborz Jabbari ha sottolineato che “Numerosi casi di violazione dei diritti umani si sono verificati da quando Reyhaneh è stata arrestata fino a quando è stata giustiziata, e sono continuati persino durante la sua sepoltura”, secondo l’emittente tedesca Deutsche Welle.

Ed ha aggiunto: “Sebbene il caso di Reyhaneh non fosse un caso politico, il modo in cui i giudici e le autorità di polizia lo hanno gestito è sospetto, specialmente dato che la ragazza è stata torturata mentre era in isolamento, sin dai primi giorni dopo il suo arresto, per esercitare pressione su di lei e costringerla a rendere confessioni false”.

Jabbari ha sottolineato che “non c’era alcun rapporto tra Reyhaneh e l’uomo ucciso e che lei lo aveva incontrato solo tre volte durante il suo lavoro di arredatrice quando gli chiese di riarredare il suo studio medico”.

Ed ha aggiunto: “Sebbene Sarbandi fosse un medico, non lavorava in quel campo, ma si occupava di commercio di strumenti e apparecchi medicali”.

Ha detto che non era chiaro alla famiglia se Sarbandi stesse ancora lavorando per il ministero dell’intelligence. 

Lo zio di Reyhaneh ha detto che la famiglia non era stata informata sull’ora dell’esecuzione di Reyhaneh e che al suo avvocato non è stato permesso di incontrarla prima dell’esecuzione.

Alla madre, Sholeh Pakravan, è stato solo concesso di vedere il suo volto per un momento dopo che è stata giustiziata, ha detto.

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